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December 12, 2023
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Gaza: approvata risoluzione per cessate il fuoco all’Assemblea Generale Onu

Dopo veto USA al Consiglio di Sicurezza, UNGA78 vota risoluzione "gemella": 153 "sì"; 10 "no", 23 astenuti tra cui l'Italia. Meloni: "Mozione sbilanciata"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 6 mins read

Ciò che si “blocca” al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, viene approvato all’Assemblea Generale (video sopra). La risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza è stata approvata a larga maggioranza, assicurando i due terzi dei membri necessari. Applausi diffusi sono risuonati in tutta la Sala dell’Assemblea Generale. A favore hanno votato in 153 paesi membri, dieci hanno votato no (tra i quali USA e Israele) mentre ad astenersi sono stati 23 paesi tra i quali anche l’Italia.

Per la guerra tra Israele e Hamas che sta tenendo in “ostaggio” due milioni di persone a Gaza (inclusi 140 israeliani), a New York quindi si è replicata la “commedia” sul palcoscenico del Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite: la risoluzione presentata la scorsa settimana dagli Emirati sul “cessate il fuoco” e che pur ricevendo 13 voti a favore e l’astensione di UK, ha subito il veto degli Stati Uniti, ora dal Consiglio di Sicurezza è passata al Parlamento del Mondo dove i “veti” non contano più ma bastava avere la maggioranza di 2/3 dei 193 paesi membri. Certo la risoluzione non è “binding” (vincolante) come sarebbe se fosse approvata dai Quindici, ma pur sempre diventa un macigno morale che peserà più che sulla politica di Israele – abituato a subire risoluzioni di condanna dall’UNGA che comunque non rispetta –  su quei paesi che ancora una volta non l’hanno votata. 

Come hanno votati i paesi membri dell’ONU

La risoluzione approvata oggi durante il dibattito all’Assemblea Generale – presentata dall’Egitto- chiede un ”Cessate il fuoco umanitario immediato” e anche il rilascio degli ostaggi israeliani, pure “immediato e senza condizioni”.  E’ stato il presidente dell’UNGA78, Dennis Francis, a mettere nell’agenda per oggi il dibattito a soli tre giorni di distanza  dalla bocciatura della risoluzione del Consiglio di sicurezza sostanzialmente analoga nei punti essenziali. 

La risoluzione umanitaria presentata dall’Egitto viene approvata dall’Assemblea Generale con 153 voti a favore, 10 contrari e 23 astenuti

L’Assemblea generale si era già espressa sulla stessa crisi  il 27 ottobre, ma allora per poter essere approvata si citava “una tregua sostenibile, durevole e immediata” che portasse a “una cessazione delle ostilità”. La risoluzione era passata con 121 voti favorevoli, 14 contrari e 44 astensioni (l’UE si era anche quella volta spaccata, con l’Italia e la Germania astenute, ma la Francia, la Spagna, Portogallo, Irlanda, a favore, mentre Austria e Croazia contrarie). Anche questa volta l’Europa si è divisa. Infatti l’Italia e la Germania hanno confermato la loro astensione (con anche Olanda e UK), mentre Francia, Irlanda, Spagna, Malta, Portogallo e Polonia e(che ha appena inaugurato un nuovo governo) e altri hanno votato a favore.

Per la nuova risoluzione che questa volta indica il cessate il fuoco, i “sì” quindi sono aumentati. Infatti già paesi come Giappone, Svizzera, Malta e Albania, che al Consiglio di Sicurezza avevano votato “sì” alla risoluzione poi bloccata dal veto degli USA, hanno appoggiato la risoluzione all’Assemblea Generale. Anche questa volta gli Stati Uniti hanno confermato il “no” insieme a Israele, ma è significativo  quanto sia cresciuto il loro isolamento nel numero dei paesi che questa volta invece di astenersi, hanno votato “sì”.

Ambassador Osama Mahmoud Abdelkhalek of Egypt addresses the resumed 10th Emergency Special Session meeting on the situation in the Occupied Palestinian Territory. (UN Photo/Loey Felipe)L’ambasciatore egiziano Osama Mahmoud Abdelkhalek Mahmoud nel presentate la risoluzione all’Assemblea, ha detto che è “molto semplice, chiara ed esplicita” e attesa da tempo. “Comprende solo quattro paragrafi operativi… tuttavia, l’attuazione di questi paragrafi deve ancora avvenire, anche se la tragica situazione umanitaria è insopportabile per i palestinesi”, ha affermato. Il diplomatico egiziano ha preso atto della distruzione del sistema sanitario e di sostegno umanitario a Gaza e ha ricordato la lettera del commissario generale dell’UNRWA che evidenziava la terribile situazione nell’enclave. “L’adozione e l’attuazione di [questa risoluzione] che chiede specificamente un cessate il fuoco è l’unica garanzia per salvare civili innocenti”, ha affermato l’Ambasciatore dell’Egitto. “Il gruppo arabo sottolinea che gli sforzi di una minoranza di Stati contrari all’opinione pubblica internazionale” si basavano sul concetto che Israele ha il diritto di difendersi, ma ha aggiunto che, in quanto potenza occupante, Israele non ha questo diritto, secondo diritto internazionale, denunciando uno “spregevole” caso di “doppi standard”, relativo ai palestinesi. È necessario affrontare i crimini di guerra contro i palestinesi, ha affermato Osama Mahmoud, dicendo anche che il genocidio viene utilizzato come strumento di guerra nel caso della Palestina, e se lasciato incontrollato danneggerebbe la credibilità dell’intera ONU.

Prima del voto, l’Austria aveva introdotto un emendamento alla bozza di risoluzione in cui si chiedeva un “cessate il fuoco umanitario immediato”. Nel paragrafo in cui si domandava il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi veniva anche aggiunta la citazione “detenuti da Hamas e altri gruppi”. Si chiedeva anche la garanzia “immediata” dell’accesso umanitario. L’ambasciatore austriaco Alexander Marshik aveva affermato che il suo Paese “ha considerato attentamente il progetto di risoluzione presentato oggi”, accogliendo con favore il testo che chiede esplicitamente il rilascio di tutti gli ostaggi e l’accesso umanitario. Ha invitato i delegati ad accettare il loro breve emendamento, che cita il ruolo di Hamas nell’istigare l’ultima escalation di violenza. “Questa risoluzione è insufficiente sotto molti aspetti, incluso il diritto di Israele di garantire la sicurezza dei suoi cittadini e di nominare il gruppo terroristico responsabile della presa degli ostaggi”, ha affermato. Ha affermato che se il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite fosse in grado di nominare il gruppo estremista Hamas in una risoluzione adottata, anche l’Assemblea generale delle Nazioni Unite “dovrebbe avere il coraggio di fare lo stesso. Chiediamo quindi a tutti voi di sostenere l’emendamento”.

Anche l’ambasciatrice americana all’Onu Linda Thomas-Greenfield, presentando alla riunione di emergenza dell’Assemblea Generale un emendamento anche degli Usa, chiedeva di “respingere inequivocabilmente e condannare l’attacco di Hamas del 7 ottobre e la presa degli ostaggi”, e aveva detto: “Siamo d’accordo che la situazione umanitaria a Gaza è terribile, che i civili hanno bisogno di cibo e aiuti e che devono essere protetti in linea con le leggi umanitarie internazionali. Supportiamo alcune componenti di questa risoluzione, e supportiamo il fatto di parlare con una voce sola per condannare Hamas per gli attacchi del 7 ottobre. Perchè è così difficile?”.. Inoltre, Thomas-Greenfield aveva sostenuto che gli Usa “supportano la ripresa delle pause umanitarie per il rilascio degli ostaggi e che potrebbero riprendere subito”.

Ma quando gli emendamenti sono stati messi al voto, sono stati entrambi bocciati, perché nonostante avessero la maggioranza dei voti, non riuscivano a raggiungere i due terzi dei votanti dell’Assemblea.

L’ambasciatore palestinese alle Nazioni Unite, Riyad Mansour, presentandosi davanti ai giornalisti con i colleghi del gruppo dei paesi islamici (vedi video sopra), ha detto che ”il mondo ha assistito a una forte, nobile e grande presa di posizione da parte dell’Assemblea Generale”. Mansour ha insistito che la risoluzione “richiede” un cessate il fuoco, il che, secondo lui, ha un tono autorevole: “Questo ha un potere aggiuntivo”, ha aggiunto, spiegando che la misura non si limita a “chiedere” la fine dei combattimenti. Mansour ha fatto notare che più di 30 nazioni in più hanno appoggiato la risoluzione rispetto a quella che in ottobre aveva ricevuto 121 voti e poi ha concluso: “Speriamo e lavoreremo per garantire che l’autorità israeliana rispetti immediatamente questo cessate il fuoco umanitario, come ha chiesto il capo delle Nazioni Unite, come hanno chiesto 13 Paesi del Consiglio di Sicurezza e come ha chiesto l’Assemblea Generale poco fa”.

Ma dopo questa approvazione dell’Assemblea Generale con ben 153 voti a favore del cessate il fuoco per Gaza, che cosa accadrà? Trattandosi appunto di una risoluzione “non vincolante”, avrà solo un peso “morale”, cioè avrà qualche titolo sui giornali e qualche nota nei libri di storia, ma non si prevedono conseguenze concrete sul campo di battaglia di questa guerra che, dopo aver trucidato il 7 ottobre 1400 israeliani con il barbaro attacco terroristico di Hamas, con la spietata reazione militare d’Israele a Gaza avrebbe già ucciso oltre 18 mila civili, tra cui il 70% donne e bambini.

Aggiornamento (13, dicembre, 2023)

Meloni: ““La mozione era sbilanciata”

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha motivato così l’astensione dell’Italia sulla risoluzione ONU di cessate il fuoco per la crisi in Medio Oriente (nel video sopra dal minuto 29:16): “Sulla risoluzione delle Nazioni Unite il voto di astensione dell’Italia è stato estremamente ponderato, non è un voto contrario: con l’astensione si dice condividiamo delle parti ma non delle altre. Continuiamo a lavorare per una tregua, concentrandoci sulla popolazione civile di Gaza”. Meloni ha parlato durante la replica al Senato durante la discussione sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio Ue. “La mozione era sbilanciata, da una parte conteneva cose condivisibile ma dall’altra non aveva neanche un riferimento ad Hamas e quello che è accaduto”, ha aggiunto Meloni, spiegando che l’Italia “continua prevalentemente a dialogare con i Paesi arabi, islamici, per una de-escalation e a passare messaggi di moderazione e ragionevolezza anche al governo israeliano”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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