Al Palazzo di Vetro dell’ONU da giorni si respira la tensione per quello che potrebbe essere il responso delle elezioni americane. Una eventuale vittoria di Donald Trump viene vista come il ritorno alla Casa Bianca delle politiche anti-ambientaliste e quindi contro gli SDGs (i 17 Sustainable Developments Goals, tra cui il 13esimo sul Climate Change), gli obiettivi di sviluppo sostenibile che secondo il programma ONU dovrebbero essere raggiunti entro il 2030. Invece gli SDG sono sempre più in difficoltà nonostante gli Stati Uniti, con l’avvento dell’Amministrazione di Joe Biden dopo la parentesi trumpiana, siano in parte rientrati nei binari delle politiche già avviate da Barack Obama e soprattutto abbiano riaffermato la loro appartenenza al trattato sul clima firmato a Parigi. Per tutti gli analisti, Kamala Harris assicurerebbe continuità con le politiche di Biden su questi temi (anche se la vice presidente ha però cambiato idee sul “fracking” e le politiche estrattive di fonti di energia fossile).
Quindi è scontato che tra i funzionari dell’ONU in stragrande maggioranza si faccia il tifo per Harris (e soprattutto anche per una maggioranza democratica al Congresso), ma nessuno si azzarda a dichiararlo apertamente per paura di ritorsioni nell’eventualità di un ritorno di Trump al posto di comando della nazione più potente della terra e maggiore responsabile della fondazione delle Nazioni Unite nel 1945.
Trump non ha nascosto certe antipatie per come operava l’ istituzione multilaterale più importante del mondo che in passato, in un twit, aveva bollato – pur ammettendone le potenzialità – come un “club” ormai utilizzato solo per organizzare “festini”.
The United Nations has such great potential but right now it is just a club for people to get together, talk and have a good time. So sad!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) December 26, 2016
Il più alto ufficiale dell’ONU, il Segretario Generale Antonio Guterres, si è spinto (ma ormai al suo secondo mandato voluto dai membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, non rischia più tanto) in una recente intervista al The Guardian, ha indicato che il responso delle elezioni americane potrebbe avere serie conseguenze sugli sforzi ambientalisti dell’ONU. Per Guterres infatti le Nazioni Unite hanno bisogno che gli Usa rimangano nel processo climatico internazionale altrimenti l’accordo di Parigi sarebbe “paralizzato”.
Quando lunedì abbiamo provato ad avere qualche pensiero di più da Guterres sulle elezioni USA, chiedendo durante il briefing giornaliero al suo portavoce se il Segretario Generale ritenesse che le elezioni negli Stati Uniti siano il giorno più importante di sempre per la democrazia nel mondo o se invece siano un’elezione normale come tante altre, Stephane Dujarric ha risposto: “Penso che il Segretario Generale abbia detto il suo pensiero… Penso lo abbia fatto durante l’Assemblea Generale, in cui ha detto che metà della popolazione mondiale è andata o andrà alle urne quest’anno, e quindi tutti su questo pianeta saranno influenzati (dalle lezoni). È chiaro che le elezioni per il Presidente degli Stati Uniti hanno un impatto globale e durano da molto tempo. Quindi, ovviamente, è un’elezione importante”.
Insomma per Guterres questo voto americano è importante ma la democrazia, almeno per quello che ha dichiarato finora, non è in pericolo negli USA. Siamo certi che stanotte molte luci del Palazzo di Vetro rimarranno comunque accese fino all’alba.