Gli appelli e le previsioni del Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres della scorsa settimana su una catastrofe imminente nel Kivu, la regione del nord est della Repubblica Democratica del Congo dove infuria una guerra civile ormai trentennale, sono stati confermati lunedì mattina dalle notizie che i ribelli del M23 sono entrati nella città di Goma. Mentre i combattimenti si intensificano tra M23 sostenuto dal Ruanda e le forze congolesi in una città di oltre un milione di abitanti e che ha ricevuto in questi giorni altre centinaia di migliaia di rifugiati, il capo delle Operazioni di Pace dell’ONU, Jean-Pierre Lacroix, ha tenuto lunedì una conferenza stampa via video con i giornalisti corrispondenti dal Palazzo di Vetro dell’ONU in cui ha sottolineato lo stato critico della battaglia per la capitale regionale del Congo orientale, descrivendo la crisi come “volatile e pericolosa”.
Durante il briefing Lacroix ha dichiarato ai giornalisti a New York che parte del personale della Missione di Stabilizzazione dell’ONU nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO) è stata costretta a cercare riparo per alcune ore a causa del conflitto in corso nei loro rifugi. Ha spiegato che ciò ha “limitato la loro capacità di ottenere tutte le informazioni che avrebbero avuto se non si fossero rifugiati”, rendendo difficile valutare la situazione in rapida evoluzione.
Lacroix ha affermato che i caschi blu rimangono nelle loro posizioni, ma ha sottolineato che la sicurezza è “prioritaria” per il personale non essenziale e i loro familiari, che sono stati trasferiti lontano da Goma.
Ha confermato che il personale della MONUSCO continuerà a svolgere il proprio mandato al meglio delle proprie capacità, inclusa la protezione dei civili e il disarmo dei combattenti in conformità con il diritto umanitario internazionale. “La sorte dei milioni di civili che vivono a Goma o che sono stati sfollati è davvero la priorità, insieme alla sicurezza del personale delle Nazioni Unite,” ha detto Lacroix.
Il Sottosegretario Generale ha ribadito l’appello dell’ONU affinché tutte le parti, incluso il Ruanda, rispettino la sicurezza del personale delle Nazioni Unite.
Alla conferenza stampa, sempre via video, ha partecipato dalla DRC anche Bruno Lemarquis, Vice Rappresentante Speciale dell’ONU, Coordinatore Residente e Coordinatore Umanitario nella DRC (RDC in italiano), che ha informato la stampa dal campo, dipingendo un quadro ancora più cupo della crisi umanitaria.
“Quello che sta accadendo a Goma si aggiunge a una delle crisi umanitarie più prolungate, complesse e gravi al mondo, con quasi 6,5 milioni di sfollati nel paese, tra cui circa tre milioni nella provincia del Nord Kivu,” ha detto.
Lemarquis ha descritto scene di sfollamenti di massa e violenza: “I civili stanno subendo il peso delle ostilità in aumento,” con fuoco di artiglieria pesante “diretto verso il centro della città,” incluso un ospedale materno. “Ad esempio, diversi colpi di mortaio hanno colpito l’Ospedale di Maternità Charity nel centro di Goma, uccidendo e ferendo civili, inclusi neonati e donne incinte,” ha sottolineato. “Gli ospedali sono in difficoltà per gestire l’afflusso di feriti,” ha detto, osservando che i servizi di base, come acqua, elettricità e internet, sono gravemente interrotti. Lemarquis ha chiesto pause umanitarie temporanee per facilitare l’evacuazione sicura dei civili e garantire la consegna degli aiuti. “Dobbiamo agire ora per prevenire ulteriori perdite di vite umane e alleviare le sofferenze della popolazione di Goma”.
Rispondendo a domande sul coinvolgimento del Ruanda, Lacroix ha confermato la presenza di truppe ruandesi a sostegno dell’M23 a Goma, citando un numero significativo di soldati. Ha condannato l’uccisione dei caschi blu, notando che tre sono morti, inclusi due del Sudafrica e uno dell’Uruguay, mentre altri 12 sono rimasti feriti. Riguardo al ruolo del Ruanda come uno dei principali paesi che contribuiscono con truppe alle missioni dell’ONU, Lacroix ha dichiarato: “In questo momento, dobbiamo concentrarci sull’emergenza, salvando quante più vite possibile e cercando di ottenere la cessazione delle ostilità.”
My sincere condolences to South Africa, Uruguay and to the families & friends of the peacekeepers who lost their lives #ServingForPeace. Their sacrifice will never be forgotten. Also wishing a speedy recovery to wounded @MONUSCO peacekeepers.
These crimes must not go unpunished. pic.twitter.com/EGvvEW01c5
— Jean-Pierre Lacroix (@Lacroix_UN) January 27, 2025
Lacroix ha riaffermato l’impegno dell’ONU a sostenere le iniziative di pace regionali, accogliendo con favore il piano della Comunità dell’Africa Orientale per un vertice il 28 gennaio e una sessione del Consiglio per la Pace e la Sicurezza dell’Unione Africana prevista per martedì, quando ci sarà anche un’altra riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU a soli due giorni da quella avvenuta domenica.
Quando abbiamo chiesto a Lacroix se ci fosse qualche provvedimento che si aspettava dal Consiglio di Sicurezza che non è ancora stato preso, il capo del peacekeeping dell’ONU ha risposto: “Non spetta a me dire quello che dovrebbe fare il Consiglio di Sicurezza. Unica cosa che posso dire è che è importante che resti coinvolto come ha già fatto, per risolvere questa crisi assolutamente serve che rimanga coinvolto”.
Entrambi i funzionari hanno sottolineato l’urgenza dell’impegno internazionale, con Lemarquis che ha evidenziato una recente allocazione di 70 milioni di dollari dal Fondo Centrale di Risposta alle Emergenze per sostenere gli sforzi umanitari.
La conferenza stampa si è conclusa con un messaggio chiaro del capo delle operazioni di peacekeeping Lacroix: “Esorto la comunità internazionale a intensificare il proprio impegno per prevenire ulteriori spargimenti di sangue e sostenere la risposta umanitaria. Dobbiamo agire ora”.