Molti governi europei, tra cui l’Italia, temono gli sbarchi dei migranti dall’Africa, ma dal continente potrebbe arrivare un’ondata molto più destabilizzante e pericolosa: quella terrorista.
“Terroristi ed estremisti violenti, inclusi Da’esh, Al-Qaeda e i loro affiliati, hanno sfruttato l’instabilità e il conflitto per aumentare le loro attività e intensificare gli attacchi in tutto il continente”, ha affermato giovedì, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza, Amina Mohammed, vice segretario generale dell’ONU che parlava a nome del segretario generale António Guterres in questi giorni impegnato al vertice della COP27.
Per i vertici dell’ONU la crescita del terrorismo è una grave minaccia per la pace e la sicurezza internazionale, e attualmente questo pericolo è avvertito in modo più acuto in Africa: “La loro violenza insensata e alimentata dal terrore ha ucciso e ferito migliaia di persone e molti altri continuano a subire l’impatto più ampio del terrorismo sulle loro vite e sui loro mezzi di sussistenza”, ha detto Amina Mohammed ai Quindici.
Con la misoginia al centro dell’ideologia di molti gruppi terroristici, donne e ragazze in particolare stanno sopportando il peso maggiore dell’insicurezza e della disuguaglianza. E negli ultimi due anni, alcuni degli affiliati più violenti del Da’esh si sono espansi, aumentando la loro presenza in Mali, Burkina Faso e Niger, nonché a sud nel Golfo di Guinea.
“I gruppi terroristici ed estremisti violenti aggravano l’instabilità e la sofferenza umana. E possono far sprofondare un Paese che sta uscendo dalla guerra negli abissi del conflitto”, ha ricordato l’alta funzionaria delle Nazioni Unite.
Nel frattempo, terroristi, gruppi armati non statali e reti criminali perseguono spesso programmi e strategie diversi, alimentati dal contrabbando, dalla tratta di esseri umani e da altri metodi di finanziamento illecito, a volte impersonando forze armate legittime.
E mentre gli strumenti digitali diffondono odio e disinformazione, terroristi e altri gruppi criminali stanno sfruttando le tensioni intercomunitarie e l’insicurezza alimentare innescate dai cambiamenti climatici.
Nel mondo iperconnesso di oggi, Mohammed ha ricordato che la diffusione del terrorismo in Africa “non riguarda solo gli Stati membri africani. La sfida è di tutti noi. La lotta al terrorismo internazionale richiede risposte multilaterali efficaci”.
Delineando cinque suggerimenti per portare avanti gli sforzi di lotta al terrorismo in Africa, la vice Segretario Generale dell’ONU ha ricordato che “la prevenzione rimane la nostra migliore risposta. Dobbiamo affrontare in primo luogo l’instabilità e il conflitto che possono portare al terrorismo, nonché le condizioni sfruttate dai terroristi per perseguire i loro programmi”.
Notando “legami complessi tra terrorismo, patriarcato e violenza di genere”, la vice di Guterres ha affermato che le politiche antiterrorismo devono essere “rafforzate dalla partecipazione significativa e dalla leadership di donne e ragazze”. Nel suo terzo punto ha sottolineato che “la lotta al terrorismo non può mai essere una scusa per violare i diritti umani o il diritto internazionale” poiché “ci farebbe solo arretrare”. In quarto luogo, ha sottolineato l’importanza delle organizzazioni regionali in grado di affrontare le sfide poste da gruppi terroristici ed estremisti violenti nel contesto locale. Infine, Mohammed ha chiesto “finanziamenti sostenuti e prevedibili” per prevenire e contrastare il terrorismo.
Dalla deprivazione economica alla criminalità organizzata e alle sfide della governance, “l’entità del problema richiede investimenti audaci”, ha detto agli ambasciatori. In conclusione, il vicesegretario generale ha accolto con favore il previsto vertice dell’ottobre 2023 sull’antiterrorismo in Africa come un’opportunità per considerare come rafforzare gli sforzi delle Nazioni Unite in tutto il continente in generale.
Mohammed ha espresso fiducia che il dibattito odierno possa offrire spunti per il vertice e “aiutare a costruire comunità e società pacifiche e stabili in tutto il continente”.
Il Ghana, che detiene la presidenza del Consiglio di Sicurezza per il mese di Novembre, era rappresentato dal suo presidente Nana Addo Dankwa Akufo-Addo, che ha attestato l’importanza di ripristinare un’autorità statale effettiva e promuovere una governance inclusiva in tutto il continente. Il capo dello stato africano inoltre ha esortato il Consiglio a sostenere le operazioni antiterrorismo guidate dall’Unione Africaa, anche con finanziamenti prevedibili.
Il presidente della Commissione dell’Unione africana (AU), Moussa Faki Mahamat, ha richiamato l’attenzione nel suo briefing sui danni fisici e psicologici quotidiani causati dal terrorismo e ha ricordato che le risposte convenzionali e i vecchi modelli non sono più rilevanti per contrastare l’evoluzione delle minacce sul campo.
E mentre il terrorismo si estende a nuove parti del continente, Benedikta von Seherr-Thoss, Direttore generale per la politica di sicurezza e di difesa comune e risposta alle crisi presso l’ala diplomatica dell’Unione europea (Servizio europeo per l’azione esterna), ha notato la necessità di un sostegno alla sicurezza sottolineando il ruolo di sviluppo sostenibile per nutrire la pace.
Anche Comfort Ero, presidente e CEO dell’International Crisis Group, ha informato il Consiglio e ha affermato che le soluzioni tecniche e militari non porrebbero fine alle minacce terroristiche da sole, chiedendo un nuovo kit di strumenti antiterrorismo che includa un maggiore dialogo con i gruppi armati e possa promuovere accordi locali per il cessate il fuoco.