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Dopo un anno di suppliche, il Consiglio di Sicurezza Onu in soccorso di Haiti

Con 13 sì passa la risoluzione 2699 che autorizza una forza guidata dal Kenya per salvare la popolazione haitiana dalle gang. Cina e Russia si astengono

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Dopo un anno di suppliche, il Consiglio di Sicurezza Onu in soccorso di Haiti

Il momento dell'astensione di Cina e Russia durante il voto della risoluzione per inviare una forza di polizia internazionale ad Haiti (Foto VNY)

Time: 6 mins read

Ad un anno dalla richiesta inoltrata dal governo haitiano e rilanciata più volte dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato oggi pomeriggio la risoluzione 2699 – 13 voti a favore e due astenuti, Cina e Russia –  redatta dagli Stati Uniti ed Ecuador per l’invio di una forza multinazionale non-Onu – con forze  principalmente del Kenya – per sgominare le gang che hanno preso “in ostaggio” la popolazione di Haiti.

La risoluzione 2699 non approva una missione delle Nazioni Unite, ma una “missione multinazionale di sostegno alla sicurezza” che viene creata “per un periodo iniziale di dodici mesi”, con una rivalutazione dopo 9 mesi. L’obiettivo della missione è “fornire supporto operativo alla polizia haitiana” nella lotta contro le bande criminali, aiutare a proteggere scuole, porti, ospedali e aeroporti e “migliorare le condizioni di sicurezza ad Haiti”, si legge nella risoluzione. Inoltre la missione, in cooperazione con le autorità haitiane, potrebbe cercare di “prevenire la perdita di vite umane, adottare misure di emergenza temporanee e proporzionate in via eccezionale”, in particolare mediante arresti, nel rispetto del diritto internazionale. Il testo non specifica la dimensione della missione.

Il governo haitiano non ha richiesto una forza ONU e quindi il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha suggerito solo una forza multinazionale senza bandiera ONU ma autorizzata dal Consiglio di Sicurezza. La ragione principale è che l’ultima missione dell’Onu ad Haiti (Minustah), presente dal 2004 al 2017, aveva acceso aperte contestazioni nel paese per aver portato il colera sull’isola, provocando un’epidemia che ha causato più di 10.000 morti. Questo però spiegherebbe solo in parte perché la futura forza guidata dal Kenya non sarà creata sotto la bandiera dell’Onu.

People protest on the streets of Port-au-Prince in crisis-torn Haiti. (© UNICEF/Roger LeMoyne and U.S. CDC )

L’ambasciatrice degli USA Linda Thomas-Greenfield, che non era presente al momento del voto dentro il Consiglio, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una storica risoluzione – scritta in collaborazione da Stati Uniti ed Ecuador – per autorizzare una missione Multinational Security Support (MSS) per Haiti. Il governo haitiano e la società civile, le Nazioni Unite e altri partner internazionali chiedono da tempo questa missione, che fornirà assistenza internazionale fondamentale alla polizia nazionale haitiana per affrontare la violenza delle bande e aprire la strada verso la stabilità a lungo termine ad Haiti. La missione dimostra la capacità delle Nazioni Unite di galvanizzare l’azione collettiva, ma il voto di oggi è solo il primo passo: ora inizia il lavoro per far decollare la missione”.

Poi Thomas-Greenfield ha ringraziato a nome degli Stati Uniti “il Kenya per aver considerato positivamente la guida della missione e accolgono con favore gli impegni di Antigua e Barbuda, Bahamas, Giamaica e altri per il personale della missione”.

Il Consiglio di Sicurezza finalmente risponde alle suppliche del primo ministro haitiano Ariel Henry, che fino a pochi giorni fa, aveva ribadito la sua richiesta di una forza internazionale nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “In nome delle donne e delle ragazze violentate ogni giorno, delle migliaia di famiglie allontanate dalle loro case, dei bambini e dei giovani di Haiti, a cui è stato negato il diritto all’istruzione, in nome di tutto un popolo che è vittime della barbarie delle bande, esorto la comunità internazionale ad agire rapidamente”. Oggi alla riunione del Consiglio di Sicurezza, ha partecipato il ministro degli Esteri di Haiti, Jean Victor Geneu, al quale poi all’uscita abbiamo posto delle domande.

L’obiettivo della forza “multinazionale”, sarà quello di rinforzare la polizia nazionale haitiana, che con soli 10.000 agenti su una popolazione di undici milioni di abitanti, non è riuscita finora a contenere le gang di criminali che a Port au Prince e nelle altre città, hanno ucciso, violentato, sequestrato e terrorizzato la popolazione civile.

Dopo l’omicidio del presidente della repubblica Jovenel Moisé, il 7 luglio 2021, il paese caraibico, già provato da recenti terremoti e da una economia tra le più povere del mondo, è precipitato nel caos. Statistiche dell’ONU indicano che fra l’1 gennaio e il 9 settembre di quest’anno sono stati registrati 3.000 omicidi, mentre 1.500 persone sono state sequestrate.  Sempre secondo l’Onu circa 200.000 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case a causa dell’insicurezza e delle minacce delle bande armate.

April, 26, 2023: A wide view of the Security Council meeting on the question concerning Haiti. The Council heard a report of the Secretary-General on the United Nations Integrated Office in Haiti (BINUH). On the screen is Ghada Fathi Waly, Executive Director of the United Nations Office on Drugs and Crime. (UN Photo/Manuel Elías)

Dopo il voto, è in corso Il dibattito al Consiglio di Sicurezza, che per il mese di ottobre è presieduto dal Brasile, iniziato alle quattro del pomeriggio ora di New York. Per l’approvazione della risoluzione erano necessari almeno nove voti sui 15 disponibili, e nessun veto da parte dei cinque membri permanenti. Con la loro astensione, Russia e Cina hanno fatto approvare la risoluzione ma senza appoggiarla con un voto di sostegno.

A luglio, durante una visita nella capitale haitiana, Port-au-Prince, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres aveva ripetuto che era necessaria un’azione immediata: “La gravità della situazione richiede la nostra attenzione urgente e continua. Dobbiamo mettere le vittime e la popolazione civile al centro delle nostre preoccupazioni e priorità” aveva detto Guterres, aggiungendo che “se non agiamo adesso, l’instabilità e la violenza avranno un impatto duraturo su generazioni di haitiani. Ribadisco il mio appello a tutti i partner affinché aumentino il loro sostegno alla polizia nazionale, sotto forma di finanziamenti, formazione o attrezzature”.

The UN Secretary General, Antonio Guterres, speaks at a press conference during his visit to the country, in Port-au-Prince, Haiti, 01 July 2023. The Secretary General of the UN, António Guterres, arrived this 01 July in the capital of Haiti for a visit in which he will meet with his Prime Minister, Ariel Henry, and will demand the support of the international community for the country in the serious crisis it is going through, according to the organization. EPA/Johnson Sabin

La questione è stata ancora una volta in cima all’ordine del giorno del dibattito generale della 78a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si è conclusa martedì.

Nel suo discorso, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha affermato che “il popolo di Haiti non può aspettare ancora a lungo” e Luis Rodolfo Abinader Corona, presidente della Repubblica Dominicana, che condivide l’isola di Hispaniola con Haiti, ha chiesto “un rilancio della nostra collettiva determinazione nel creare un futuro più sicuro, inclusivo e sostenibile per Haiti”.

Uno dei principali punti critici è sempre stato quale paese si sarebbe fatto avanti per guidare quella che potrebbe essere una missione molto complicata e rischiosa. Il Primo Ministro haitiano ha affermato che ci sono 162 gruppi armati con 3.000 “soldati” in tutto il paese.

Alla fine di luglio, il Kenya ha annunciato che stava valutando la possibilità di guidare lo sforzo multinazionale di sostegno alla sicurezza ad Haiti. Funzionari kenioti hanno visitato Haiti e hanno tenuto colloqui con i leader haitiani e regionali, tra gli altri, riguardo al mandato e alla portata di tale operazione.

Il presidente keniano William Ruto ha dichiarato all’Assemblea Generale che gli haitiani “soffrono immensamente per l’amara eredità della schiavitù, del colonialismo, del sabotaggio e dell’abbandono”, aggiungendo che affrontare la situazione è stata “la prova definitiva della solidarietà internazionale e dell’azione collettiva”. Le nazioni caraibiche e i membri del gruppo regionale CARICOM, tra cui Giamaica, Bahamas e Antigua e Barbuda, hanno espresso la loro disponibilità a sostenere la missione.

È importante notare che la missione di sicurezza sarà approvata dall’ONU ma non sarà un’operazione delle Nazioni Unite, a differenza della MINUSTAH, la missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite ad Haiti, conclusasi nel 2017.

UNDP/Borja Lopetegui Gonzalez )

Il presidente Ruto del Kenya ha affermato che la missione, che potrebbe includere 1.000 dipendenti keniani, sarà “ben dotata di risorse ed efficace”. Il primo ministro Henry ha chiesto il “forte sostegno” del personale di polizia e militare per sostenere l’HNP, le forse di pubblica sicurezza haitiane. Ha aggiunto che questo sostegno è “indispensabile per sconfiggere le bande criminali, ristabilire l’ordine e creare un ambiente favorevole al corretto funzionamento dello Stato”.

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU quindi oggi ha autorizzato una missione armata che però non avrà i “caschi blu” ONU. I 15 membri del Consiglio hanno preso in considerazione l’approvazione di quella che è nota come disposizione del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, che autorizza l’uso della forza dopo che tutte le altre misure per mantenere la pace e la sicurezza internazionale sono state esaurite.

Some 200,000 Haitians, mainly in Port-au-Prince (pictured) have been forced by insecurity to flee to temporary locations. (Photo UNOCHA/Giles Clarke

Nel frattempo, le Nazioni Unite continuano a sostenere Haiti su più fronti. Una missione politica, conosciuta con il suo acronimo francese, BINUH, continua a sostenere gli sforzi del governo per rafforzare la stabilità politica e il buon governo, compreso lo stato di diritto.

Le agenzie delle Nazioni Unite stanno inoltre fornendo aiuti umanitari immediati agli haitiani colpiti da violenza, insicurezza e disastri naturali come il terremoto dell’agosto 2021. E stanno supportando le autorità nazionali e le istituzioni pubbliche nel ripristinare i risultati ottenuti in termini di sviluppo sostenibile a lungo termine. Ciò include il rafforzamento di un’economia inclusiva e dell’amministrazione della giustizia, garantendo la fornitura e l’accesso ai servizi sociali di base e migliorando la gestione dei rischi multidimensionali.

 

 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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