La riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ad un anno dell’inizio della guerra in Ucraina e dell’invasione della Russia, inizia venerdì con un battibecco tra l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia e il presidente di turno del UNSC, il ministro degli Esteri maltese Ian Borg.
Prima che il ministro di Malta potesse dare la parola al Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres, l’ambasciatore russo ha contestato il fatto che potesse parlare prima dei Quindici rappresentanti del Consiglio di Sicurezza il ministro degli Esteri dell’Ucraina Dmytro Kuleba. La presidenza maltese ha cercato di giustificare la sua scelta, sottolineando l’anniversario della guerra in Ucraina ma Nebenzia ha insistito dicendo che con questo atto Malta confermava di non essere una presidenza al di sopra delle parti. Il diplomatico russo ha anche contestato la presenza dei ministri degli Esteri di 14 paesi europei nella lista degli oratori insieme al capo della politica estera dell’Unione europea Josep Borrell, dicendo che hanno tutti la stessa posizione dell’UE “e non porterebbero alcun valore aggiunto” al dibattito. Il ministro degli Esteri maltese Ian Borg ha risposto che i ministri europei sono venuti a New York e hanno chiesto di parlare perché “sentono che i loro paesi sono stati e sono ancora direttamente colpiti da questa guerra”. L’ambasciatore russo ad un certo punto ha detto: “Questo dimostra che l’allargamento del Consiglio di Sicurezza ad altri paesi europei sarebbe sbagliato perché metterebbe l’organo dell’Onu ancora di più ostaggio dell’Occidente”.
La presidenza maltese è andata comunque avanti con il suo piano dei lavori, dando la parola per primo al Segretario Generale Guterres, seguito poi dal ministro degli Esteri ucraino Kuleba. Dopo di lui il ministro di Malta Borg, per poi dare la parola al Segretario di Stato Antony Blinken. Dopo l’Ucraina e i Quindici hanno parlato anche altri ministri di altri paesi, tra i quali il vice premier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.

Alla fine del suo discorso, Kuleba ha chiesto un minuto di silenzio: “Finalmente, in questo tragico giorno, in cui piangiamo vite e destini spezzati dalla Russia, chiedo gentilmente a tutti di osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’aggressione”. Tutti si sono alzati, inclusi i russi. Ma subito dopo, l’ambasciatore Nebenzia ha richiesto la parola per chiarire: “Ci stiamo alzando in piedi per onorare la memoria di tutte le vittime di ciò che è accaduto in Ucraina a partire dal 2014, tutti coloro che sono morti. Tutte le vite non hanno prezzo, ed è per questo che ci alziamo per onorare la memoria di tutte loro”, ha detto Nebenzia, riferendosi a russi e ucraini filo-russi nell’est dell’Ucraina. Nebenzia e gli altri diplomatici russi si sono quindi alzati in piedi, ma c’è stato un momento di imbarazzo, l’ambasciatore è rimasto in piedi mentre gli altri ministri e ambasciatori esitavano ad accettare il suo invito. Poi tutti si sono alzati.
Il ministro degli Esteri ucraino Kuleba ha dichiarato nel suo intervento, che qualsiasi nuova proposta di pace dovrebbe essere allineata con le richieste avanzate in una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. “L’Ucraina resisterà come ha fatto finora, e l’Ucraina vincerà. Putin perderà molto prima di quanto pensi”, ha detto Kuleba al Consiglio di sicurezza. Kuleba ha quindi consegnato diversi messaggi a funzionari e militari russi: “potreste pensare che ve la caverete con quello che avete fatto, ma finirete sotto processo”, e quindi ha ricordato cosa accadde col Processo di Norimberga dopo la secondo guerra Mondiale. Kuleba ha esortato i paesi di tutto il mondo ad attuare il piano di pace del presidente Volodymry Zelenskyy e la risoluzione dell’Assemblea generale adottata giovedì.

Prima di lui, il Segretario generale dell’ONU Guterres ha detto che l’invasione russa dell’Ucraina un anno fa ha portato “l’inferno” al popolo ucraino attraverso “morte diffusa, distruzione e sfollamento”. “La vita è un vero inferno per il popolo ucraino”, e descrivendo l’impatto sociale dell’invasione, Guterres ha affermato che circa 17,6 milioni di persone, ovvero il 40% della popolazione ucraina, ha bisogno di assistenza e protezione umanitarie, mentre il 30% dei posti di lavoro nel paese è stato cancellato. Più di otto milioni di ucraini sono fuggiti in altre parti d’Europa e altri 5,4 milioni sono sfollati interni, “una crisi di sfollamento che non si vedeva in Europa da decenni”. L’Ufficio Onu dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani ha già documentato “dozzine” di casi di violenza sessuale contro uomini, donne e ragazze legati alla guerra, e Guterres ha aggiunto che “quasi 10 milioni di persone, tra cui 7,8 milioni di bambini, sono a rischio di disturbo da stress post-traumatico acuto”.

Guterres ha detto al consiglio che il mondo ha bisogno di pace “in linea con la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale”. “Mentre lavoriamo per la pace… la protezione dei civili deve rimanere la massima priorità”, ha affermato il Segretario Generale dell’ONU, condannando le “minacce velate” di Mosca di usare armi nucleari. Tali minacce, ha detto Guterres, “hanno aumentato i rischi nucleari a livelli mai visti dai giorni più bui della Guerra Fredda. Queste minacce sono inaccettabili”, ha concluso.

Nel suo intervento il Segretario di Stato degli Stati Uniti Blinken ha esortato la comunità internazionale a non lasciare che i crimini del presidente russo Vladimir Putin “diventino la nostra nuova normalità”. Dopo aver ricordato come “poco più di un anno dopo aver dichiarato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che la Russia si stava preparando a invadere l’Ucraina”, Blinken ha sottolineato la necessità che tutti i membri del Consiglio, quindi anche Cina e Russia, si schierino per “il principi fondamentali” dell’ordine internazionale, descrivendo i modi in cui potrebbero farlo. Blinken ha elencato gli orribili crimini commessi dalla Russia nell’ultimo anno e ha parlato dell'”unità ispiratrice” mostrata dagli ucraini “nell’aiutarsi a vicenda a sopportare l’implacabile assalto di Mosca”. Ha anche parlato dell’unità della comunità internazionale: “Le nazioni di tutto il mondo continuano a stare dalla parte dell’Ucraina, perché riconosciamo tutti che se abbandoniamo l’Ucraina, abbandoniamo la stessa Carta delle Nazioni Unite e i principi e le regole che rendono tutti i nostri paesi più sicuri e protetti: nessuna conquista di territori con la forza. Non cancellare i confini di un altro paese. Non prendere di mira i civili in guerra”, ha detto Blinken. “Se non difendiamo questi principi di base, invitiamo un mondo in cui la forza fa il giusto, i forti dominano i deboli”.

Quando è venuto il turno dell’ambasciatore Nebenzia, il capo della missione della Federazione russa all’ONU ha detto che “l’obiettivo della nostra operazione militare non è mai stato di distruggere l’Ucraina” e che c’era stata un’occasione persa per trovare la pace. Nebenzia, ricordando che per la Russia il conflitto era iniziato con un colpo di stato nel 2014, ha detto che l’Ucraina “non è una vittima” ed è “fino ai gomiti nel sangue e nei tatuaggi nazisti”. Se Kyiv non avesse fatto la guerra al popolo di Donetsk e Luhansk, non ci sarebbe stato bisogno dell’operazione militare speciale della Russia, ha aggiunto Nebenzia, che poi ha ribaltato quello che ha chiamato uno “slogan” dell’Occidente. “Non è vero quello che è stato ripetuto più volte in questa sala, che se l’Ucraina cessa di combattere, muore… Se la Russia interrompe le ostilità, l’Ucraina continuerà a discriminare le persone di lingua russa e a glorificare il nazismo”, ha avvertito. “Se l’Ucraina ferma le ostilità, salverà molte vite. La Russia è pronta a negoziare per la pace”.