Alla fine è arrivata l’intesa. Il governo e l’opposizione venezuelana hanno firmato in Messico il “Secondo accordo parziale per la protezione del popolo venezuelano”, destinato a recuperare i fondi dello Stato bloccati dalle sanzioni nel sistema finanziario internazionale.
Il documento è stato siglato per il governo dal presidente dell’Assemblea Nazionale, Jorge Rodríguez, e per l’opposizione dal sindaco di Caracas, Gerardo Blyde, insieme al mediatore norvegese, Dag Nylander e al ministro degli Esteri messicano, Marcelo Ebrard.
Secondo il patto, la cooperazione tra l’esecutivo e la minoranza dovrà funzionare anche per la creazione di un piano di aiuti umanitari, per la riparazione delle rete elettrica e per progetti sanitari indispensabili. Interventi importanti, il cui costo è stato stimato in 2,7 miliardi di dollari.
Il Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres ha accolto con favore l’accordo, prendendosi l’impegno di garantire che le Nazioni Unite diano l’assistenza richiesta dalle parti, “in conformità con i mandati e l’autorità di cui dispongono”.
Guterres ha poi incoraggiato maggioranza e opposizione del Venezuela a “mantenere il loro impegno nei negoziati con il Messico e a raggiungere nuovi accordi che affrontino le sfide politiche, sociali e dei diritti umani del Paese. L’accordo è un’importante pietra miliare che ha il potenziale per offrire benefici più ampi al popolo venezuelano”.
Per il ministro Ebrad, il patto rappresenta “una buona notizia e una speranza per tutta l’America Latina” e “il trionfo della politica per la soluzione delle controversie”.
Anche gli Stati Uniti hanno reagito con entusiasmo alla firma del documento. Da Washington è subito arrivato l’annuncio di un allentamento delle sanzioni petrolifere nei confronti del Venezuela, autorizzando il gigante americano Chevron a riprendere parzialmente le attività di estrazione.
L’obiettivo degli Stati Uniti in Sud America è trovare nuove risorse energetiche per compensare la perdita del greggio russo, seguita alle sanzioni legate all’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca. Il Venezuela ha immense riserve petrolifere e gli Usa ne sono particolarmente attratti.