Sono tante le crisi umanitarie nel mondo che meritano attenzione e soprattutto aiuti, ma quella nel Corno d’Africa causata dalla carestia ha una potenzialità devastante sulle vite umane con cifre simili a quelle di un conflitto nucleare. Per questo motivo al Palazzo di Vetro dell’ONU, in occasione di un evento co-organizzato dall’Italia con UNOCHA e altri paesi membri, mercoledì è stato annunciato lo stanziamento di altri 2,4 miliardi di dollari per continuare a salvare oltre 32 milioni di persone che restano in pericolo di morire di fame tra l’Etiopia, il Kenya e la Somalia.
Di fronte a cinque stagioni di piogge scarse consecutive, milioni di persone continuano a vivere grazie all’assistenza, ma l’emergenza è tutt’altro che finita e sono urgentemente necessarie ulteriori risorse per evitare un ritorno allo scenario peggiore. Ecco quindi gli impegni presi oggi in occasione di un evento di alto livello co-ospitato dalle Nazioni Unite, e voluto da Italia, Qatar, Regno Unito e Stati Uniti, in collaborazione con i governi di Etiopia, Kenya e Somalia ed Eritrea. A sottolineare l’importanza dell’evento, c’è stato l’intervento del Segretario Generale Antonio Guterres.
Ci vogliono ben 7 miliardi di dollari per rispondere alla crisi umanitaria e la protezione delle persone colpite dalla siccità e dai conflitti nella regione nel 2023. I fondi annunciati oggi consentiranno alle agenzie umanitarie di continuare a sostenere i flussi di aiuti di cibo, acqua, assistenza sanitaria, nutrizione e servizi di protezione.
Con la “crisi sopra la crisi” che minaccia milioni di persone nel Corno d’Africa, la comunità internazionale non può permettersi di restare a guardare, ha dichiarato il segretario generale Guterres. Più di 43 milioni di persone in Etiopia, Kenya e Somalia continuano a soffrire per una delle peggiori siccità della storia recente, causata da cinque stagioni consecutive di scarse piogge.

Anni di conflitto e insicurezza hanno provocato sfollamenti di massa, mentre l’aumento vertiginoso dei prezzi alimentari e, più recentemente, i combattimenti in Sudan, hanno aggravato la situazione. “Dobbiamo agire ora per evitare che la crisi si trasformi in catastrofe”, ha affermato Guterres. “Agiamo insieme ora – con maggiore urgenza e supporto di gran lunga maggiore”. Guterres ha detto di aver visto in prima persona l’impatto devastante della siccità durante le recenti visite in Kenya e Somalia. “In alcune parti del Kenya settentrionale, i paesaggi aridi e il bestiame morto hanno spinto le famiglie a lasciare le loro case in cerca di acqua, cibo e reddito”, ha affermato.
Mentre si trovava nella città somala di Baidoa, Guterres ha incontrato comunità che hanno perso i propri mezzi di sussistenza a causa della siccità e dell’insicurezza, mentre la battaglia contro i militanti di Al-Shabaab continua. “Sono stato profondamente commosso dalle loro lotte. E sono stato ispirato dalla loro resilienza, coraggio e determinazione a ricostruire le loro vite. Ma non possono farlo da soli”, ha detto il Segretario Generale dell’ONU. Il capo delle Nazioni Unite ha assicurato che “l’azione farà la differenza”. L’anno scorso, i donatori hanno fornito assistenza salvavita a 20 milioni di persone e hanno contribuito a evitare una carestia. Guterres ha quindi chiesto un maggiore sostegno ai piani umanitari per la regione che attualmente sono finanziati per meno del 20%.
HL Pledging Event for the #Humanitarian Response in the Horn of Africa ended w/ insightful debates & crucial pledges from the int’l community w/ $2.4Bil.+ allocated to tackle the region’s dramatic crisis.
🇮🇹🙏@antonioguterres, co-hosts & attendants for meaningful participation! pic.twitter.com/Vt0R1FTm2o
— Italy UN New York (@ItalyUN_NY) May 24, 2023
Questo è “inaccettabile”, ha detto, avvertendo che senza un’iniezione finanziaria immediata, “le operazioni di emergenza si fermeranno e le persone moriranno”.
Guterres ha detto che la siccità in Somalia lo scorso anno ha causato 40.000 vittime e la metà erano bambini sotto i cinque anni, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF).
Sebbene le recenti piogge abbiano portato un po’ di sollievo, le comunità vulnerabili stanno ancora affrontando un altro anno di immense difficoltà. “Le persone nel Corno d’Africa stanno pagando un prezzo irragionevole per una crisi climatica che non hanno fatto nulla per causare”, ha affermato Guterres.
“Dobbiamo loro solidarietà. Dobbiamo loro assistenza. E dobbiamo loro una misura di speranza per il futuro. Ciò significa un’azione immediata per garantire la loro sopravvivenza. E significa un’azione sostenuta per aiutare le comunità di tutto il Corno ad adattarsi e costruire la resilienza ai cambiamenti climatici”.
Il Corno d’Africa è l’epicentro di una delle peggiori emergenze climatiche del mondo. Si stima che nel 2022 in Somalia siano morte circa 43.000 persone, molto probabilmente a causa della siccità, metà delle quali potrebbero essere bambini sotto i 5 anni. Milioni rimangono sfollati a causa della siccità e dei conflitti.
L’evento di oggi a New York si è tenuto mentre le piogge stanno iniziando ad alleviare gli impatti della siccità nella regione, ma a sua volta le precipitazioni hanno portato anche nuovi rischi. Le inondazioni hanno già causato danni diffusi e colpito almeno 900.000 persone. Altre inondazioni sono previste entro la fine dell’anno, in parte a causa del previsto fenomeno di El Niño, che potrebbe portare a ulteriori sfollamenti, morti e malattie.
The humanitarian emergency in the #HornOfAfrica is not over.
Already weakened communities face yet another year of severe hardship.With your support, we can help them. pic.twitter.com/PHWA3ZGiuy
— Martin Griffiths (@UNReliefChief) May 24, 2023
Nonostante il sollievo portato dalle piogge, l’Onu ha sottolineato che ci vorranno anni per riprendersi dalla storica siccità e per questo rappresentanti di organizzazioni non governative, Stati membri ed esperti hanno discusso soluzioni, che vanno dall’investimento a lungo termine nelle persone e nelle infrastrutture a modi alternativi per guadagnarsi da vivere e adattarsi ai cambiamenti climatici.
“Accogliamo con favore gli annunci di sostegno per la popolazione del Corno d’Africa, che ha bisogno del nostro impegno costante per riprendersi da una crisi di proporzioni catastrofiche”, ha affermato Joyce Msuya, Assistente del Segretario generale per gli affari umanitari e Vice coordinatrice dei soccorsi di emergenza.
Per l’Italia c’era presente il vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli, mentre il capo della Farnesina e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, intervenendo via video, ha detto che “ora più che mai, con l’aumento dei bisogni umanitari globali, la nostra azione non può limitarsi solo a soddisfare i bisogni più immediati, ma dovrebbe anche essere mirata a trovare soluzioni e prevenire un ulteriore deterioramento. La comunità internazionale deve investire ulteriormente nel collegamento tra azione umanitaria e azione di sviluppo, in modo da garantire che gli interventi sul campo abbiano sia effetti immediati che benefici durevoli”.
Il ministro britannico per lo sviluppo e l’Africa, Andrew Mitchell, dal canto suo ha dichiarato: “Uno sforzo internazionale unificato ha contribuito a evitare per un pelo la carestia nel 2022, ma possiamo essere tutt’altro che compiacenti. La minaccia chiara e attuale rimane e dobbiamo agire ora per prevenire ulteriori sofferenze. I finanziamenti promessi oggi aiuteranno milioni di persone, ma dobbiamo lavorare insieme per interrompere il ciclo di crisi che affligge tanti Stati. Senza una governance efficace non ci può essere uno sviluppo veramente sostenibile”.
L’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, ha detto che “l’impegno di oggi porta l’assistenza umanitaria totale degli Stati Uniti per la risposta alla regione a oltre 1,4 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2023 ed è ancorata al più essenziale dei valori americani: che noi abbiamo la responsabilità di aiutare gli altri bisognosi quando possiamo”.
L’ambasciatore del Qatar presso le Nazioni Unite, Sheikha Alya bint Ahmed Al Thani, ha detto che “l’entità della crisi umanitaria derivante dalla siccità nei tre paesi del Corno d’Africa richiede la nostra urgente attenzione e la nostra responsabilità morale e umanitaria per alleviare le sofferenze di le persone della regione. Lo Stato del Qatar rimane fermamente impegnato a mantenere una forte solidarietà attraverso il suo costante sostegno umanitario. Esortiamo tutti gli Stati membri ad adempiere al loro obbligo morale contribuendo alla realizzazione della sicurezza alimentare nella regione e nel mondo”.

Alla fine dei lavori, il viceministro Cirielli, con accanto l’ambasciatore Riccardo Guariglia, Segretario Generale della Farnesina, e l’ambasciatore d’Italia all’Onu Maurizio Massari, ha incontrato i giornalisti dichiarando che si tratta di “un grande intervento delle Nazioni Unite su spinta dell’Italia per l’emergenza umanitaria ma anche per la stabilità dell’area molto importante. Con quasi 2,5 miliardi raccolti dai donatori portiamo a casa un risultato significativo non solo dal punto di vista umanitario, ma dai risvolti politici importanti”. Cirielli ha precisato che l’Italia contribuirà con 70 milioni di euro al piano delle Nazioni Unite per la stabilità dell’area del Corno d’Africa. Di questi, 40 milioni sono destinati all’emergenza, mentre 30 andranno allo sviluppo.
Alla nostra domanda se questi aiuti del governo italiano verso l’Africa rientrino nella strategia di contenimento del fenomeno delle migrazioni, Cirielli ha replicato: “La strategia di aiutare questi paesi a casa loro è una retorica che non ci appartiene. Noi pensiamo che l’Africa non vada depredata delle materie prime e delle risorse umane – ha aggiunto -. Nessuno mette in discussione il diritto dell’uomo a migrare e l’idea di formare gli africani nel loro paese non significa che poi non possano emigrare in Italia, liberamente”. Cirielli ha quindi sottolineato che “l’idea della valorizzazione delle persone è una grande opportunità per l’Africa, ma anche per le aziende italiane che nei prossimi 100 anni avranno grandi opportunità di investire nel continente, se hanno persone già formate”. Quindi ha spiegato che “noi dobbiamo contrastare l’immigrazione forzata, la tratta delle persone non solo perché è un fatto immorale e tantissimi muoiono, ma anche perché con i proventi di questa tratta si stanno creando organizzazioni mafiose fortissime in Africa al punto da destabilizzare dei governi”.