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Missili Corea del Nord: l'”emergenza” si recita a copione al Consiglio di Sicurezza

Alla Riunione dei Quindici + Corea del Sud e Giappone, si ribadiscono le proprie posizioni restando divisi, ma il Brasile ricorda a che serve la diplomazia

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Missili Corea del Nord: l'”emergenza” si recita a copione al Consiglio di Sicurezza

L'ambasciatrice USA Linda Thomas-Greenfield legge una dichiarazione con altri membri del Consiglio di Sicurezza più Giappone e Corea del Sud alla fine della riunione sui lanci missilistici della Corea del Nord (Foto VNY)

Time: 6 mins read

Il copione ormai viene recitato a memoria: la Corea del Nord spara i missili che cadono in mare ma sempre più vicini a Corea del Sud e Giappone. Il Consiglio di Sicurezza si riunisce “d’emergenza” ma, al di là dei soliti discorsi di condanna “sul pericolo imminente”, resta diviso sulla reazione. Così continua la “fumata nera” su una risoluzione, persino una semplice dichiarazione comune resta ardua. Allora il dittatore Kim Jong-un fa sparare altri missili che nel far paura regalano attenzione,  provocando quindi l’ennesima “riunione d’emergenza” del Consiglio di Sicurezza. Ma tutto resta fermo ai discorsi e il ciclo continua.

Ma questa volta i missili di Pyonyang sono caduti troppo vicini alla costa della Sud Corea e addirittura sarebbe stato testato un missile intercontinentale?

Il copione resta lo stesso. Ecco che i Quindici si riuniscono d’urgenza e dandosi il turno, propongono gli stessi discorsi contrastanti sulle origini delle cause dell’escalation militare nella penisola coreana, così i diplomatici possono tornare al loro tranquillo week-end…

Il copione di recita anche venerdì pomeriggio, 4 novembre, dopo che la Repubblica Democratica Popolare di Corea (DPRK) aveva lanciato “un numero senza precedenti” di missili da crociera e balistici nel corso di sole 48 ore, il 2 e il 3 novembre. Al Consiglio di Sicurezza non c’è il Segretario Generale Antonio Guterres – in partenza per la Cop27 – e per ribadire che si tratta di un’azione “senza precedenti” c’è Mohamed Khiari, l’Assistente Segretario Generale delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, l’Asia e il Pacifico.

Briefing the @UN Security Council, Assistant-Secretary-General @khiari_khaled reiterated @antonioguterres’ strong condemnation of ballistic missile launches by the #DPRK and underlined such actions could contribute to a “negative action-reaction cycle”: https://t.co/CJju0FeIfN pic.twitter.com/fa5eHReaNu

— UN Political and Peacebuilding Affairs (@UNDPPA) November 4, 2022

Khiari ha informato gli ambasciatori che la Corea del Nord, “deve ancora fornire pubblicamente dettagli” sui lanci, sottolineando che il lancio del missile di giovedì è stato “valutato come un missile balistico intercontinentale (ICBM)”, che secondo quanto riferito copriva un raggio di 760 km e raggiungeva un’altezza di circa 1.920 km, “indicando che il lancio… [potrebbe] non essere riuscito”.

Poco prima dell’inizio della riunione d’emergenza al Palazzo di Vetro, Guterres ha rilasciato una dichiarazione tramite il suo portavoce condannando il lancio di missili balistici intercontinentali della DPRK e lo “sbarramento” di altri missili negli ultimi due giorni. A Khiari è toccato il compito di informare i Quindici (+ gli ambasciatori di Sud Corea e Giappone) sui dettagli dei lanci di questa settimana, affermando che uno dei missili balistici lanciati mercoledì sarebbe caduto in mare vicino alle acque territoriali della Corea del Sud.

epa10280636 A soldier watches a TV report at Seoul Station in Seoul, South Korea, 02 November 2022, about North Korea’s launch of at least three short-range ballistic missiles into the East Sea earlier in the day. One of the missiles flew across its de facto maritime border with South Korea. EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT

“È preoccupante che la DPRK abbia costantemente e irresponsabilmente ignorato qualsiasi considerazione per il volo internazionale o la sicurezza marittima”, ha affermato il funzionario delle Nazioni Unite. È stato il Segretario generale aggiunto a ricordare a tutti che il Consiglio si è riunito per nove volte “d’urgenza” quest’anno per discutere della Corea del Nord.  “Sebbene tutti gli interessati cerchino di evitare un’escalation involontaria, l’ondata di lanci di missili ed esercitazioni militari contribuisce a un ciclo di azione-reazione negativo”, ha sottolineato Khiari. Per ridurre il rischio di errori di calcolo e ridurre le tensioni nella regione, sarebbe “fondamentale” rafforzare i canali di comunicazione “compresi quelli intercoreani e da militari a militari”.

Il funzionario delle Nazioni Unite ha sottolineato che il Consiglio deve fare tutto il possibile per prevenire un’escalation: “L’unità nel Consiglio di sicurezza è fondamentale”. Ma questa, soprattutto con la guerra in Ucraina ancora aperta, resta una chimera.

Quando è stato il momento  delle dichiarazione dei Quindici, tra i membri permanenti la spaccatura è evidente: Stati Uniti, Francia e UK brandiscono il “bastone” della condanna, mentre Cina e Russia insistono sulla “carota” del dialogo con Pyonyang che non farebbe altro che reagire alle provocazioni militari degli Stati Uniti spalleggiati da Corea del Sud e Giappone.

In effetti i lanci missilistici nord coreani sono arrivati ​​pochi giorni dopo che la Sud Corea e gli Stati Uniti avevano iniziato una serie di esercitazioni chiamate “Vigilant Storm”, che coinvolge centinaia di aerei da guerra sudcoreani e statunitensi. Il ministero degli Esteri della DPRK aveva criticato gli Stati Uniti per aver condotto queste esercitazioni militari con la ROK avvertendo ritorsioni se continueranno con le esercitazioni. Il 1° novembre, PakJong Chon, un alto membro del Comitato Centrale del Partito dei Lavoratori della DPRK, aveva affermato: “Se gli Stati Uniti tentano di usare le forze armate contro la RPDC… pagheranno il prezzo più orribile della storia”.

L’ambasciatrice USA Linda Thomas-Greenfield durante il suo discorso (da youtube)

L’Ambasciatrice americana all’ONU Linda Thomas-Greenfield, nel suo discorso di oggi ha replicato così: “La DPRK ha lanciato quest’anno ben 59 missili balistici. 59! Che uno Stato membro delle Nazioni Unite violi in modo così flagrante le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, e tutto ciò che rappresenta la Carta delle Nazioni Unite, è spaventoso”.

Per gli USA l’atteggiamento di “copertura” di Cina e Russia è “altrettanto spaventoso… Tredici membri del Consiglio si sono uniti nella condanna delle azioni illegali della DPRK dall’inizio dell’anno. E tredici membri del Consiglio si sono uniti al voto per imporre alla DPRK costi che ostacolerebbero le sue armi illegali di distruzione di massa… La DPRK, tuttavia, ha goduto di una protezione totale da parte di due membri di questo Consiglio. Questi membri si sono fatti in quattro per giustificare le ripetute violazioni della DPRK. E, a loro volta, hanno abilitato la DPRK e preso in giro questo Consiglio…”

Thomas-Greenfield ricorda a qualcuno attorno al tavolo che “non puoi abbandonare le responsabilità del Consiglio di sicurezza perché la DPRK potrebbe venderti armi per alimentare la tua guerra di aggressione in Ucraina, o perché pensi che rappresentino un buon cuscinetto regionale per gli Stati Uniti”. Così l’attacco degli USA a Russia e Cina è continuato, cercando di smontare le loro tesi sulle origini della tensione: “Abbiamo sentito questi due membri del Consiglio affermare che gli Stati Uniti e la Repubblica di Corea hanno alimentato le tensioni nella penisola coreana con esercitazioni militari. Questo non è altro che un rigurgito di propaganda della DPRK, una narrativa fuorviante. Gli Stati Uniti e la Repubblica di Corea si stanno impegnando in esercitazioni militari difensive di lunga data che non rappresentano una minaccia per nessuno…La DPRK sta semplicemente usando questo come una scusa per continuare a portare avanti i suoi programmi illegali”.

Thomas-Greenfield giunge alla conclusione del copione già ascoltato in altre “riunioni d’emergenza”: “Anche di fronte alle escalation della DPRK, gli Stati Uniti restano impegnati in una soluzione diplomatica. Abbiamo trasmesso alla DPRK la nostra richiesta di avviare colloqui a tutti i livelli del nostro governo. Nonostante la mancanza di impegno da parte di Pyongyang, continueremo a perseguire un dialogo significativo. Invitiamo la DPRK ad abbandonare il suo comportamento provocatorio e finalmente a rivolgersi alla diplomazia. Colleghi, la credibilità di questo Consiglio è a rischio. La sicurezza di ogni Stato membro delle Nazioni Unite è a rischio…”.

Quando è venuto il turno di Cina e Russia, la recita del copione ascoltato otto volte quest’anno è continuata.   “Speriamo che tutte le parti esercitino moderazione ed evitino azioni che portino a errori di calcolo e ad un aumento delle tensioni”, ha detto l’ambasciatore cinese Zhang Jun, per poi aggiungere: “I test non sono avvenuti in maniera isolata, ma in relazione alla situazione”,  cioè ricordando le esercitazioni militari degli Usa.

L’ambasciatore brasiliano Ronaldo Costa Filho durante il suo discorso al Consiglio di Sicurezza (da yutube)

A questo punto scegliamo le frasi conclusive dell’intervento del Brasile, con l’ambasciatore Ronaldo Costa Filho (già ispirato dal ritorno alla presidenza di Lula?), che dopo aver fermamente condannato i lanci missilistici nordcoreani e intimato al regime di Pyongyang di rispettare le risoluzioni dell’ONU, ha concluso così: “Il Consiglio dovrebbe fare di più non solo per condannare quando è il caso, ma anche per ridurre la tensione e stabilire canali di coinvolgimento. Può sembrare che in quest’aula vengano proposti due approcci incompatibili, uno per condannare, l’altro per coinvolgere nel dialogo. Eppure questi non sono opposti. Il coinvolgimento non è un percorso alternativo. È essenziale, complementare e fa parte del set degli strumenti affidati dalla Carta delle Nazioni Unite. Se vogliamo avere qualche speranza di stabilire una pace stabile nella penisola, dobbiamo essere in grado di fare entrambe le cose”.

L’ambasciatore dell’Albania Ferit Hoxha insieme ad altri colleghi non permanenti legge una dichiarazione fuori dal Consiglio di Sicurezza alla fine della riunione d’emergenza sulla DPRK (Foto VNY)

Alla fine della riunione “d’emergenza”, tutti i membri del Consiglio di Sicurezza –  tranne Cina e Russia –  più Giappone e Sud Corea, si sono presentati davanti ai giornalisti per leggere due “statement” (uno da parte dei  membri non permanenti, uno da parte di USA, Francia, UK, Giappone e Corea del Sud + altri non permanenti, ma in cui si notava l’assenza dell’ambasciatore Costa Filho e di altri). Domande concesse ai giornalisti? Macché, il copione “d’emergenza” non le prevedeva.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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