Il mondo è in tensione per le guerre che invece di placarsi aumentano d’intensità, come in Ucraina e Gaza, e così anche i leader delle nazioni prestano meno attenzione a quella che invece resta la “madre di tutti i problemi” continuando ad assillare il pianeta: il cambiamento climatico. Almeno secondo l’ultimo rapporto rilevato lunedì dalle Nazioni Unite, che registrando l’aumento delle temperature globali e le emissioni di gas serra (GHG) che raggiungono livelli senza precedenti, sostiene più che mai necessaria un’azione drammatica sul clima per allontanare il mondo dalla catastrofe che il cambiamento climatico invece sta provocando.
Il rapporto sul divario delle emissioni del 2023, pubblicato lunedì dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), portava un messaggio chiaro: a meno che i paesi non intensifichino l’azione per il clima e non mantengano più di quanto promesso negli impegni per il 2030, il mondo si dirige verso un calo di 2,5-2,9°C. aumento della temperatura rispetto ai livelli preindustriali.

A presentare il rapporto da Nairobi, c’era collegata via video col Palazzo di Vetro di New York, la direttrice esecutiva dell’UNEP Inger Andersen. A cercare di sostenere l’allarme della Andersen, c’era nel quartier generale dell’ONU con i giornalisti anche il Segretario generale António Guterres, che ha lanciato un potente appello ai leader mondiali: “Il divario nelle emissioni è più simile a un canyon delle emissioni: un canyon disseminato di promesse non mantenute, vite spezzate e record infranti”, sottolineando che il cambiamento deve iniziare dall’alto. “Tutto questo è un fallimento della leadership, un tradimento dei più vulnerabili e un’enorme opportunità mancata”.
Ribadendo che le energie rinnovabili non sono mai state così economiche o accessibili, Guterres ha esortato i leader a “eliminare la radice avvelenata della crisi climatica: i combustibili fossili”.
Il capo dell’ONU ha quindi invitato i paesi a impegnarsi ad eliminare gradualmente i combustibili fossili con un quadro temporale chiaro allineato al limite di 1,5°C, così come quelli che non hanno ancora fatto, ad annunciare i loro contributi al Fondo verde per il clima e al nuovo Fondo per le perdite e le perdite. Fondo danni per “iniziare alla grande”.

Quando a Guterres sono state fatte domande, per lo più erano sulla situazione a Gaza. Quando in una di queste, si chiedeva se gli intensi conflitti nel mondo sono una distrazione o un’opportunità per la conferenza in arrivo sul clima, il Segretario Generale ha replicato che l’attenzione non è calata solo sul clima: “Innanzitutto è chiaro che abbiamo una distrazione rispetto alle grandi sfide che la comunità internazionale si trova ad affrontare in relazione al cambiamento climatico, in relazione alle drammatiche disuguaglianze nel mondo, in relazione al problema delle tecnologie che può cambiare il mondo senza una regolamentazione efficace…”.
Intanto Andersen durante il suo collegamento dal Kenya ha ribadito che nessuna persona o economia viene lasciata indenne dai cambiamenti climatici, sottolineando l’urgente necessità di “smettere di stabilire record indesiderati sulle emissioni di gas serra, sulle temperature massime globali e sulle condizioni meteorologiche estreme”.
“Dobbiamo invece togliere l’ago dallo stesso vecchio solco di ambizioni insufficienti e azione insufficiente, e iniziare a stabilire altri record: sulla riduzione delle emissioni, sulle transizioni verdi e giuste e sulla finanza climatica”, ha sottolineato Andersen.
20,000 children are displaced daily due to weather-related disasters.
The climate emergency puts children’s rights to health, nutrition & safe water at risk.
On #WorldChildrensDay, UNEP joins @unicef’s call on world leaders to #ActNow for every child. https://t.co/PmZ0yLEdUe pic.twitter.com/ffj0qqQ3HA
— UN Environment Programme (@UNEP) November 20, 2023
Per tornare sulla buona strada per l’aumento della temperatura di 2°C rispetto ai livelli preindustriali, le emissioni devono essere ridotte almeno del 28% rispetto agli scenari attuali. Per portarlo entro il limite di 1,5°C sarà necessario un taglio del 42%. Se non cambia nulla, nel 2030, le emissioni saranno di 22 Gigatonnellate superiori a quelle consentite dal limite di 1,5°C – circa il totale delle attuali emissioni annuali di Stati Uniti, Cina e Unione Europea (UE) messe insieme.
We are breaking all the wrong records. @UNEP’s #EmissionsGap report puts us on track to limit global temperature rise to b/w 2.5 – 2.9°C. We need new records on emissions cuts, green & just transitions, climate finance – all starting now.https://t.co/XqYiBZgoKD
— Inger Andersen (@andersen_inger) November 20, 2023
L’appello arriva a soli dieci giorni dall’inizio della conferenza sui cambiamenti climatici COP28 a Dubai, dove il primo bilancio globale dell’attuazione dell’accordo di Parigi consisterà nel concludere e informare il prossimo ciclo di contributi nazionali determinati (NDC) che i paesi dovrebbero presentare 2025, con obiettivi per il 2035. L’ambizione globale nella prossima tornata di NDC deve portare le emissioni di gas serra nel 2035 a livelli coerenti con i percorsi di 2°C e 1,5°C. Nello scenario più ottimistico, in cui tutti gli NDC condizionali e gli impegni per un obiettivo di zero emissioni nette fossero rispettati, si potrebbe raggiungere la limitazione dell’aumento della temperatura a 2,0°C. Tuttavia, gli impegni di zero emissioni non sono attualmente considerati credibili: nessuno dei paesi del G20 sta riducendo le emissioni a un ritmo coerente con i propri obiettivi di zero emissioni. Anche nello scenario più ottimistico, la probabilità di limitare il riscaldamento a 1,5°C è solo del 14%.
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