Dopo l’annuncio delle Nazioni Unite di aver evacuato in fretta una base nel nord del Mali a causa del “deteriormanento delle condizioni di sicurezza”, l’esercito maliano ne ha dichiarato il pieno possesso. Si tratta del campo di Ber, dove da giorni hanno ricominciato a scontrarsi le forze armate locali supportate dal gruppo russo Wagner contro l’alleanza dei ribelli del nord guidata dai Tuareg, che ha il nome di Coordination of Azawad Movements (CMA).
Quest’ultima accusa gli altri due di aver violato il cessate il fuoco. Invece, l’esercito maliano, che non ha confermato né smentito queste insinuazioni, ha riportato vari incidenti con “gruppi terroristi armati” che hanno provocato sei feriti fra i suoi soldati di stanza nella città di Ber, obiettivo dei ribelli.
Dato “il deterioramento delle condizioni di sicurezza”, l’ufficio di MINUSMA, la missione di peacekeeping che sostiene le autorità locali per il mantenimento della pace, ha proceduto a ritirare velocemente i caschi blu, ad aprire le trattative con le autorità locali per trasferirli o ricollocarli in sicurezza e riconsegnare le strutture e i servizi messi a disposizione il prima possibile.
Durante il tragitto da Ber a Timbuctù, uno dei convogli dell’Onu con a bordo alcuni membri del personale e degli equipaggiamenti ha subito due attacchi. Quattro persone sono rimaste ferite, ma non è nulla di grave.
A fine giugno, il Consiglio di Sicurezza aveva approvato la risoluzione di ritiro, sotto espressa richiesta del governo maliano. Entro fine anno, le Nazioni Unite si stanno impegnando per prelevare dal Paese e trasferire in altre missioni 13mila caschi blu e 4mila agenti civili che lavoravano stabilmente in Mali. MINUSMA era stata istituita nel 2013 in seguito a una ribellione dei militari Tuareg legati al gruppo terroristico islamista Al Qaida. È stata una fra le più pericolose organizzate dall’Onu: nell’arco di dieci anni sono morti più di 300 peacekeeper.