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Gli Houthi, Gaza e la crisi del Mar Rosso vista dall’inviato speciale ONU in Yemen

Il negoziatore Hans Grundberg avverte il Consiglio di Sicurezza che ciò che accadrà in Yemen avrà conseguenze su tutto il Medio Oriente

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Gli Houthi, Gaza e la crisi del Mar Rosso vista dall’inviato speciale ONU in Yemen

Hans Grundberg, Special Envoy of the Secretary-General for Yemen, briefs the Security Council meeting on the situation in the Middle East (Yemen). (UN Photo/Eskinder Debebe)

Time: 4 mins read

Giovedì al Consiglio di Sicurezza dell’ONU c’era l’inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen Hans Grundberg, che parlava mentre nel Mar Rosso saliva più alta la tensione per gli attacchi degli Houthi alle navi occidentali.

Sul processo di pace agevolato dall’ONU e che nonostante tutto continua tra gli Houthi appoggiati dall’Iran e le fazioni ex governative yemenite supportate dall’Arabia Saudita, Grundberg ha espresso il suo disappunto per il mancato raggiungimento dei traguardi chiave richiesti dagli yemeniti entro il Ramadan.

“Come ho spiegato il mese scorso, lo spazio della mediazione è diventato più complesso. Questo continua ad essere il caso”, ha detto il diplomatico svedese in forza all’ONU.

“Sebbene abbiamo cercato di proteggere il processo di pace dagli sviluppi regionali dopo la guerra a Gaza, la realtà è, e permettetemi di ripetermi, che ciò che accade a livello regionale ha un impatto sullo Yemen – e ciò che accade nello Yemen può avere un impatto sulla regione”, ha aggiunto Grundberg.

L’inviato speciale in Yemen del Segretario Generale Guterres ha evidenziato le complessità della crisi, citando il recente attacco di navi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden da parte dei ribelli Houthi, noti anche come Ansar Allah. Gli attacchi, insieme alle ritorsioni da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito, hanno ulteriormente accentuato le tensioni e sollevato preoccupazioni sul potenziale ritorno di un conflitto diffuso, ha affermato.

“Con più interessi in gioco, è più probabile che le parti in conflitto nello Yemen cambino i calcoli e modifichino i loro programmi negoziali. Nello scenario peggiore, le parti potrebbero decidere di impegnarsi in un rischioso avventurismo militare che riporterà lo Yemen in un nuovo ciclo di guerra”, ha avvertito.

Grundberg ha affermato che è imperativo raggiungere un cessate il fuoco e avviare un processo politico per risolvere il conflitto, sottolineando la necessità di dare priorità alle voci e alle esperienze delle donne yemenite e della società civile. Ha sottolineato l’importanza del continuo sostegno internazionale e dell’impegno diplomatico per superare le attuali turbolenze regionali e far avanzare il processo di pace nello Yemen. Ha esortato il Consiglio di Sicurezza a rimanere unito nel suo impegno per una risoluzione politica sotto gli auspici delle Nazioni Unite e si è impegnato a continuare i suoi sforzi con determinazione e risolutezza. “Farò affidamento sulla vostra azione diplomatica collettiva per aiutarmi a guidare il processo di mediazione attraverso gli attuali disordini regionali”, ha detto ai Quindici ambasciatori.

L’inviato speciale ha anche parlato fuori il Consiglio con i giornalisti, che hanno chiesto notizie soprattutto riguardo alle notizie che riferivano che gli Houthi avrebbe testato con successo un razzo ipersonico per poterlo utilizzare su obiettivi nel Mar Rosso, nel Mar Arabico e nel Golfo di Aden, nonché contro obiettivi in Israele. Grundberg ha ripetuto più volte, che fino a quando la crisi a Gaza non si placa, anche quella in Yemen rischia di peggiorare con conseguenze disastrose per tutto il Medio Oriente. Del resto, gli stessi Houthi hanno confermato che intensificheranno i loro attacchi durante il mese del Ramadan, in solidarietà con i palestinesi nel contesto della guerra in corso tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza.

Hans Grundberg (second from left), Special Envoy of the Secretary-General for Yemen, briefs reporters after the Security Council meeting on the situation in Yemen. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Quando abbiamo chiesto a Grundberg se esista una potenza capace di influenzare le decisioni degli Houthi, oppure, come dicono i russi, nessuno può influenzarli, l’inviato dell’ONU ha risposto: “Credo nel potere della diplomazia, credo nei canali diplomatici che sono aperti e funzionanti. E quindi credo nella possibilità di risolvere i conflitti e penso che la crisi nel Mar Rosso ad un certo punto sarà risolta. Per questo credo che i miei tentativi per la pace in Yemen dovranno continuare”.

Edem Wosornu, Director of Operations and Advocacy of the Office for the Coordination of Humanitarian Affairs, briefs the Security Council meeting on the situation in the Middle East (Yemen). (UN Photo/Eskinder Debebe)

Nella riunione del Consiglio di Sicurezza, c’era stato l’intervento anche di Edem Wosornu, direttrice delle operazioni presso l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), che ha fatto eco alle preoccupazioni dell’inviato speciale Grundberg e ha fornito un aggiornamento umanitario.

“I livelli di insicurezza alimentare e malnutrizione sono aumentati negli ultimi mesi, ponendo una minaccia reale e crescente alla vita e al benessere di milioni di persone, in particolare donne e bambini”, ha affermato Wosornu, rilevando un aumento dell’11% della fame da novembre. In Yemen, quasi la metà dei bambini sotto i cinque anni soffre di arresto della crescita da moderato a grave. Wosornu ha attribuito ciò al conflitto in corso, alla crisi economica e alle gravi carenze di finanziamenti, che hanno costretto a ridurre la distribuzione degli aiuti, in particolare nelle regioni controllate dagli Houthi.

La funzionaria dell’OCHA ha inoltre sottolineato l’importanza di finanziamenti immediati, sottolineando che per la maggior parte degli yemeniti l’insicurezza alimentare è una questione di convenienza piuttosto che di accessibilità e ha esortato i donatori ad aumentare i loro contributi per soddisfare i 230 milioni di dollari richiesti dal Programma alimentare mondiale (WFP) nei prossimi cinque mesi, sottolineando anche la necessità di soluzioni sostenibili per affrontare le cause profonde dei bisogni umanitari.

Condividendo gli spunti delle sue recenti visite alle comunità yemenite, dove le donne hanno espresso aspirazioni all’emancipazione economica e all’autosufficienza, Wosornu ha ribadito le sue preoccupazioni sul fatto che le crescenti tensioni regionali e l’escalation dei conflitti nel Mar Rosso minacciano di minare questi modesti miglioramenti economici. “Gli attacchi contro navi come la Rubymar potrebbero avere impatti diretti e indiretti sui mezzi di sussistenza di migliaia di persone nelle comunità costiere che dipendono dalla pesca per sopravvivere”, ha avvertito.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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