Mercoledì, al briefing al Palazzo di Vetro dell’ONU, con un certo imbarazzo Stephane Dujarric, portavoce del Segretario Generale, aveva dovuto rispondere a diverse domande dei giornalisti sul perché Antonio Guterres nutrisse ancora fiducia in Alice Wairimu Nderitu, la consigliera speciale delle Nazioni Unite per la prevenzione del genocidio, che su Gaza non aveva rilasciato alcuna dichiarazione da mesi, neanche dopo la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia arrivata in seguito alla denuncia del Sudafrica contro Israele.
Proprio mercoledì vari gruppi palestinesi per i diritti umani avevano accusato Nderitu di non adempiere al suo mandato. Infatti, nella sola dichiarazione rilasciata ad ottobre sulla guerra a Gaza, la keniana Nderitu aveva omesso qualsiasi critica nei confronti di Israele. In una lettera inviata mercoledì al Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres, ben 16 gruppi palestinesi, compreso l’organismo ombrello del Consiglio palestinese per i diritti umani, avevano affermato come ci fosse stata “un’evidente assenza di qualsiasi azione in risposta alle continue atrocità di massa subite da Palestinesi a Gaza”, e che ciò avesse sollevato “importanti preoccupazioni circa la capacità del consigliere speciale di eseguire il suo mandato con la dovuta efficacia e imparzialità”.
Appena due giorni dopo le accese polemiche, Alice Nderitu ha interrotto un silenzio durato quasi 4 mesi. La consigliera speciale sulla prevenzione del genocidio ha rilasciato venerdì una dichiarazione in cui ha espresso profondo orrore per la situazione attuale in Medio Oriente, facendo un appello per un cessate il fuoco umanitario e la protezione dei civili.
“I civili non dovrebbero mai pagare il prezzo di un conflitto per il quale non hanno alcuna responsabilità – ha detto – I loro diritti più elementari devono essere protetti e preservati e i loro bisogni umanitari devono essere soddisfatti”.
Nella dichiarazione, Nderitu ha fatto riferimento anche alle misure provvisorie ordinate dalla Corte internazionale di giustizia (ICJ) nel caso presentato dal Sudafrica contro Israele sulla prevenzione del genocidio nella Striscia di Gaza. Nderitu ha osservato che né il Segretario generale delle Nazioni Unite né lei stessa, in qualità di suo consigliere speciale, “prendono posizione” in relazione ai procedimenti giudiziari in corso davanti alla Corte.
Nella decisione del 26 gennaio, l’ICJ ha ordinato a Israele, in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio, “di adottare tutte le misure in suo potere” per impedire che vengano commessi atti rientranti nell’ambito di applicazione dell’Articolo II della Convenzione, compresi uccidere, causare gravi danni fisici o mentali, infliggere deliberatamente condizioni di vita intese a provocare la distruzione del gruppo e imporre misure intese a prevenire le nascite.