Mentre il presidente Donald Trump e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si incontravano alla Casa Bianca per discutere di diverse questioni critiche riguardanti il Medio Oriente, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti teneva una riunione a porte chiuse per discutere del conflitto Israelo-palestinese e soprattutto dell’allarme creato dopo gli ultimi scontri nel West Bank tra palestinesi e i coloni protetti dall’IDF.
Nello stesso momento in cui i Quindici discutevano a porte chiuse senza arrivare a nulla (secondo l’ambasciatore palestinese Riyad Mansour che poi ha parlato ai giornalisti, tutti erano d’accordo tranne un paese “che ha bloccato qualsiasi iniziativa comune”), Trump e Netanyahu facevano entrare nell’ufficio ovale i giornalisti e il presidente USA ha risposto alla raffica di domande, che riguardavano soprattutto le fasi del cessate il fuoco con Hamas e il futuro della popolazione palestinese della striscia di Gaza.
Trump ospitava il primo leader straniero alla Casa Bianca dal suo ritorno in carica il 20 gennaio 2025 e il fatto che fosse il premier israeliano ovviamente segnalava la forza del rapporto USA-Israele. Un aspetto centrale della loro discussione è stato quello di mantenere una strategia che porti al rilascio degli ostaggi rimanenti, inclusi cittadini americani.

Trump, rispondendo ad una domande di un giornalista, ha riproposto il reinsediamento permanente dei palestinesi di Gaza in paesi vicini (Egitto e Giordania, ma non solo questi), descrivendo Gaza come un cumulo di macerie inabitabile e pericolosa. Quindi Trump ha detto, con accanto un Netanyahu sorridente, che i palestinesi dovranno essere ricollocati “permanentemente” in altri paesi, in diverse aeree vivibili dove verrebbero costruite per loro delle “belle case” con i soldi di molti paesi che, secondo Trump, sarebbero già pronti a finanziare il progetto.
Mentre Trump parlava di queste proposte, ecco che dal Consiglio di Sicurezza cominciavano ad uscire gli ambasciatori. Solo uno si fermava per parlare sulla riunione appena avuta a porte chiuse. No, non era il cinese Fu Cong presidente di turno del Consiglio di Sicurezza, ma il russo Vassily Nebenzia, al quale è stata posta subito la domanda di cosa ne pensasse della proposta di Trump di ricollocare permanentemente da un altra parte i quasi due milioni di palestinesi di Gaza sopravvissuti alla guerra tra Israele e Hamas. “Penso che sia fuori questione” ha risposto il diplomatico russo, “non è quello che desiderano i palestinesi che invece vogliono restare nella loro terra e anche non è quello che vuole il resto del mondo”. Quando gli abbiamo ripetuto le parole di Trump, secondo il quale Gaza sarebbe ormai inabitabile per chiunque, Nebenzia ha replicato: “I palestinesi vogliono restare, avete visto le colonne della gente che torna a piedi verso le loro case?”. Quando abbiamo ripetuto le parole di Trump che diceva che Gaza fosse non solo invivibile ma anche pericolosa per via dei crolli continui, l’ambasciatore russo ha replicato con una domanda: “Ma siete forse a favore della proposta di Trump?”.

Effettivamente Gaza è distrutta ma forse si potrebbe prima ripulirla dalle macerie per poi far tornare i suoi abitanti? Nebenzia ha replicato: “I palestinesi vogliono restare in quella che considerano la loro casa. Hanno vissuto lì per un anno e mezzo in condizioni ancora più disperate, almeno ora non sparano, bisogna farli restare”. Ma la Russia è disponibile ad aiutare per ricostruire Gaza? “Certamente, noi come tanti altri aiuteremo, ma bisogna che il cessate il fuoco sia permanente”.
A chi gli chiedeva cosa pensasse della proposta di mandare i palestinesi in Giordania e Egitto discussa sempre da Trump, l’ambasciatore russo ha replicato che non gli risultava che questi paesi fossero disposti ad ospitare i palestinesi.
Poco dopo anche l’ambasciatore palestinese Riyad Mansour è andato al microfono per riferire ai giornalisti quello che aveva saputo della riunione dedicata alle violenze avvenute nel West Bank, apparendo subito rammaricato che “per le obiezioni di un solo paese” (nel dirlo non ha mai nominato gli USA) il Consiglio non fosse riuscito a produrre alcun documento o comunicato. Quando anche a Mansour è stata fatta la domanda sulla proposta di Trump ribadita durante l’incontro con Netanyahu, l’ambasciatore palestinese, con un tono di voce che appariva sconsolato, l’ha rigettata dicendo che i palestinesi vogliono restare nella loro terra “e deve essere consentito loro di poter tornare nelle loro case” per ricostruirle. Semmai, ha concluso, “sono altri che dovrebbero andarsene”.