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LGBTQ+ e diritti umani: Biden spinge il Consiglio di Sicurezza Onu ad occuparsene

Gli USA e altri paesi co-sponsor convocano per lunedì una storica riunione alle Nazioni Unite in difesa delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e +

Simone d'AltavillabySimone d'Altavilla
Al Pride di New York le autorità sfilano per i diritti LGBTQ

La sfilata del Gay Pride a New York - Foto di Terry W. Sanders

Time: 6 mins read

Lunedì 20 marzo, per la prima volta dal 2015, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU di New York si parlerà dell’integrazione dei diritti umani delle persone LGBTI. Sono gli Stati Uniti ad aver promosso la riunione e in un briefing con i giornalisti, alcuni alti funzionari della missione USA all’ONU hanno spiegato l’importanza dell’evento e i motivi per averlo voluto.

Sarà l’ambasciatrice degli Stati Uniti Linda Thomas-Greenfield a convocare questa “storica riunione” del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per discutere di come il Consiglio possa meglio rispondere alle preoccupazioni delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI) nel corso dello svolgimento del suo importante mandato. Si tratta di una riunione con formula “Arria”, e con gli Stati Uniti sono co-sponsor anche Albania, Brasile, Cipro, Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Giappone, Malta, Svizzera e Regno Unito.

Non si tratta però di un incontro nel programma già stabilito dal Consiglio di Sicurezza presieduto questo mese dal Mozambico, ma appunto di un incontro con formula Arria, che significa  essenzialmente una riunione informale del Consiglio. Convocata da uno o più membri del Consiglio di sicurezza, questo è uno strumento ormai spesso utilizzato per sollevare questioni che, per un motivo o per l’altro, non sono riuscite ad entrare nell’ordine del giorno formale del Consiglio di sicurezza. Non solo sono i Quindici membri del Consiglio di Sicurezza che possono partecipare alla riunione di tipo Arria, ma anche altri paesi membri dell’Onu e osservatori. Secondo i funzionari americani della missione USA all’ONU, si tratta di un “forum davvero potente per dimostrare il supporto e costruire l’impulso per aggiungere questioni all’agenda del Consiglio e migliorare il modo in cui il Consiglio lavori”.

A wide view of a Security Council meeting. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Perché gli americani stano portando la questione LGBTI al Consiglio di Sicurezza? “Come sapete, il Consiglio di sicurezza ha questo mandato unico ai sensi della Carta delle Nazioni Unite per mantenere la pace e la sicurezza internazionali” hanno detto dalla missione USA, e negli ultimi decenni, sempre secondo i diplomatici americani, il Consiglio di sicurezza ha fatto progressi nel comprendere meglio le radici della guerra, affrontando le esigenze uniche di diverse comunità in situazioni di conflitto armato e società fragili. Così, ad esempio, il Consiglio di sicurezza si occupa di diritti delle donne, pace e sicurezza. Il Consiglio ha anche esaminato le sfide uniche affrontate dai bambini nei conflitti armati, dai giovani e dalle persone disabili.

Per questo, nel 2015, gli Stati Uniti hanno convocato per la prima volta in assoluto uno storico incontro in cui il Consiglio di sicurezza in quell’occasione ha esaminato le questioni che interessano la comunità LGBTI e le sue esperienze in situazioni di conflitto. In quella riunione, il Consiglio di sicurezza aveva ascoltato due persone che avevano subito persecuzioni da parte del gruppo terroristico ISIS.

Secondo il briefing degli americani con i giornalisti accreditati all’ONU, l’intero sistema delle Nazioni Unite dal 2015 ha compiuto progressi comprendendo meglio le sfide, le prospettive e le esigenze uniche delle persone LGBTI. “Crediamo che ora sia giunto il momento di istituzionalizzare e regolarizzare l’approccio del Consiglio di sicurezza alle questioni LGBTI. Ed è per questo che convocheremo questa riunione lunedì” hanno dichiarato dalla missione ONU, aggiungendo: “Il nostro obiettivo è trovare modi migliori per integrare queste preoccupazioni nel lavoro quotidiano del Consiglio di sicurezza su tutte le questioni all’ordine del giorno”.

L’inviato ONU Victor Madrigal Borloz durante una conferenza stampa al Palazzo di Vetro (UN Photo/Manuel Elías)

Alla riunione di lunedì, per la prima volta, il Consiglio di sicurezza riceverà un briefing dall’esperto indipendente delle Nazioni Unite sulla protezione contro la violenza e la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha creato questa posizione nel 2016, ed è detenuta da Victor Madrigal-Borloz. (che però proprio in un briefing all’ONU di qualche mese fa, aveva lanciato pesanti accuse contro gli USA…).  Da allora, la posizione dell’Esperto Indipendente ha portato nuova urgenza a un’ampia gamma di preoccupazioni sui diritti umani delle persone LGBTI all’interno dell’ONU.

Proprio l’anno scorso l’Independent Expert ha pubblicato un rapporto incentrato esattamente su come le dinamiche di genere, orientamento sessuale e identità di genere operano nel contesto del conflitto armato e all’interno della costruzione e della costruzione della pace. I temi trattati durante la riunione del Consiglio ricalcheranno quelli già avanti nel rapporto di Madrigal-Borloz. Quindi, ad esempio, come potrebbe il Consiglio considerare i requisiti speciali dei rifugiati transgender o di genere non conforme? In che modo il Consiglio per la sicurezza dovrebbe affrontare la responsabilità per i crimini di guerra che colpiscono deliberatamente le persone LGBTI? In che modo le missioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite possono riferire meglio sulle violazioni dei diritti umani delle persone LGBTI che potrebbero destabilizzare società già fragili? E quale ruolo potrebbe esserci per le persone LGBTI nei processi di pace e riconciliazione, specialmente quando si hanno conflitti dove c’è violenza esplicitamente mirata contro le comunità LGBTI?

Per alimentare la discussione, sono stati invitati anche due briefer della società civile a condividere con il Consiglio di sicurezza le loro esperienze. Lunedì parlerà un rifugiato afghano gay, Artemis Akbary, che è il fondatore e direttore dell’organizzazione LGBT afgana, che è fuggito dalla persecuzione talebana; e ascolteremo anche María Susana Peralta Ramón, avvocato e studiosa, leader della società civile colombiana che ha svolto un ruolo importante nell’integrare le prospettive LGBTI nel processo di pace in Colombia.

U.S. Ambassador Linda Thomas-Greenfield (UN Photo/Mark Garten)

La missione USA all’ONU ha detto che “quei contesti nazionali – Afghanistan e Colombia – illustrano chiaramente perché è fondamentale portare le esperienze delle persone LGBTQI+ nel Consiglio di sicurezza e, cosa più importante, nei nostri approcci per mantenere la pace e la sicurezza a livello internazionale. Gli afghani LGBTQI+, come altri gruppi emarginati in Afghanistan, subiscono un aumento dell’oppressione e della violenza, ma nel loro caso è dovuto al loro orientamento sessuale, identità o espressione di genere o caratteristiche sessuali. E mentre la situazione in Afghanistan in questo momento è incredibilmente difficile, purtroppo vediamo lo stigma e gli abusi continuare quando gli afgani emigrano. Rifugiati e richiedenti asilo affrontano una serie complessa di sfide e minacce, tra cui discriminazione, pregiudizio, violenza e difficoltà di accesso all’assistenza. Sembra appropriato sottolineare la complessità delle sfide che devono affrontare allo stesso Consiglio di sicurezza”.

Per quanto riguarda il Sud America, “la giurisdizione speciale per la pace della Colombia serve davvero come modello per la costruzione della pace che includa le comunità emarginate. Il processo di pace in Colombia è stato eccezionalmente inclusivo delle voci delle persone LGBTQI+ e di altri che storicamente sono stati esclusi dalle transizioni postbelliche verso il ripristino della giustizia. Tale inclusione sta pagando i dividendi in ciò che ha il potenziale per aumentare e sostenere la stabilità e la sicurezza in Colombia. E pensiamo che sia importante che il Consiglio si concentri su soluzioni concrete, come quelle che abbiamo visto nell’esperienza della Colombia, per integrare al meglio le considerazioni LGBTQI+ nel suo lavoro”.

In sostanza, le domande che la delegazione degli USA vorrebbe che tutti si ponessero sono: cosa può fare il Consiglio di sicurezza per aumentare la protezione delle persone LGBTQI+ in questo conflitto? O come possiamo espandere l’agenda delle donne, della pace e della sicurezza per includere le identità intersezionali? Abbiamo incluso le prospettive delle persone LGBTQI+ in una missione di mantenimento della pace o in un processo di costruzione della pace?

President Joe Biden (Illustration by Antonella Martino)

La lotta per porre fine alla violenza, alla discriminazione, alla criminalizzazione e allo stigma nei confronti delle persone LGBTQI+ è una sfida globale e rimane centrale, dichiarano i diplomatici americani, l’impegno a promuovere i diritti umani e le libertà fondamentali per tutti gli individui. “Il presidente Biden ha fatto dei diritti umani LGBTQI+ una priorità di politica estera. Poco dopo essere entrato in carica, ha emesso un memorandum presidenziale che ordinava a tutte le agenzie per gli affari esteri degli Stati Uniti di garantire che la nostra diplomazia e il programma di assistenza estera promuovessero e proteggessero i diritti umani delle persone LGBTQI+ a livello globale”, hanno dichiarato dalla missione USA all’ONU.

Gli USA hanno detto di impegnarsi “a sollevare nelle nostre dichiarazioni nazionali presso il Consiglio di sicurezza qualsiasi segnalazione o abuso o altra preoccupazione esclusiva della comunità LGBTI e, se del caso, proporremo un linguaggio nelle risoluzioni del Consiglio di sicurezza laddove vi siano gravi violazioni”.

Oltre all’audizione dei membri del Consiglio di sicurezza, si aspetta anche una dichiarazione lunedì dal Core Group LGBTI delle Nazioni Unite. Si tratta di un gruppo di oltre 40 paesi (di cui fa parte anche l’Italia) impegnati a promuovere i diritti umani delle persone LGBTI presso le Nazioni Unite.

Ci sono ancora alcuni che affermano che il Consiglio di sicurezza non ha il compito di discutere di diritti umani, che dovrebbe attenersi strettamente alle questioni di guerra e pace. Ma, hanno replicato i diplomatici dalla missione USA, “come abbiamo visto più volte, i diritti umani sono di vitale importanza per il Consiglio di sicurezza. Quando i diritti vengono violati, le società vengono destabilizzate ed è più probabile che cadano vittime di guerre e conflitti. Ecco perché gli Stati Uniti hanno costantemente sollevato considerazioni sui diritti umani in seno al Consiglio”.

All’incontro di lunedì, ci sarà anche l’inviata speciale degli Stati Uniti per promuovere i diritti umani delle persone LGBTQI+, Jessica Stern, che parteciperà come parte della delegazione formale degli Stati Uniti e ha già svolto un ruolo chiave nel sostenere l’impegno dell’ambasciatore Thomas-Greenfield su questi temi.

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Simone d'Altavilla

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