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La disfida europea sui migranti africani: Meloni von der Leyen vs Schlein Borrell

Il capo del governo italiano a New York per l'Assemblea Generale ONU mentre si affilano i lunghi coltelli della propaganda elettorale dell'UE sull'immigrazione

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
La disfida europea sui migranti africani: Meloni von der Leyen vs Schlein Borrell

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni la scorsa domenica a Lampedusa (Foto Palazzo Chigi)

Time: 6 mins read

Più le elezioni per il parlamento europeo si avvicinano e più la questione migranti dall’Africa “già scoppiata”, diventa la clava con cui tutte le forze politiche europee cercheranno di colpire l’avversario sul problema ormai tallone d’Achille di tutti i governi d’Europa.

Così il giorno dopo che la leader del governo italiano Giorgia Meloni era riuscita ad assestare un gran colpo portando a Lampedusa Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea,  proprio nelle stesse ore in cui il vice premier Matteo Salvini ospitava la “anti-Europa” Marie Le Pen nell’adunata dei leghisti, ecco che il britannico The Guardian fa il gran dispetto di pubblicare il resoconto di una lettera “interna” alla Commissione europea che rimescola le carte appena giocate.

Nella lettera, l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, dichiara che il servizio giuridico del Consiglio Ue e alcuni Paesi membri – Germania e Lussemburgo in primis – hanno mosso riserve di metodo e di merito all’intesa firmata da von der Leyen con la premier Meloni (e l’olandese Mark Rutte) con Tunisi nel luglio scorso. Secondo quanto scrive Borrell, il Memorandum siglato con il  presidente tunisino Kais Saied non solo non garantisce il rispetto dei diritti dei migranti ma è stato firmato da von der Leyen, Rutte e Meloni senza l’adeguata partecipazione del Consiglio europeo. Le critiche Borrell le ha trasmesse al commissario Oliver Varhelyi e alla stessa von der Leyen.

Josep Borrell, High Representative of the European Union for Foreign Affairs and Security Policy, during the press conference at the UE Mission in New York (Photo VNY)

Tutti i fondi promessi a Saied dopo l’accordo firmato a Cartagine, intanto, devono ancora arrivare nelle casse vuote dello stato tunisino. Appare  probabile che l’ondata di barchini con migliaia di disperati migranti (e non pochi rifugiati) scaraventata su Lampedusa la scorsa settimana  – e nelle ultime ore “miracolosamente” rallentata – sia stata l’“avvertimento” di un regime tunisino altrettanto disperato e che non intende più aspettare l’esborso dei soldi europei.

Lunedì, dopo lo “scoop” del Guardian, non si è fatta attendere la reazione della premier Meloni, che durante il consiglio dei ministri, secondo i resoconti di agenzia, ha affermato: “Ora il Governo seguirà con grande attenzione, passo dopo passo, gli impegni che l’Europa si è assunta con l’Italia, a partire dall’impegno per sbloccare in tempi rapidi le risorse previste dal Memorandum con la Tunisia. Al prossimo Consiglio europeo informale di ottobre l’Italia chiederà agli altri Stati membri di assumere le decisioni necessarie e conseguenti, soprattutto in tema di blocco delle partenze illegali dal Nord Africa”.

A handout photo made available by the Tunisia Presidency’s press service shows Dutch Prime Minister Mark Rutte (L), European Commission President Ursula Von der Leyen (2-L), and Italian Prime Minister Giorgia Meloni (R) attending a meeting with Tunisian President Kais Saied (2-R) at the presidential palace in Carthage, Tunis, Tunisia, 16 July 2023, to discuss a proposed migration deal between the European Union (EU) and Tunisia. EPA/TUNISIA PRESIDENCY /

Quindi ecco le accuse di Meloni contro le forze politiche di sinistra che in Italia e in Europa remano contro: “La lotta all’immigrazione illegale di massa e ai trafficanti di esseri umani è una battaglia epocale per l’Italia e per l’Europa. Da questo punto di vista dispiace constatare che parte delle forze politiche italiane ed europee, per ragioni ideologiche o, peggio, per calcolo politico, remino contro e facciano di tutto per smontare il lavoro che si sta portando avanti. Mi riferisco alla lettera dell’Alto rappresentante per la politica estera europea Borrell, agli appelli dei socialisti europei e alle prese di posizione di diversi esponenti della sinistra ma non solo. Tutte azioni che vanno nella medesima direzione di provare a sostenere che nessuno dei Paesi del Nordafrica è uno Stato sicuro con il quale è possibile accordarsi per fermare le partenze o per rimpatriare gli immigrati illegali”, ha concluso Meloni parlando ai suoi ministri, sempre secondo i resoconti d’agenzia.

A handout photo made available by CHIGI PALACE PRESS OFFICE shows Italian Premier Giorgia Meloni, EU Commission President Ursula von der Leyen watch the dozens of small boats moored in front of the quay, on which hundreds of migrants have arrived in recent weeks, in Lampedusa, Italy, 17 September 2023. The prime minister of Italy and the president of the European Commission arrived on the island of Lampedusa as tensions rise over an increase in migrant arrivals.     EPA/FILIPPO ATTILI

Mentre Meloni parlava così a Roma, a fargli eco da New York c’era il suo vice presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, che da dentro il Palazzo di Vetro dell’ONU – è arrivato un giorno prima di Meloni per partecipare all’apertura della conferenza sugli obiettivi di sviluppo sostenibile – ai giornalisti che gli chiedono cosa pensi della lettera di Borrell che criticava l’intesa raggiunta dall’Italia con la Tunisia, replicava con tono perentorio: “Quando la commissione europea firma un accordo quell’accordo va rispettato”. “Sul tema immigrazione – ha aggiunto Tajani – siamo stati i primi a sollevare la questione Tunisia e mi auguro che il memorandum firmato dalla Commissione europea e il Consiglio europeo che era informato, come ha detto stamani il portavoce della Commissione europea, non vorrei che ci fosse dall’alto rappresentante del Consiglio un’azione di non condivisione delle scelte fatte dalla commissione europea”.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani interviene al Vertice sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), nell’ambito dell’Assemblea Generale dell’ONU, presso il Palazzo delle Nazioni Unite, New York, 18 settembre 2023, ANSA/VINCENZO LIVIERI

Così quando poi nel tardo pomeriggio di lunedì a New York, dopo una riunione avuta con tutti i ministri degli Esteri dell’UE,  l’alto commissario Borrell si presenta davanti ai giornalisti per rilasciare delle dichiarazioni sui temi affrontati dall’Assemblea Generale ONU che martedì apre la riunione di alto livello, una collega riesce a chiedergli cosa pensi del problema emigrazione dall’Africa verso l’Europa ( senza accennare però alla lettera di critica all’accordo di Tunisi), e il tono di Borrell appariva di colpo “morbido” nei confronti dell’Italia – Nell’incontro ha forse avuto un “chiarimento”  col ministro Tajani? Mentre scriviamo non siamo riusciti ad avere la conferma che i due abbiamo affrontato l’argomento Tunisia durante la riunione dei 27 a New York).

“Sui migranti capisco la grande pressione che l’Italia deve sopportare” ha risposto Borrell ai giornalisti, continuando con un tono tutto nuovo: “Ci sono arrivi in grandi numeri e sicuramente dobbiamo continuare a lavorare per evitare che le persone si mettano in mare, rischino la loro vita, violino i confini dell’Ue e creino problemi per i paesi che devono riceverli. C’è un senso di urgenza, e su questo sono d’accordo con il ministro degli Esteri Antonio Tajani, serve una strategia di lungo termine per controllare la migrazione attraverso le cause alla radice, che sono la mancanza di sviluppo, la mancanza di prospettive economiche”. E proprio sul fronte di un maggiore impegno delle Nazioni Unite in Africa, pallino del ministro Tajani in questi giorni, anche Borrell ha subito risposto: “Sì, perchè no?”.

Già perché no? Peccato che proprio lo stesso giorno di lunedì il portavoce del Segretario Generale Antonio Guterres, ci ha risposto che nessuno avrebbe obiezioni nelle agenzie ONU come UNHCR e IOM se non fosse per un problema affatto trascurabile: con quali soldi?

Meloni martedì la vedremo a New York, mentre all’Assemblea Generale ascolta i discorsi di Guterres, Biden e anche Zelensky con ovviamente il focus sulla guerra in Ucraina (Lei invece parlerà mercoledì sera). A quanto pare è partita da Roma per New York, come ha appena detto ai suoi ministri, soddisfatta dal “piano in dieci punti presentato ieri – domenica ndr –  a Lampedusa dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen”. Infatti per Meloni, questo piano  “è, per certi versi, sorprendente, perché perfettamente in linea con quel cambio di paradigma che questo Governo ha sostenuto fin dal suo insediamento e che ora si è affermato a livello europeo. E che prevede di difendere i confini esterni dell’Unione europea e fermare a monte i trafficanti di esseri umani e l’immigrazione illegale di massa”. A quanto si apprende, nel corso del cdm avrebbe anche detto: “‘Decidiamo noi chi entra in Europa, non i trafficanti di esseri umani’. Sono parole pronunciate ieri a Lampedusa dalla von der Leyen, sono parole che abbiamo più volte pronunciato io, Matteo, Antonio e noi tutti. Questa frase può essere considerata il sunto della nuova visione che si è affermata in Europa grazie all’Italia”.

Meloni arriva al Palazzo di Vetro dell’ONU, sempre secondo i resoconti di quello che sarebbe avvenuto alla riunione com i suoi ministri, apparentemente con la grande soddisfazione “per la compattezza e per il grande lavoro di squadra di tutto il governo per far fronte all’emergenza immigrazione e per trovare soluzioni concrete alla forte pressione esercitata dai flussi di immigrati irregolari sulle nostre coste”. Per poi affermare: “La serietà e la credibilità di questo governo hanno fatto sì che, a differenza di quello che accadeva in passato, la Commissione Europea e buona parte delle Nazioni europee si sono schierate sulle stesse posizioni italiane”.

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ospite della trasmissione RAI Porta a porta, condotta da Bruno Vespa, con dietro una gigantografia della segretaria del PD Elly Schlein. Roma, 13 settembre 2023. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Ma le “critiche” rilevate dalla lettera di Borrell a von der Leyen nei confronti degli accordi sull’immigrazione con la Tunisia voluti dall’Italia, non appartengono solo allo spagnolo socialista alto rappresentante per gli affari esteri dell’Europa, ma a tutta la schiera dei socialisti europei, compresi quelli nel Pd in Italia. Per la premier Giorgia Meloni sono i ‘sabotatori’ che “remano contro e fanno di tutto per smontare il lavoro che si sta portando avanti” sulla questione migratoria. Elly Schlein, segretaria del Pd, non si è fatta attendere nella sua replica. ”La presidente del consiglio, che professava l’uscita dall’euro, il blocco navale e il taglio delle accise sulla benzina, la difesa dei lavoratori, tanto per citarne alcuni, si è dimostrata campionessa mondiale di boomerang che poi tornano addosso al Paese”. E quindi le rilancia la palla: “Si ricordi che al governo c’è lei e si impegni a gestire il fenomeno migratorio anziché attaccare l’opposizione, perché a Lampedusa dei suoi slogan traditi non se ne fanno nulla e hanno bisogno di fatti”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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