Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito in emergenza venerdì per discutere della situazione catastrofica a Gaza e votare una risoluzione presentata dagli Emirati (e appoggiata da oltre 90 paesi), in cui si cercava di imporre il cessate il fuoco ai contendenti. Ma la risoluzione è stata bocciata con l’unico “no” degli Stati Uniti, che equivale all’imposizione del veto da parte di uno dei membri permanenti. Il Regno Unito si è astenuto, mentre tutti gli altri 13 paesi membri del Consiglio hanno votato “sì” (inclusa la Francia). La riunione e la risoluzione davano seguito alla lettera urgente inviata mercoledì dal Segretario generale António Guterres – ha usato l’articolo 99 della Carta Onu, uno degli strumenti più potenti a sua disposizione – in cui esortava i Quindici a contribuire a porre fine alla carneficina a Gaza martoriata dalla guerra con un cessate il fuoco umanitario.
Il voto sulla risoluzione era previsto per le 3 pm ora di New York, ma proprio quando la riunione stava per iniziare dopo la pausa pranzo, i Quindici ambasciatori sono usciti dalla sala principale per riunirsi a porte chiuse in una sala adiacente, forse per cercare ultimi ritocchi ad una risoluzione che gli Stati Uniti avevano minacciato di bocciare con il veto ( l’astensione da parte del Regno Unito era prevista). Ma le richieste degli USA per evitare il veto (soprattutto non utilizzo dell’espressione “cessate il fuoco” ritenuto “insostenibile” e la chiara condanna di Hamas, non sono state apportate.
La risoluzione non approvata, prendeva atto dell’invocazione dell’articolo 99 da parte del Segretario Generale, esprimendo grave preoccupazione per la “situazione catastrofica” a Gaza e sottolineava che sia i civili palestinesi che quelli israeliani dovevano essere protetti. Chiedeva anche un cessate il fuoco umanitario immediato, il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi, nonché l’accesso umanitario. Non condannava però gli attentati terroristici perpetrati da Hamas il 7 ottobre.
L’ambasciatore, Robert Wood, vice rappresentante permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite (L’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield sta viaggiando in Africa), ha preso la parola dopo il suo veto, per giustificare l’azione del suo paese, dicendo che a parte la fretta con cui era stata presentata la risoluzione degli Emirati che non aveva rispettato le formali procedure del Consiglio, gli USA avevano comunque cercato di venire incontro tentando di modificare il testo della risoluzione affinché potesse essere approvata ma senza successo.
Fortissima la delusione dei paesi arabi e del gruppo islamico (UAE siede nel Consiglio, però c’erano tanti altri paesi ad intervenire), che dopo il voto si sono presentati allo stake-out per mostrare il loro disappunto e criticare la decisione degli Stati Uniti (vedi video sotto). “Più che deplorevole, è disastroso che al Consiglio di Sicurezza sia stato ancora una volta impedito di sollevarsi fino a questo momento per sostenere le sue chiare responsabilità di fronte a questa grave crisi che minaccia vite umane e minaccia la pace e la sicurezza regionale e internazionale”. Così l’ambasciatore Riyad Mansour, l’osservatore permanente dello Stato di Palestina presso l’Onu, nel commentare il veto degli Stati Uniti su una risoluzione per chiedere un cessate il fuoco umanitario a Gaza. La scelta americana è stata definita dal diplomatico “un punto di svolta nella storia”. “Invece di consentire a questo consiglio di mantenere il proprio mandato lanciando finalmente, dopo due mesi di massacri, un chiaro appello affinché le atrocità debbano finire, ai criminali di guerra viene concesso più tempo per perpetuare i loro crimini. Come può essere giustificato? Come si può giustificare il massacro di un intero popolo?, ha affermato Mansour.
Opposta la reazione dell’ambasciatore israeliano, Gilad Erdan, che ha ringraziato gli Stati Uniti e il presidente Biden per essere stati fermamente al fianco di Israele, “e per aver dimostrato la loro leadership e i loro valori. In questa festa di Hanukkah, un po’ di luce ha dissipato gran parte dell’oscurità”. Così ha scritto Erdan su X dopo il veto USA alla risoluzione che chiedeva un cessate il fuoco immediato a Gaza. “È scioccante che mentre Hamas lancia razzi contro Israele dai centri abitati nel sud di Gaza, l’Onu sia impegnata a discutere una risoluzione distorta che consente ai terroristi di Hamas di rimanere al potere a Gaza e non condanna Hamas né chiede il rilascio immediato degli ostaggi. Un cessate il fuoco sarà possibile solo con il ritorno di tutti gli ostaggi e la distruzione di Hamas”, ha concluso il diplomatico israeliano.
I thank the United States and President Biden for standing firmly by our side, today and showing their leadership and values. On this Hanukkah holiday, a little of the light dispelled a lot of the darkness.
It is shocking that while Hamas is firing rockets at Israel from…
— Ambassador Gilad Erdan גלעד ארדן (@giladerdan1) December 8, 2023
Prima del voto del Consiglio, eravamo riusciti a fermare l’ambasciatore cinese Zhang Jun per fargli commentare la possibilità che la risoluzione non venisse approvata per il veto degli Stati Uniti (vedi video sotto). Cosa deve fare il Consiglio di Sicurezza? “Siamo determinati ad andare avanti”. Ma sembra che gli USA bloccheranno la risoluzione con il veto, che farete allora? “Non credo che l’azione del Consiglio possa essere fermata da alcun veto. E’ la nostra responsabilità. La situazione è ormai la peggiore possibile. Le persone continuano a morire. La catastrofe c’è. L’appello del Segretario Generale c’è. Gli appelli dalle agenzie umanitarie ci sono. Quindi perché, perché non potremmo andare avanti?”. Quando altri giornalisti hanno chiesto all’ambasciatore Zhang quale sarebbe stata la risposta cinese al veto degli USA, lui ha ripetuto, due volte: “Spero che non avvenga”.
It’s extremely disappointing and regrettable that a UN Security Council draft resolution demanding an immediate humanitarian ceasefire in Gaza was vetoed.
100 countries including China co-sponsored this draft.
Although the resolution was vetoed, the overwhelming view of the…
— Zhang Jun (@ChinaAmbUN) December 8, 2023
Intanto questa mattina il presidente del Consiglio di Sicurezza, l’ambasciatore dell’Ecuador José de la Gasca, aveva subito invitato a parlare il Segretario Generale dell’ONU.
Guterres, aveva ringraziato gli ambasciatori per la loro risposta alla sua invocazione dell’articolo 99 dicendo di aver scritto perché “siamo al punto di rottura” nella guerra tra militanti israeliani e palestinesi. “Esiste un alto rischio di collasso totale del sistema di sostegno umanitario a Gaza, che avrebbe conseguenze devastanti”.
Guterres ha detto che l’ordine pubblico potrebbe crollare completamente, aumentando la pressione per lo sfollamento di massa oltre il confine con l’Egitto.
“Temo che le conseguenze potrebbero essere devastanti per la sicurezza dell’intera regione”, ha detto Guterres, aggiungendo che la Cisgiordania occupata, il Libano, la Siria, l’Iraq e lo Yemen sono già stati coinvolti nel conflitto a vari livelli. “Esiste chiaramente, a mio avviso, il serio rischio di aggravare le minacce esistenti al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”.
Guterres ha ricordato che più di 130 suoi colleghi sono già stati uccisi: “questa è la più grande perdita di vite umane nella storia di questa Organizzazione. Alcuni membri del nostro staff portano i loro figli al lavoro così sanno che vivranno o moriranno insieme”.
Nonostante ciò, l’ONU è resta impegnata a restare e ad aiutare il popolo di Gaza, ha affermato il Segretario Generale, aggiungendo tuttavia che la situazione umanitaria “sta semplicemente diventando insostenibile”.
“Non esistono più le condizioni per un’efficace consegna degli aiuti umanitari”.
Il capo delle Nazioni Unite ha continuato sottolineando che la situazione catastrofica continua a peggiorare di giorno in giorno. Secondo quanto riferito, più di 17.000 palestinesi sono stati uccisi dall’inizio delle operazioni militari israeliane, tra cui oltre 4.000 donne e 7.000 bambini. Si dice che decine di migliaia siano rimasti feriti e molti siano dispersi, presumibilmente sotto le macerie. Circa l’85% della popolazione di Gaza è sfollata; ospedali, scuole e strutture delle Nazioni Unite sono stati danneggiati o distrutti. Esiste anche un serio rischio di fame e carestia, ha riferito Guterres, sottolineando che metà della popolazione nel nord di Gaza e più di un terzo degli sfollati nel sud stanno “semplicemente morendo di fame”.
“Gli attacchi dall’aria, dalla terra e dal mare sono intensi, continui e diffusi”, ha detto, aggiungendo che alla gente di Gaza “viene detto di muoversi come flipper umani – rimbalzando tra frammenti sempre più piccoli del sud, senza nessuna delle basi per sopravvivenza”.
Il Segretario generale ha inoltre ribadito la sua “condanna senza riserve” dei brutali attacchi di Hamas contro Israele il 7 ottobre, sottolineando di essere “sconvolto” dalle notizie di violenza sessuale. “Non esiste alcuna giustificazione possibile per l’uccisione deliberata di circa 1.200 persone, tra cui 33 bambini, il ferimento di altre migliaia e la presa di centinaia di ostaggi”, ha affermato, aggiungendo “allo stesso tempo, la brutalità perpetrata da Hamas non potrà mai giustificare la punizione collettiva di il popolo palestinese”. “Sebbene il lancio indiscriminato di razzi da parte di Hamas contro Israele e l’uso di civili come scudi umani contravvengano alle leggi di guerra, tale condotta non assolve Israele dalle sue stesse violazioni”, ha aggiunto Guterres, sottolineando che il diritto internazionale umanitario comprende l’obbligo di proteggere i civili e di garantire che i bisogni essenziali dei civili siano soddisfatti, anche facilitando la consegna senza ostacoli degli aiuti umanitari.
Quindi Guterres ha tirato fuori la frase ad effetto: la popolazione di Gaza “sta guardando nell’abisso”, quindi ha invitato la comunità internazionale a fare “tutto il possibile” per porre fine a questa dura prova. “Esorto il Consiglio a non risparmiare sforzi per spingere per un immediato cessate il fuoco umanitario, per la protezione dei civili e per la consegna urgente di aiuti salvavita”, ha affermato, ricordando anche l’importanza della soluzione a due Stati, basata sulle Nazioni Unite. risoluzioni e diritto internazionale, con Israele e Palestina che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza. “Ciò è vitale per gli israeliani, i palestinesi e per la pace e la sicurezza internazionali. Gli occhi del mondo – e gli occhi della storia – stanno guardando”, ha concluso.
Quando è intervenuto l’ambasciatore Riyad Mansour, dello Stato “osservatore” della Palestina presso le Nazioni Unite, ha delineato l’impatto degli attacchi israeliani, affermando che il bombardamento “ha posto ogni possibile ostacolo all’accesso e agli aiuti umanitari”.
“E dovremmo tutti fingere che questa aggressione non miri alla distruzione del popolo palestinese nella Striscia di Gaza, quando ha assediato e bombardato il nostro popolo e lo ha privato di ogni necessità di vita?”, ha chiesto Mansour. “Continuo a leggere sui media che Israele non ha obiettivi di guerra chiari, dovremmo fingere di non sapere che l’obiettivo è la pulizia etnica della Striscia di Gaza?” ha continuato il diplomatico palestinese, affermando che se qualcuno dice di essere contrario alla distruzione e allo sfollamento del popolo palestinese, deve essere a favore di un cessate il fuoco immediato.
“Hundreds of people will be killed by this time tomorrow…then hundreds more, then thousands, not by mistake but by design” – Riyad H. Mansour, Ambassador of the Permanent Observer Mission of the State of Palestine to the UN pic.twitter.com/T925339gUx
— UN News (@UN_News_Centre) December 8, 2023
“Quando rifiuti di chiedere un cessate il fuoco, ti rifiuti di chiedere l’unica cosa che può porre fine ai crimini di guerra, ai crimini contro l’umanità e al genocidio. Questo è il modo in cui Israele conduce la guerra, attraverso le atrocità”, ha detto l’inviato palestinese.
Mansour ha osservato che lo scopo della guerra di Israele non è la sicurezza, ma “prevenire per sempre qualsiasi prospettiva di pace palestinese”. “Queste intenzioni sono chiare nella Striscia di Gaza così come in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est”, ha affermato, sottolineando anche l’universalità del diritto internazionale, affermando che “l’eccezionalismo israeliano deve finire, e deve finire adesso”. “Smettetela di riscrivere il diritto internazionale per adattarlo ai crimini israeliani e smettetela di chiedere il rispetto del diritto internazionale sostenendo un attacco che lo ha fatto a pezzi”, ha detto Mansour.
“Il popolo palestinese non morirà invano, il popolo palestinese merita rispetto… ce lo siamo guadagnato, abbiamo pagato il prezzo più alto per porvi fine… mostrateci rispetto, non a parole ma nei fatti, mostrateci rispetto per le nostre vite e i nostri diritti”, ha aggiunto l’inviato palestinese al Palazzo di Vetro.
Subito dopo ecco prendere la parola Gilad Erdan, ambasciatore di Israele, che ha affermato che nonostante l’impatto della guerra della Russia contro l’Ucraina, nemmeno una volta l’articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite è stato invocato dall’attuale Segretario generale, citando altri conflitti devastanti che hanno destabilizzato intere regioni.
Erdan ha affermato che la stabilità regionale in Medio Oriente potrà “essere raggiunta solo una volta eliminato Hamas”. Richiedere un cessate il fuoco non raggiungerebbe questo scopo, ha insistito il diplomatico israeliano, dicendo che il 6 ottobre era avvenuto un cessate il fuoco, ma il giorno successivo “migliaia di nazisti di Hamas” hanno compiuto un massacro come non si vedeva dai tempi dell’Olocausto.
Erdan ha detto che se Hamas non fosse distrutto, il gruppo compierebbe atrocità “ancora e ancora”. Gli abitanti di Gaza sono stati costretti a vivere in povertà, ha detto, e chiedere un cessate il fuoco garantirebbe che la sofferenza e i combattimenti continuino. Quindi Erdan ha detto che un cessate il fuoco inviarebbe un messaggio chiaro: “Hamas è perdonato per le sue atrocità deliberate, e l’oppressione degli abitanti di Gaza da parte di Hamas riceve il via libera dalla comunità internazionale”.
L’ambasciatore israeliano ha affermato che l’arma principale di Hamas è il terrorismo e sta cercando di “massimizzare le vittime civili” per esercitare sempre più pressione su Israele affinché ceda, aggiungendo che Hamas è la causa principale della situazione a Gaza, eppure non c’è stata “nessuna responsabilità per la loro malvagità”, chiedendosi perché Hamas non sia stato ritenuto responsabile delle sue azioni.
Erdan ha detto che le cisterne di carburante e le forniture mediche erano state autorizzate a entrare a Gaza durante il cessate il fuoco da parte di Israele, ma Hamas aveva violato i termini dell’accordo, ha aggiunto. Con 138 ostaggi ancora detenuti “Hamas non ha nemmeno permesso alla Croce Rossa di visitarli e di dare alle loro famiglie il più elementare segno di vita. Questo è un crimine di guerra abominevole”, ha affermato Erdan.
Infine Erdan ha sostenuto che Israele continuerà con la sua missione, sostenendo “ogni iniziativa umanitaria”, ma la distruzione di Hamas è l’unica opzione.
Quando ha preso la parola l’ambasciatore Robert Wood, vice rappresentante permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, si potevano già intuire le intenzioni dell’amministrazione di Joe Biden a porre il veto. Il diplomatico americano ha prima affermato che la mancata condanna da parte del Consiglio di Sicurezza degli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre, compresi gli atti di violenza sessuale e altri mali impensabili, costituisce una grave violazione morale. “Ciò sottolinea la fondamentale disconnessione tra le discussioni che abbiamo avuto in quest’Aula e le realtà sul campo”, ha affermato Wood, aggiungendo che una “parte innegabile di questa realtà” è che se Israele deponesse unilateralmente le armi oggi, Hamas continuerebbe a tenere ostaggi.
L’ambasciatore Wood ha dichiarato che ad oggi Hamas continua a rappresentare una minaccia per Israele e resta al comando di Gaza, sottolineando che nessun governo permetterebbe che una simile minaccia continui a rimanere ai suoi confini, dopo eventi come i massacri del 7 ottobre. “Per questo motivo, mentre gli Stati Uniti sostengono fermamente una pace duratura in cui sia Israele che Palestina possano vivere in pace e sicurezza, non supportiamo le richieste di un cessate il fuoco immediato. Ciò non farebbe altro che gettare i semi per la prossima guerra, perché Hamas non ha alcun desiderio di vedere una pace duratura, di vedere una soluzione a due Stati”, ha detto Wood.
Nelle sue osservazioni, l’Ambasciatore degli Stati Uniti ha anche affermato che Israele deve rispettare il diritto internazionale umanitario e condurre le proprie operazioni in modo da ridurre al minimo i danni civili. Per sostenere questo e proteggere i civili, gli Stati Uniti hanno sostenuto la creazione di un efficace meccanismo di deconflitto umanitario con le Nazioni Unite, di cui monitora anche l’attuazione. “In ogni conversazione abbiamo anche sottolineato che Israele deve evitare ulteriori sfollamenti di massa di civili nel sud di Gaza, molti dei quali erano precedentemente fuggiti dalla violenza”, ha affermato il diplomatico americano, aggiungendo: “Israele deve garantire ulteriormente che esista un sostegno umanitario sufficiente per gli sfollati”, osservando inoltre che i civili sfollati a Gaza devono avere l’opportunità di ritornare non appena le condizioni lo consentiranno. “Non devono esserci spostamenti o riduzioni durevoli del territorio di Gaza. In nessun caso gli Stati Uniti sosterrebbero il trasferimento forzato dei palestinesi da Gaza o dalla Cisgiordania”, ha concluso Wood.
Era atteso l’intervento della Francia (nel video sopra l’intervento dell’ambasciatore de Riviére davanti ai giornalisti prima della riunione, in cui il diplomatico diceva che bisognava rinviare il voto se non c’era ancora il consenso di tutti perché il veto sarebbe stato un disastro), perché ultimamente Parigi ha allontanato le sue posizioni (e i suoi voti) rispetto agli USA e UK nel Consiglio di Sicurezza riguardo alla crisi tra Israele e Gaza. L’Ambasciatore Nicolas de Rivière, ha ribadito l’appello della Francia per “una nuova, immediata e duratura tregua umanitaria”, che deve portare a un cessate il fuoco permanente.
Per il diplomatico francese si deve agire e continuare la mobilitazione collettiva per la popolazione di Gaza e considerata la gravità della situazione, ha detto che la Francia deplora la decisione delle autorità israeliane di non rinnovare il visto di Lynn Hastings, la coordinatrice residente delle Nazioni Unite.
De Riviere ha detto anche che si deve anche porre fine alle azioni di Hamas ed “è inaccettabile che questo Consiglio di Sicurezza non abbia ancora potuto condannare questi atti”, ha affermato riferendosi agli atti terroristici del 7 ottobre e su questo punto affiancando la posizione francese a quella degli altri paesi occidentali + Giappone. Israele può contare sulla Francia per combattere Hamas, ha detto il diplomatico francese, che, insieme agli altri gruppi, deve rilasciare tutti gli ostaggi che tiene a Gaza, immediatamente e senza condizioni. Altrettanto preoccupante è la situazione in Cisgiordania. De Riviere ha riaffermato la ferma condanna delle recenti decisioni riguardanti la colonizzazione e la violenza esercitata dai gruppi di coloni israeliani contro i palestinesi.
Anche la Francia (come hanno già fatto gli USA) sta valutando misure per vietare i viaggi e congelare i beni. Ma “quello che conta adesso è ripristinare un orizzonte politico, sulla base dell’unica soluzione percorribile”, quella di due Stati che convivano fianco a fianco in pace e sicurezza. De Riviere ha detto che il presidente francese Macron è pienamente impegnato e continua le discussioni con i partner della regione per arrivare ad una risoluzione.
Nel tardo pomeriggio, incrociando l’ambasciatore de Riviére nei corridoi del Palazzo di Vetro, gli abbiamo chiesto cosa ne pensasse del risultato della risoluzione terminato con il veto degli USA. “Un disastro”, ha detto il diplomatico francese, facendo una smorfia alla quale non serviva aggiungere altro.
Sotto video della diretta