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October 3, 2022
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Guterres, disperato appello sul clima: “Una lotta tra vita e morte”

Il Segretario Generale dell'ONU dal Palazzo di Vetro lancia l'allarme mentre a Kinshasa partono le consultazioni tra i governi per il Pre-Cop27 d'Egitto

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

Sul Clima “siamo in una lotta per la vita o la morte per la nostra sicurezza oggi e la nostra sopravvivenza domani”, e ormai non c’è più tempo da perdere. Il segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres convoca di mattina i giornalisti al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite e anche se dice che “non è il momento di puntare il dito o di girare i pollici”, accusa soprattutto i paesi ricchi del G20 di darsi una mossa, perché “il mondo non può aspettare”.

A poche settimane dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul clima – COP27 – in Egitto, i rappresentanti dei governi partecipanti si incontreranno a partire da oggi a Kinshasa per il critico pre-COP che getterà le basi della riuscita o meno dell’importantissima conferenza successiva.

“Il lavoro da fare è immenso. Tanto immenso quanto l’impatto climatico che stiamo vedendo in tutto il mondo” dice Guterres elencando i recenti esempi di come la Terra non possa più aspettare con un terzo del Pakistan allagato, l’estate più calda d’Europa da 500 anni, Cuba in black-out, “e qui, negli Stati Uniti, l’uragano Ian che ha lanciato un brutale promemoria che nessun paese e nessuna economia sono immuni dalla crisi climatica”.

Secondo Guterres “mentre il caos climatico è al galoppo, l’azione per il clima si è bloccata”. E qui punta il dito contro chi non sta facendo quello che aveva promesso: “Gli impegni collettivi dei governi del G20 stanno arrivando troppo poco e troppo tardi. Le azioni delle economie sviluppate ed emergenti più ricche semplicemente non tornano. Nel loro insieme, gli impegni e le politiche attuali stanno chiudendo la porta alla nostra possibilità di limitare l’aumento della temperatura globale a 2 gradi Celsius, per non parlare di raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi”.

Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres al Palazzo di Vetro mentre parla ai giornalisti (Foto VNY)

Il Segretario Generale dell’ONU sostiene “un compromesso a livello quantistico tra economie sviluppate ed emergenti”. Ma intanto “le emissioni sono ai massimi storici e in aumento” e anche perché “la guerra in Ucraina sta mettendo in secondo piano l’azione per il clima mentre il nostro pianeta stesso sta bruciando”.

Secondo Guterres, ancora le legislazioni nei vai paesi non aiutano chi si impegna per il Clima: “Vediamo persino ricadute in alcune aree del settore privato, mentre gli attori climatici più dinamici nel mondo degli affari continuano a essere ostacolati da quadri normativi obsoleti, burocrazia e sussidi dannosi che inviano segnali sbagliati… Ogni governo, ogni azienda, ogni investitore, ogni istituzione deve intensificare piani d’azione concreti per il clima”.

Il Segretario Generale spinge la comunità internazionale affinché porti dei progressi significativi in altre due aree chiave: decisioni e azioni per affrontare perdite e danni che vanno oltre le capacità di adattamento dei paesi; e finanziamenti per l’azione per il clima.

“Sulla questione centrale della perdita e del danno”, dice Guterres, “sappiamo che le persone e le nazioni stanno soffrendo ora. Hanno bisogno di decisioni significative ora. La mancata azione in merito a perdite e danni porterà a una maggiore perdita di fiducia e a maggiori danni climatici. Questo è un imperativo morale che non può essere ignorato. La COP27 deve essere il luogo di azione in caso di perdite e danni. Questa è la cartina di tornasole numero uno di quanto i governi sviluppati e in via di sviluppo prendano seriamente il crescente impatto climatico sui paesi più vulnerabili”.

Il pianeta affonda: il Segretario dell’ONU Antonio Guterres sulla copertina di “Time” del 24 giugno, 2019

Guterres è convinto che il pre-COP di questa settimana di Kinshasa può determinare come verrà gestita questa questione cruciale al successivo vertice a Sharm el-Shaikh. Per questo si augura che i ministri che si ritrovano in questi giorni nella Repubblica Democratica del Congo lavorino per garantire l’azione alla COP27 invece di farla diventare “un’altra discussione senza uscita”.

Sugli aiuti finanziari, il Segretario Generale dell’ONU pretende “chiarezza da parte dei paesi sviluppati su dove si trovano quest’anno sulla consegna della loro promessa di $100 miliardi di dollari all’anno per sostenere l’azione per il clima nei paesi in via di sviluppo”. E non basta, “dobbiamo vedere le prove di come raddoppieranno i finanziamenti per l’adattamento ad almeno $ 40 miliardi di dollari nel 2025, come concordato a Glasgow”.

Secondo Guterres, i finanziamenti per l’adattamento e la resilienza devono rappresentare almeno la metà di tutti i finanziamenti per il clima e sono le Banche Multilaterali di Sviluppo, inclusa la Banca Mondiale, che devono aprire le loro risorse. “Le economie emergenti, in particolare, hanno bisogno del loro sostegno per sostenere la rivoluzione delle energie rinnovabili e creare resilienza. Il Resilience and Sustainability Trust guidato dal Fondo monetario internazionale è un buon inizio. Ma i principali azionisti delle Banche Multilaterali di Sviluppo devono essere la forza trainante del cambiamento trasformativo. Le istituzioni finanziarie internazionali hanno bisogno di più risorse”.

Non è una questione solo di soldi, ma anche di approccio al rischio da parte degli investitori istituzionali: “I piccoli Stati insulari in via di sviluppo e altri paesi vulnerabili a reddito medio hanno bisogno di accedere a finanziamenti agevolati per l’adattamento per proteggere le loro comunità e infrastrutture. Allo stesso tempo, le istituzioni finanziarie internazionali devono rivedere il proprio modello di business e l’approccio al rischio. Oltre a perseguire le proprie iniziative drop-in-the-bucket, devono intensificare i loro sforzi per sfruttare i necessari massicci aumenti della finanza privata come primi investitori e che assumono rischi”.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, con l’attivista ambientalista svedese Greta Thunberg e altri attivisti del movimento giovanile per il clima (Foto Onu / Kim Haughton)

E Guterres deve essere proprio preoccupato che i maggiori leader mondiali siano “distratti” sul clima di questi tempi, perché nel concludere, si appella affinché marchino con la loro presenza l’importanza del vertice in Egitto: “La COP27 è il luogo in cui tutti i paesi – guidati dal G-20 – possono dimostrare di essere coinvolti in questa lotta, insieme. E il modo migliore per dimostrarlo è presentarsi alla COP 27 di Sharm el-Shaikh. Invito i leader al più alto livello a partecipare a pieno titolo alla COP 27 e dire al mondo quale azione per il clima intraprenderanno a livello nazionale e globale. I leader mondiali possono dimostrare attraverso la loro presenza e partecipazione attiva che l’azione per il clima è davvero la massima priorità globale che deve essere”.

Che sia arduo per Guterres riuscire a tenere alta l’attenzione sul Clima quando, per le tensioni della guerra in Ucraina, il mondo trema per lo spettro dell’uso delle armi nucleari, si comprende subito quando viene il momento delle domande dei giornalisti, che più che le tematiche della Cop27, si concentrano sulla Russia e anche le proteste in Iran. A Guterres viene chiesto come reagisce al fatto che il governo di Mosca considera le sue dichiarazioni sui referendum e le annessioni russe “di parte e non attinenti al suo mandato di Segretario Generale”. Lui risponde: “Per tutta la mia vita ho creduto nella libertà di espressione. Quindi credo che valga anche per quella della Russia”.

 

 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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