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September 30, 2022
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Consiglio di Sicurezza ONU: Russia isolata su annessioni Ucraina, ma Mosca mette il veto

10 sì, 4 astenuti. Solo il "niet" del Cremlino sui referendum farsa. Adesso la parola passa all'Assemblea generale

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 7 mins read

Venti di guerra sempre più forti alla riunione del Consiglio di Sicurezza di venerdì pomeriggio, convocata dalla Russia per discutere del gravissimo attentato subito dal gasdotto russo-europeo Nord Stream. All’inizio della seduta però Stati Uniti e Albania hanno  presentato la loro durissima risoluzione di condanna sui referendum voluti dal Cremlino per le zone est dell’Ucraina. Nessuno riconoscerà mai l’annessione di quei territori che sempre venerdì sono stati dichiarati da Vladimir Putin “parte della Russia “per sempre”.

La risoluzione annunciata da giorni dagli americani ha avuto lo scontato “veto” della Russia, che di fatto la annulla. Ma era comunque strategicamente importante per gli USA presentarla,  per evidenziare l’atteggiamento degli altri Paesi del Consiglio di Sicurezza: che si sono espressi con 10 voti a favore e quattro astensioni pesanti come, Cina, India, Brasile e Gabon. Dopo il voto, questi quattro paesi hanno motivato la loro scelta con argomentazioni molto simili: il fatto di voler tenere un canale “aperto” con tutti i contendenti nella crisi e che pur condannando la violazione della Carta delle Nazioni Unite per l’annessione illegale di territori attraverso referendum tenuti durante un conflitto armato, hanno ritenuto che la risoluzione di fatto non stesse aiutando nella ricerca di un’uscita dalla crisi attraverso la ricerca della pace, inasprendo ulteriormente la tensione.

I paesi che invece insieme a USA e Albania hanno votato a favore, hanno motivato il loro voto soprattutto con il loro dovere di difendere la Carta dell’ONU e l’ordine internazionale. Tutti i dieci hanno dichiarato i referendum e l’annessione dei territori ucraini da parte della Russia “illegali”. L’ambasciatrice del Regno Unito Barbara Woodward, dopo il veto della Russia, ha precisato: “ancora una volta, la Russia ha abusato del suo veto per difendere le sue azioni illegali. I membri del Consiglio hanno votato in modi diversi. Ma una cosa è chiara. Nessun altro membro di questo Consiglio riconosce il tentativo di annessione illegale del territorio ucraino da parte della Russia. Il veto della Russia non cambia questo fatto. L’annuncio del presidente Putin dell’ingresso nella Federazione Russa delle regioni ucraine di Kherson, Zaporizhyzhya, Luhansk e Donetsk non ha alcun effetto giuridico. È una fantasia”.

Gli USA, con l’ambasciatrice Linda Thomas Greenfield, hanno annunciato che porteranno subito la stessa risoluzione alla conta dell’Assemblea Generale, dove questa volta Mosca non potrà stopparla.

L’Ambasciatore della Federazione Russa Vassily Nebenzia durante il suo intervento al Consiglio di Sicurezza dell’ONU

Da parte sua, l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia ha accusato USA e Albania di aver voluto “fare una provocazione costringendo la Russia a porre il veto”. Nebenzia ha insistito sul “double standard” usato contro la Russia, affermando che i referendum sono stati regolari e avrebbero provato come la stragrande maggioranza della popolazione di quella parte dell’Ucraina voglia stare con la Russia: “È stato il regime di Kiev, con il suo comportamento nazista, a spingere queste popolazioni via e a determinare questa situazione”. Nebenzia ha ricordato ancora una volta la decisione dell’Assemblea Generale del 1970 dell’interpretazione della Carta ONU sulla autodeterminazione dei popoli che, per la Russia, è altrettanto valida quanto il rispetto della sovranità territoriale. Nel suo discorso Nebenzia ha accennato al lavoro degli osservatori stranieri, anche italiani, che avrebbero verificato le procedure di voto del referendum “giudicandole corrette”. Ma, secondo alcune informazioni di stampa, gli italiani in questione sarebbero attivisti che supportano la Russia.

L’ambasciatrice USA Linda Thomas-Greenfield durante il suo intervento

Dal canto suo, l’Ambasciatrice degli Stati Uniti Linda Thomas-Greenfield ha così motivato, davanti agli altri quattordici membri del Consiglio di Sicurezza, la presentazione della risoluzione:

Abbiamo sentito da molti di voi nel corso degli ultimi giorni ritenere che il processo fosse affrettato. Sia chiaro: ciò che è stato affrettato è stato l’atto illegale russo di annettere il territorio ucraino. Come Consiglio dovevamo rispondere.

Colleghi, questo è esattamente ciò per cui il Consiglio di sicurezza è stato chiamato a fare. Difendere la sovranità. Tutelare l’integrità territoriale. Promuovere la pace e la sicurezza. Le Nazioni Unite sono state costruite sull’idea che mai più un paese sarebbe stato autorizzato a prendere il territorio di un altro con la forza. Questo percorso, concordammo, porta ai risultati più orribili della storia. I tentativi di annessione della Russia sono, senza ombra di dubbio, esattamente questo. Si tratta di uno Stato membro dell’ONU, membro del Consiglio di sicurezza, che tenta di annettere parte di un altro con la forza.

Gli esiti di questi falsi referendum erano predeterminati a Mosca e lo sanno tutti. Sono stati tenuti dietro la canna dei fucili russi. Più e più volte abbiamo visto il popolo ucraino combattere per il proprio paese e la propria democrazia (…) Putin ha calcolato male la determinazione degli ucraini. Il popolo ucraino ha dimostrato forte e chiaro: non accetterà mai di essere soggiogato al dominio russo. E così, gli Stati Uniti non riconosceranno mai alcun territorio che la Russia tenta di conquistare o presumibilmente annettere come qualcosa di diverso da parte dell’Ucraina”.

Poi Thomas-Greenfield ha ricordato le parole del Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres pronunciate ieri. “È un’escalation pericolosa che non ha posto nel mondo moderno”. Quindi, la rappresentante degli USA ha terminato mettendo in guardia tutti i paesi del mondo, grandi e piccoli:

“Colleghi, tutti noi abbiamo interesse a difendere i sacri principi della sovranità e dell’integrità territoriale. Nel difendere la pace nel nostro mondo moderno. Tutti noi comprendiamo le implicazioni per i nostri confini, le nostre economie e i nostri paesi se questi principi vengono messi da parte. Questo è anche più grande di qualsiasi nazione, grande o piccola che sia. Riguarda la nostra sicurezza collettiva. La nostra responsabilità collettiva di mantenere la pace e la sicurezza internazionali. Non solo per noi stessi, ma per il mondo. Questo è ciò che il Consiglio di Sicurezza è qui per fare. Siamo la prima linea di difesa per la Carta delle Nazioni Unite. E dobbiamo dimostrare che prendiamo sul serio questa difesa. Dobbiamo dimostrare che il Consiglio può funzionare nonostante le azioni di un membro permanente. Non è il momento di restare in disparte. Questo è un momento per difendere la Carta delle Nazioni Unite, i suoi valori, i suoi principi e le sue finalità. E se la Russia sceglie di proteggersi dalla responsabilità, allora faremo ulteriori passi nell’Assemblea Generale per inviare un messaggio inequivocabile a Mosca che il mondo è ancora dalla parte della difesa della sovranità e della protezione dell’integrità territoriale. Oggi abbiamo visto Putin celebrare questa chiara violazione del diritto internazionale. Ha organizzato una festa sulla Piazza Rossa per darsi una pacca sulla spalla per questi referendum illegali. Sta gongolando e ricordando l’impero sovietico e ha affermato che questo era solo l’inizio. Mentre siamo tutti seduti in quest’Aula e consideriamo solennemente questa risoluzione, Putin si sta invece sbattendo con orgoglio i nostri valori condivisi in faccia. È ora che ci alziamo per difendere le nostre convinzioni collettive. Insieme. A difesa di questi principi che ci stanno a cuore, gli Stati Uniti stanno proponendo questa risoluzione con l’Albania. A difesa di tutti i paesi affinché abbiano il diritto di essere al sicuro dall’invasione e dall’annessione, votiamo “sì”. E in difesa della pace e della sicurezza collettiva nel mondo, invitiamo anche voi a votare “sì”. Mostriamo a Putin la determinazione di questo Consiglio”.

L’ambasciatrice Thomas-Greenfield è poi uscita dal Consiglio di Sicurezza per andare davanti ai giornalisti (vedi video sopra) che l’attendevano fuori, con accanto la vice ambasciatrice dell’Albania Albana Dautllari. Alla nostra domanda su come consideravano le motivazioni dei quattro paesi che si erano astenuti – cercare di abbassare la tensione per trovare la strada della pace –  l’ambasciatrice USA ha replicato: “Io non posso dare la spiegazione alla loro decisione di astenersi. Direi di riascoltare quello che questi paesi hanno dichiarato, però è certo che tutti hanno espresso preoccupazione per quello che la Russia sta facendo, la loro astensione non è stata una difesa della Russia, non la supportano e chiaramente condannano la sua azione”. Alla nostra ulteriore domanda su cosa pensa della dichiarazione del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba – che la scorsa settimana alla domanda su quando l’Ucraina si aspetti di entrare nella NATO aveva replicato: “È ora la NATO che vuole l’Ucraina” – Thomas-Greenfield ha replicato: “Tutti i 30 paesi della NATO dovranno prendere una decisione sulla richiesta dell’Ucraina di entrare e questa non avverrà finché tutti non avranno preso la decisione”.

La riunione del Consiglio di Sicurezza di oggi (UN Photo//Rick Bajornas)

Dopo le scintille per la risoluzione contro le annessioni russe in Ucraina, è stata la volta del dibattito alla ricerca dei responsabili del sabotaggio dell’arteria energetica che era stata finora vitale non solo per l’Europa ma anche per la Russia. Infatti il Nord Stream, oltre a nutrire l’economia dei paesi europei, alimentava le risorse finanziarie della Russia fornitrice di gas. Mosca ha respinto le teorie che la vedono dietro all’attentato, accusando gli USA di essere coinvolti nel sabotaggio. A questo punto, il compito del Consiglio di Sicurezza di indicare “un colpevole” era ovviamente impossibile. Toccherà alle indagini di Svezia e Danimarca cercare di scoprire chi è stato e come ha fatto a creare le quattro falle nei tubi sottomarini che hanno provocato l’interruzione di un’infrastruttura energetica costata in totale oltre 20 miliardi di dollari.

A prendere la parola per primo e informare gli ambasciatori a nome delle Nazioni Unite, c’era il Segretario generale aggiunto per lo sviluppo economico presso il Dipartimento degli affari economici e sociali (DESA), che ha affermato come mentre le cause delle fughe di gas sono oggetto di indagine, “è altrettanto urgente affrontare le conseguenze di queste perdite”. Navid Hanif della DESA, ha dichiarato che le Nazioni Unite non erano in grado di confermare nessuno dei dettagli riportati relativi alle perdite rilevate lunedì. I gasdotti Nord Steam 1 e 2 sono stati al centro della crisi dell’approvvigionamento energetico europeo derivante dall’invasione russa di febbraio, e nessuno dei due è in funzione per pompare gas alle nazioni europee in questo momento. Hanif ha affermato che i tre principali impatti delle perdite, a cominciare da una maggiore pressione sui mercati energetici globali.

“L’incidente può esacerbare l’elevata volatilità dei prezzi sui mercati energetici in Europa e nel mondo”, ha affermato, aggiungendo che il potenziale danno per l’ambiente è un altro motivo di preoccupazione. Lo scarico di centinaia di milioni di metri cubi di gas, “comporterebbe centinaia di migliaia di tonnellate di emissioni di metano”, ha affermato, un gas che ha “80 volte la potenza di riscaldamento del pianeta dell’anidride carbonica”.

Infine, ha affermato che le esplosioni dell’oleodotto hanno anche reso “manifestamente chiaro” quanto siano vulnerabili le infrastrutture energetiche critiche, durante questi periodi di crisi globale. Hanif ha affermato che quanto fosse importante passare a un “sistema energetico pulito, resiliente e sostenibile, garantendo al contempo l’accesso universale a un’energia accessibile, affidabile e sostenibile per tutti”. Infine, ha detto al Consiglio che qualsiasi attacco alle infrastrutture civili è inaccettabile e che l’incidente non deve aumentare ulteriormente le tensioni nel mezzo di un’escalation della guerra.

Quando è stato di nuovo il turno dell’Ambasciatore russo Nebenzia, questi ha fatto una ricostruzione dell’incidente caricandolo di sospetti verso gli Stati Uniti, menzionando precedenti esercitazioni NATO nel luogo degli atttentati e poi parlando anche di un tweet di un esponente del governo polacco che si sarebbe congratulato con gli Stati Uniti per aver colpito il gasdotto russo, “twit che poi è di colpo sparito” ha detto Nebenzia.

L’Ambasciatore Richard Mills, vice capo missione degli Stati Uniti all’ONU

A queste accuse di essere dietro il sabotaggio del Nord Stream, non si è fatta attendere la replica dell’ambasciatore Richard Mills, il vice di Thomas-Greenfield alla missione USA all’ONU. “Gli Stati Uniti categoricamente smentiscono di essere in qualche modo coinvolti. La Russia oggi al Consiglio di Sicurezza ha avuto chiaramente una giornataccia, e ora cerca di distrarre con queste sue teorie cospiratrici. Semmai, se c’è un paese che ha dimostrato in questi ultimi mesi di essere pronto ad attaccare infrastrutture civili sicuramente non sono gli USA. Ma la Russia non ci distrarrà dal compito di difendere la Carta dell’ONU”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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