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L’ambasciatore libico all’ONU: “Nella tragedia il nostro popolo ritrova l’unità”

Taher El-Sonni, rappresentante di Tripoli alle Nazioni Unite, nel fornire i dati spaventosi dell'alluvione, si dichiara ottimista sul futuro della Libia

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
L’ambasciatore libico all’ONU: “Nella tragedia il nostro popolo ritrova l’unità”

La conferenza stampa dell'ambasciatore libico Taher El-Sonni alle Nazioni Unite (Foto VNY)

Time: 5 mins read

“Siamo soddisfatti e grati di come l’ONU sta aiutando il popolo della Libia colpito dalle inondazioni”. Chi parla, con voce che non nasconde l’emozione e gli occhi lucidi di chi ha appena pianto, è l’ambasciatore del governo di Tripoli all’ONU Taher El-Sonni che ha risposto alle domande dei giornalisti al Palazzo di Vetro di New York. Durante una conferenza stampa, il diplomatico – che ha spesso parlato in arabo –  ha fornito le ultime cifre del disastro in suo possesso “che purtroppo sono destinate a essere più elevate”: i morti accertati nella città di Derna colpita sono al momento seimila, ma “l’alluvione ha  distrutto un’intera zona della città che aveva 30 mila abitanti”. Cioè le vittime, in una città che in totale aveva quasi 100 mila abitanti, potrebbero essere anche quattro volte di più di quelle finora accertate.

L’ambasciatore libico ha detto che molte squadre di soccorso internazionali sono ormai arrivate nella zona e che hanno creato persino degli intasamenti per il traffico. Alla nostra domanda su chi stia coordinando le richieste di fornire soccorso alla Libia, i rappresentanti del governo di Tripoli (che l’ambasciatore Taher El-Sonni rappresenta) o quelli del governo di Tobruk, che controlla il territorio dove si trovano le zone colpite dall’alluvione, el-Sonni ha replicato: “In questo momento la Libia è unita, il popolo libico sta mostrando al mondo che dopo una tragedia di questa portata ha messo da parte le divisioni politiche e tutti pensano solo a fornire aiuto alla popolazione colpita”.

8/22/2023: Taher M. El-Sonni, Permanent Representative of the State of Libya to the United Nations, addresses the Security Council meeting on the situation in Libya. (UN Photo/Evan Schneider)

Che una disgrazia di tale dimensioni, almeno possa aiutare la Libia a riappacificarsi trovando la strada che porta alla stabilizzazione del paese con un unico governo? “Io credo di sì”, ha risposto Taher El-Sonni, incitando anche l’ONU “ad approfittare di questa ritrovata unità del popolo libico davanti ad una immane tragedia che l’ha colpito, per spingere il processo che porta alla stabilità del paese”. Insomma un chiaro segnale all’inviato ONU Abdoulaye Bathily e alla missione UNSMIL a non mollare nel cercare di facilitare lo svolgersi delle agognate elezioni che finora sono stata impossibili da organizzare a causa delle spaccature tra le varie fazioni fedeli ai governi di Tripoli o di Tobruk.

Intanto gli operatori umanitari delle Nazioni Unite stanno lavorando senza sosta sul campo in Libia, fornendo gli aiuti disperatamente necessari a migliaia di sopravvissuti all’alluvione che ha lasciato migliaia di morti e altre migliaia di dispersi.

Il disastro si è verificato domenica quando le piogge torrenziali della tempesta Daniel hanno fatto crollare due dighe vicino alla città portuale di Derna, ormai devastata, spingendo interi quartieri in mare. “La situazione è piuttosto terribile, come si può immaginare”, ha detto il rappresentante dell’UNICEF in Libia, Michele Servadei.

“Come UNICEF, abbiamo inviato kit medici e forniture mediche a 10.000 persone. Questo è stato il primo paio di giorni. Abbiamo inviato 1.100 kit igienici, abbiamo inviato kit di abbigliamento, ma è pur sempre una goccia nell’oceano”. Servadei ha detto che è urgentemente necessario sostegno psicosociale oltre a forniture salvavita, “non solo per gli sfollati ma anche per quelli che si trovano nei rifugi”, o che rimangono bloccati dopo aver vissuto “quella terribile notte”.

Darna city in the aftermath of the devastating floods. (© UNICEF/Abdulsalam Alturki )

A Derna ci sono il 30% dei bambini, quindi “il rischio è che una vittima su 3 sia un bambino, anzi anche di più perché i bambini sono i più esposti” ha detto sempre Servadei. “Bisogna monitorare quanti sono separati o accompagnati – ha poi aggiunto Servadei -, quanti hanno perso genitori o famiglia. Inoltre c’è il rischio malnutrizione per i bambini, in molti posti non si è intervenuto per tempo. Servono gli interventi necessari per farli sopravvivere”.

Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP) ha già fornito assistenza alimentare a più di 5.000 famiglie sfollate a causa delle catastrofiche inondazioni. “Queste inondazioni devastanti hanno colpito un paese in cui una profonda crisi politica ha già lasciato così tante persone in una situazione disperata”, ha affermato la direttrice esecutiva del WFP, Cindy McCain.

La Libia è particolarmente vulnerabile all’impatto dei disastri naturali poiché è spaccata con due governi. Dal 2014 il paese è diviso tra un governo ad interim riconosciuto a livello internazionale che opera nella capitale Tripoli e un altro a est, con “capitale” Tobruk, dove sul suo territorio operano anche numerosi gruppi armati.

“Oltre alla tragica perdita di vite umane, migliaia di famiglie a Derna sono ora senza cibo né riparo”, ha osservato McCain. Il WFP ha affermato che l’operazione di emergenza pianificata mirerà a fornire assistenza alimentare mensile a 100.000 persone nelle aree colpite dalle inondazioni per i prossimi tre mesi.

📢⚠️ Flash appeal:

The situation in northeast #Libya in the wake of #StormDaniel is critical.

US$71.4 million is required to provide immediate life-saving aid to 250,000 people affected by the floods and respond to their most urgent and severe needs. 👉 https://t.co/13DNxj6jK0 pic.twitter.com/L1j4RClXpW

— UN Humanitarian (@UNOCHA) September 14, 2023

L’ufficio di coordinamento degli aiuti delle Nazioni Unite, OCHA, giovedì ha lanciato un appello urgente ai donatori per raccogliere 71,4 milioni di dollari per rispondere ai bisogni di circa 250.000 persone colpite dalle inondazioni in Libia nei prossimi tre mesi, affermando che il bilancio delle vittime potrebbe aumentare senza ulteriori aiuti. L’OCHA stima che più di 880.000 persone, in cinque province, vivano in aree direttamente colpite dalla tempesta e dalle inondazioni improvvise. “Tutti sono al lavoro per fornire alle persone quanto più aiuto e sostegno possibile. Le Nazioni Unite stanno dispiegando una squadra solida per sostenere e fornire risorse alla risposta internazionale, in coordinamento con i primi soccorritori e le autorità libiche”, ha affermato il capo dell’OCHA, Martin Griffiths.

Nel frattempo, è una corsa contro il tempo per le squadre di emergenza che cercano i sopravvissuti tra cumuli di detriti. “La portata del disastro provocato dalle inondazioni è scioccante, con interi quartieri cancellati dalle mappe e intere famiglie, colte di sorpresa, travolte dal diluvio d’acqua”, ha detto Griffiths.

Intanto in un tweet,  Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, ha detto di aver incontrato nella sede ONU di Ginevra l’ambasciatrice Lamia Fathi Abusedra sulla tragica situazione in Libia in seguito alle inondazioni. “L’ho rassicurata sul supporto dell’Organizzazione mondiale della sanità. Stiamo inviando forniture mediche, attivando la nostra rete di team medici d’emergenza e rilasciando 2 milioni di dollari dal Fondo per le emergenze”.

La tempesta mortale arriva in un anno senza precedenti di disastri climatici ed eventi meteorologici da record, dagli incendi devastanti alle ondate di caldo eccessive. Mercoledì il professor Petteri Taalas, capo dell’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), ha affermato che la tragedia in Libia evidenzia le conseguenze devastanti e a cascata delle condizioni meteorologiche estreme sugli Stati fragili. Taalas ha sottolineato che ciò dimostra la necessità di sistemi di allerta precoce multi-rischio che abbraccino tutti i livelli di governo e società, in linea con l’impegno delle Nazioni Unite di renderli universali entro il 2027.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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