L’Ucraina e il suo futuro al centro anche delle discussioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU dove, i rappresentanti di Russia, Stati Uniti, Unione Europea e Ucraina si sono attaccati a vicenda su cause del conflitto e sulle condizioni per la pace..
Ad aprire il dibattito, che cade a pochi giorni dal terzo anniversario dell’invasione russa, Miroslav Jenča, Segretario Generale Aggiunto dell’ONU per l’Europa nel Dipartimento per gli Affari Politici e il Consolidamento della Pace (DPPA), che ha sottolineato che gli sforzi diplomatici devono concentrarsi sul raggiungimento di una pace giusta e duratura. Jenča ha detto che “le Nazioni Unite incoraggiano il dialogo tra tutte le parti coinvolte e accolgono con favore tutti gli sforzi e le iniziative autentiche, con la piena partecipazione dell’Ucraina e della Federazione Russa, che possano alleviare l’impatto della guerra sui civili e ridurre le tensioni nel conflitto”. Ha inoltre ribadito la posizione del Segretario Generale António Guterres, sottolineando che “qualsiasi accordo di pace deve rispettare la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina, in linea con la Carta delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e le risoluzioni dell’Assemblea Generale”.

Americas, Departments of Political and Peacebuilding Affairs and Peace Operations, briefs the Security Council meeting on threats to international peace and security. (UN Photo/Eskinder Debebe)
La sessione del Consiglio di Sicurezza è coincisa anche con il decimo anniversario della Risoluzione 2202, che aveva approvato gli ormai decaduti Accordi di Minsk del 2015, firmati dai rappresentanti del patto di sicurezza europeo, dell’OSCE, della Russia, dell’Ucraina e dai leader separatisti filo-russi nelle regioni occupate dell’est dell’Ucraina, dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia.
La risoluzione, adottata all’unanimità, includeva un “pacchetto di misure”, tra cui un cessate il fuoco immediato e globale nelle regioni di Donetsk e Luhansk e il ritiro di tutte le armi pesanti da entrambi i lati per creare una zona di sicurezza.
Jenča ha osservato che questa ricorrenza rappresenta un chiaro monito sugli sforzi diplomatici passati per ridurre le tensioni e offre un’opportunità per riflettere sulle conseguenze del fallimento della diplomazia internazionale nel garantire una pace duratura. Ha elogiato la Missione Speciale di Monitoraggio dell’OSCE, che per otto anni ha documentato le violazioni del cessate il fuoco e facilitato il dialogo, affermando che questa esperienza offre lezioni fondamentali per i futuri sforzi diplomatici.
“Gli Accordi di Minsk ci hanno insegnato che concordare un cessate il fuoco o firmare un accordo non garantisce automaticamente la fine della violenza,” ha detto Jenča. “Evitare il ripetersi e l’escalation del conflitto richiederà una volontà politica genuina e una comprensione approfondita della sua complessità multidimensionale, sia per l’Ucraina che per la regione”.
Oggi atteso anche l’intervento dell’ospite invitato dalla presidenza Cinese: Roger Waters, co-fondatore dei Pink Floyd e attivista per la pace, che è tornato al Consiglio per un discorso toccante e accusatorio, sottolineando il costo umano del conflitto in corso in Ucraina. Waters iniziato riconoscendo la presenza simbolica di “centinaia di migliaia di soldati ucraini e russi morti” nella stanza, affermando che “i loro ricordi mi perseguitano”. Riflettendo sugli eventi successivi alle proteste di Maidan del 2014 a Kyiv, Waters ha ricordato il cambio di governo e la secessione della Crimea per unirsi alla Federazione Russa. Ha posto la domanda: “Si è secessa o è stata annessa?”, citando un referendum in cui “il 95% degli ucraini in Crimea ha votato per la secessione”. Waters ha criticato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky per non aver applicato l’accordo di Minsk II, nonostante avesse fatto campagna elettorale su questa promessa nel 2019. Ha sottolineato che nel 2022 le truppe russe sono entrate in Ucraina, suggerendo che la guerra “avrebbe potuto essere evitata attraverso la diplomazia.”
Waters ha menzionato i primi tentativi di cessate il fuoco a Istanbul e ha affermato che la visita dell’ex primo ministro britannico Boris Johnson a Kyiv ha trasmesso il messaggio di continuare la guerra poiché “conviene agli americani”. Concludendo il suo intervento, Waters ha espresso un cauto ottimismo riguardo alle recenti comunicazioni tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin, descrivendole come “un barlume di luce alla fine di questo oscuro tunnel di guerra.” Tuttavia, ha lamentato il fatto che questo sviluppo arrivi “tre anni e centinaia di migliaia di vite preziose troppo tardi.” Il discorso di Waters ha sottolineato la sua convinzione nel potenziale della diplomazia rispetto al conflitto e l’importanza di rispettare gli accordi precedenti per evitare ulteriori perdite di vite umane.
L’Ambasciatore russo Vassily Nebenzia ha dichiarato che, come parte di qualsiasi accordo di pace duraturo, l’Ucraina deve diventare uno “stato demilitarizzato e neutrale, non appartenente a blocchi o alleanze”, una condizione che, secondo lui, è stata “già riconosciuta” dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ha aggiunto che il decimo anniversario della Risoluzione 2202 sarà un’opportunità per le nazioni europee “per tornare finalmente alla realtà, smettere di provocare Zelensky e i suoi scagnozzi verso un confronto inutile.” “Se non riportate alla ragione il vostro protetto a Kyiv e non lo rimettete al suo posto, questo non finirà bene per l’Ucraina,” ha avvertito Nebenzia.
Nebenzia ha attaccato in particolare Gran Bretagna e Unione Europea, sostenendo che “non possono essere parte di alcun futuro accordo” sull’Ucraina perché “accecati dalla russofobia”. Ha inoltre accusato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky di essere un “leader autoproclamato”, che avrebbe “trascinato il suo Paese in una guerra catastrofica su ordine dei suoi sostenitori stranieri.”

Al Consiglio di Sicurezza, gli Stati Uniti dell’era Trump e i paesi europei non sono apparsi così distanti nelle loro posizioni, almeno in quelle che hanno respinto la posizione della Russia.
John Kelley, Coordinatore Politico della Missione Permanente degli Stati Uniti all’ONU, ha affermato che il suo paese desidera un’Ucraina “sovrana e prospera”, ma ha sottolineato che “dobbiamo iniziare riconoscendo che il ritorno ai confini pre-2014 dell’Ucraina è un obiettivo irrealistico.” “Perseguire questo obiettivo illusorio non farà altro che prolungare la guerra e causare ulteriore sofferenza,” ha dichiarato il diplomatico americano, che ha ribadito che l’Ucraina è un “paese sovrano e indipendente” e che la “guerra illegale di conquista” della Russia viola la Carta delle Nazioni Unite. “La Russia deve porre immediatamente fine alla sua guerra contro l’Ucraina, che non solo viola il diritto internazionale ma è stata anche un errore strategico per la stessa Russia. La via più semplice è quella dei negoziati,” ha detto Kelley, avvertendo che se Mosca scegliesse “la strada più difficile”, dovrà affrontare “costi economici crescenti e perdite sempre maggiori sul campo di battaglia.” “Gli Stati Uniti, come ha chiarito il Presidente Trump, sono impegnati a porre fine al massacro e a ripristinare la stabilità in Europa. Ucraina, Russia e i nostri partner europei devono essere parte del dialogo,” ha aggiunto Kelley.
L’Ambasciatrice del Regno Unito, Barbara Woodward, ha accusato la Russia di “usare ancora una volta il Consiglio di Sicurezza per distorcere la verità dietro la sua guerra illegale.” “Gli eventi dell’ultimo decennio in Ucraina hanno una radice semplice e triste: l’ambizione imperialista della Russia e il suo fallimento nel rispettare la sovranità dell’Ucraina,” ha affermato. Woodward ha dichiarato che la Russia è il “solo artefice” della guerra in Ucraina e che “potrebbe porvi fine immediatamente ritirando le sue forze,” esortando la comunità internazionale a “restare ferma”. “Possiamo e dobbiamo creare le condizioni per una pace giusta e duratura, che protegga la sicurezza, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina,” ha aggiunto Woodward, sottolineando: “La voce dell’Ucraina deve essere al centro di qualsiasi negoziato.”
L’ambasciatore francese Nicolas de Rivière ha sottolineato la necessità dell’unità europea e dell’autosufficienza nella difesa, affermando:
“L’Europa deve riconoscere i cambiamenti nelle dinamiche globali e assumersi la responsabilità della propria sicurezza. La nostra forza collettiva è fondamentale per affrontare le sfide poste dalla crisi ucraina.”
L’ambasciatrice danese Christina Markus Lassen ha sostenuto un aumento del supporto militare all’Ucraina, dichiarando: “La Danimarca resta ferma nel suo impegno a rafforzare le capacità di difesa dell’Ucraina. Proponiamo di eliminare le attuali restrizioni sull’uso delle armi da parte dell’Ucraina per garantire il loro diritto alla difesa.” L’ambasciatore greco Evangelos Sekeris ha espresso preoccupazione per la destabilizzazione dell’alleanza transatlantica, affermando: “Gli sviluppi diplomatici recenti hanno messo a dura prova le nostre storiche alleanze. La Grecia chiede un’azione europea coesa per affrontare questi tempi turbolenti e difendere i principi del diritto internazionale”.

L’Ambasciatore Fu Cong, Rappresentante Permanente della Cina e presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, ha sottolineato l’importanza dei negoziati diplomatici, dichiarando: “La Cina invita tutte le parti a impegnarsi nel dialogo e a cercare una soluzione pacifica al conflitto, rispettando la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina.” Il diplomatico cinese ha inoltre evidenziato la necessità di sforzi multilaterali per affrontare la crisi, esortando la comunità internazionale a “praticare un vero multilateralismo e lavorare collettivamente per ridurre le tensioni.” L’Ambasciatore Fu ha ribadito l’opposizione della Cina alle sanzioni unilaterali, definendole “controproducenti” e sostenendo soluzioni basate sul diritto internazionale.
L’Ambasciatrice aggiunta dell’Ucraina all’ONU, Khrystyna Hayovyshyn, ha denunciato il fatto che la Russia abbia violato numerosi accordi precedenti “quasi immediatamente” dopo averli firmati, sottolineando che tali violazioni hanno portato alla sua invasione dell’Ucraina. “La Russia romperà qualsiasi accordo nel momento stesso in cui il suo nuovo piano aggressivo lo richiederà,” ha affermato, insistendo sul fatto che qualsiasi intesa con il Cremlino “deve includere meccanismi di applicazione e misure preventive.” “Accordi deboli non porteranno a una pace reale, ma solo a una guerra ancora più grande,” ha dichiarato la diplomatica ucraina, aggiungendo che è per questo che l’Ucraina sta lavorando con i suoi partner per trovare soluzioni solide ed efficaci. “La pace non può essere comprata – e soprattutto non a spese delle leggi e dei principi, in particolare del principio dell’integrità territoriale e dell’uguaglianza sovrana. La pace non può essere sostituita dall’accondiscendenza,” ha concluso.

Intanto domani inizieranno colloqui USA-Russia in Arabia Saudita sull’Ucraina. La delegazione americana, guidata dal Segretario di Stato Marco Rubio, cercherà di valutare la serietà di Mosca riguardo a possibili negoziati. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha chiarito che questi incontri “non devono essere visti come negoziati formali, ma come un primo passo per comprendere le intenzioni di Mosca.” Il Cremlino, invece, ha minimizzato le aspettative, affermando che i colloqui si concentreranno su “ripristinare le relazioni russo-americane.”
Con il conflitto ancora in corso, il cammino verso la pace rimane incerto ma che ruolo avrà l’Onu per l’avvio e il successo delle trattative? E cosa farà il Segretario Antonio Guterres per assicurare al centro delle trattative di pace la partecipazione del paese aggredito, l’Ucraina e che effettivamente non avvenga il sacrificio della legge internazionale? Quando l’abbiamo chiesto al briefing giornaliero, la risposta del portavoce Stephane Dujarric è stata prudente: Guterres resta in attesa dell’evolversi della trattativa e la sua posizione era stata già riferita durante la riunione del Consiglio di Sicurezza, cioè “qualsiasi accordo di pace deve rispettare la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina, in linea con la Carta delle Nazioni Unite, il diritto internazionale e le risoluzioni dell’Assemblea Generale”.