Forse è stato sul Sudan l’ultimo intervento del Segretario di Stato americano Antony Blinken al Palazzo di Vetro dell’ONU, prima del ritorno al potere dell’amministrazione Trump. In una riunione del Consiglio di Sicurezza iniziata giovedì ad un orario insolito (all’una e mezza, quando di solito i diplomatici sono a pranzo ma Blinken probabilmente aveva altri impegni), ancora una volta gli USA presiedevano una sala dove tra i Quindici mancavano tanti ministri di pari grado, come di solito avviene quando parla il segretario di Stato all’ONU. Inoltre, quando Blinken ha preso la parola, aveva una importante notizia da dare: gli Stati Uniti hanno annunciato 200 milioni di dollari di nuovi finanziamenti per la crisi umanitaria in Sudan, portando l’impegno di Washington a 2,3 miliardi di dollari. “Gli Stati Uniti hanno lavorato intensamente con i partner per fornire aiuti al Sudan… oggi annunciamo altri 200 milioni di dollari”, ha dichiarato durante una riunione dove subito dopo, il ministro di Biden e gli altri ambasciatori hanno dovuto ascoltare la scioccante testimonianza di Edem Wosornu, direttrice delle operazioni dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) che sta supervisionando gli aiuti verso il Sudan.
Wosornu, ha descritto la situazione in Sudan come una “crisi di dimensioni e crudeltà sconcertanti. Richiede un’attenzione prolungata e urgente”. Wosornu ha dettagliato il bilancio catastrofico del conflitto, scoppiato tra eserciti rivali in lizza per il potere e l’influenza lo scorso aprile. Da allora, più di 12 milioni di persone, quasi un quarto della popolazione del Sudan, sono state sfollate. Tra questi, oltre 3,2 milioni sono fuggiti nei paesi vicini come rifugiati, mettendo a dura prova le regioni fragili già alle prese con risorse limitate.
I combattimenti feroci continuano a imperversare in aree densamente popolate, con un diffuso disprezzo per il diritto umanitario internazionale da tutte le parti. I civili sono stati uccisi e feriti in numero enorme, la violenza sessuale è diffusa e le infrastrutture essenziali, comprese le strutture sanitarie ed educative, sono in rovina. Anche malattie mortali come il colera si stanno diffondendo rapidamente, mentre milioni di persone affrontano grave fame e malnutrizione.
Wosornu ha sottolineato gli sforzi del coordinatore degli aiuti di emergenza delle Nazioni Unite Tom Fletcher, che ha recentemente visitato il Sudan e il vicino Ciad. Ha affermato che sono stati compiuti progressi nell’apertura di rotte fondamentali per gli aiuti e nel miglioramento dell’accesso umanitario, in particolare l’estensione del permesso per l’uso del vitale valico di frontiera di Adre con il Ciad. Sempre in Ciad, Fletcher ha annunciato uno stanziamento immediato di 5 milioni di dollari dal Fondo centrale di risposta alle emergenze delle Nazioni Unite (CERF) per sostenere gli operatori locali e internazionali, sopraffatti dagli aiuti ai rifugiati sudanesi.
Mentre in Sudan, il mese scorso, un Programma alimentare mondiale (WFP) ha raggiunto il campo per sfollati interni di Zamzam, nel Nord Darfur, il primo convoglio alimentare delle Nazioni Unite da quando sono state confermate le condizioni di carestia a luglio. Tuttavia, un secondo convoglio del WFP verso il campo è stato ritardato da un’escalation di aspri combattimenti, comprese notizie scioccanti di ripetuti bombardamenti sul campo stesso, che hanno costretto migliaia di persone a fuggire, ha detto Wosornu.
“Negli ultimi giorni si sono registrate ulteriori segnalazioni di vittime civili dovute ad attacchi apparentemente indiscriminati – compresi bombardamenti aerei e colpi di artiglieria – a El Fasher [nella capitale provinciale] e in altre aree del Darfur”, ha aggiunto.
Wosornu ha delineato tre richieste per i membri del Consiglio di Sicurezza, chiedendo alle parti in guerra di rispettare le norme internazionali, risparmiare i civili e le infrastrutture essenziali e porre fine alla violenza sessuale come strumento di guerra. Oltre a ciò, i membri del Consiglio devono usare la loro influenza per garantire che tutte le rotte di soccorso rimangano aperte, comprese le rotte transfrontaliere e che attraversano le linee di conflitto. L’inviata speciale dell’ONU ha chiesto che gli ostacoli burocratici, come i ritardi per il visto, vengano rimossi.
Infine, le risorse finanziarie devono essere fornite su larga scala per colmare gravi lacune di finanziamento. Wosorno ha esortato i donatori a raccogliere i 4,2 miliardi di dollari necessari per assistere 21 milioni di persone in Sudan e altri 1,8 miliardi di dollari per il sostegno ai rifugiati in sette paesi confinanti. La rappresentante dell’ONU ha concluso il suo briefing sottolineando che, mentre gli operatori umanitari porteranno intensità, energia e creatività nella loro missione di assistere le comunità bisognose, “l’unico modo per porre fine a questo ciclo di violenza, morte e distruzione è che questo Consiglio [di Sicurezza] sia all’altezza della sfida. di garantire una pace duratura in Sudan”.