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September 24, 2022
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Show di Lavrov all’ONU: Occidente “russofobo” e UE “dittatura”

Durissimo discorso del ministro degli Esteri russo all'UNGA77 che con i giornalisti denuncia "interferenze" nelle elezioni italiane

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

Fuochi d’artificio all’ONU da parte del ministro degli Esteri Russo Sergei Lavrov, che prima dal podio dell’Assemblea Generale e poi nella lunga conferenza stampa con i giornalisti, ha lanciato accuse all’Occidente e all’Europa con lo show anche della parolaccia.

“La russofobia ufficiale in Occidente ha acquisito proporzioni grottesche e senza precedenti” ha detto prima Lavrov all’Assemblea Generale, aggiungendo: “Invece del dialogo dobbiamo affrontare la disinformazione e le bugie dell’Occidente che minano la fiducia nelle leggi internazionali e nelle istituzioni internazionali”. I Paesi occidentali (che ha anche spesso chiamato “gli anglosassoni”), “non esitano a dichiarare apertamente la loro intenzione non solo di infliggere una sconfitta militare al nostro Paese ma anche di smembrarlo e cancellarlo dalle carte geografiche”.

“A Washington c’è una dittatura e l’Europa è soggiogata – ha detto ancora Lavrov – La diplomazia è sostituita da sanzioni illegali. Gli Usa e alleati non danno libertà a nessuno, non è democrazia”.

Per il ministro degli Esteri russo, gli Stati Uniti stanno cercando di dare alla famigerata “dottrina Monroe” una portata globale, trasformando così l’intero globo nel proprio “cortile di casa”. Lavrov ha respinto l’accusa di non voler rispettare la Carta dell’ONU ma a rilanciato l’accusa agli “anglosassoni”, come ha chiamato spesso l’Occidente il ministro russo, dicendo che “vogliono sottomettere il mondo alle loro regole. Quindi nella Ex Yugoslavia, in Iraq, in Libya, hanno imposto le loro regole… Gli USA si impongono come se fossero l’inviato di Dio”.

Lavrov ha subito parlato dei referendum in corso nel Donbass e in alcune zone occupate dell’Ucraina: “I referendum sono basati su una richiesta del governo locale, le condizioni sono state pubblicate e dopo questi referendum la Russia rispetterà l’espressione della volontà del popolo di quei territori, che da lungo tempo soffre gli abusi del regime nazista” di Kiev. “L’isteria che abbiamo visto è molto eloquente”, ha detto riferendosi alle reazioni di Usa e Ue rispetto ai referendum, e li ha invece difesi dicendo che si tratta di persone che rivendicano la terra “dove i loro antenati hanno vissuto per centinaia di anni”.

Sergey V. Lavrov, Minister for Foreign Affairs of the Russian Federation, briefs reporters at UN Headquarters during the general debate of the General Assembly’s seventy-seventh session. (UN Phot/Jaclyn Licht)

Chi gli ha fatto notare che il Segretario Generale Antonio Guterres aveva affermato che la Russia non stava rispettando la Carta delle Nazioni Unite, Lavrov si è difeso prima attaccando Guterres, dicendo “dice molte cose sull’Ucraina adesso, ma non ricordo che si fosse adoperato abbastanza per difendere l’attuazione degli accordi di Minsk”, per poi, a chi continuava a pressarlo sul non rispetto della UN Charter, replicare: “La Carta difende l’ inviolabilità della sovranità e il territorio di uno stato membro, ma allo stesso tempo afferma il rispetto per la autodeterminazione dei popoli. Apparentemente c’è un conflitto tra questi due concetti espressi nella Carta. E infatti ci sono stati dibattiti e negoziazioni all’ONU su questo per tanto tempo. Quindi nel 1970, nel tentativo di capire meglio tutti i concetti stabiliti dalla Carta, si raggiunse un consenso nell’adottare un accordo sul significato di integralità territoriale, con l’Assemblea Generale che arrivò alla conclusione che l’interpretazione della Carta doveva essere la seguente: tutti gli stati hanno l’obbligo di rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di qualunque stato il cui governo rispetta il principio di autodeterminazione dei popoli e il cui governo rappresenta tutte le persone che risiedono nel suo territorio. Ora se qualcuno mi dice che dopo il coup del 2014, dopo le proibizioni sulla lingua russa, sull’istruzione russa, sui media russi, e dopo i bombardamenti contro le popolazioni che si rifiutavano di riconoscere i risultati del colpo di stato, ecco che questo governo a Kiev che ha un’ ideologia nazista possa rappresentare anche quella popolazione che rifiuta di cedere a quel governo che non gli fa usare la sua lingua russa e la sua cultura, io dico che chiunque sia neutrale sa già la risposta. Allora, questo governo a Kiev può rappresentare queste persone? Ovviamente il Segretario Generale Guterres può fare le dichiarazioni che vuole…”

A chi gli chiedeva dei pericoli nucleari, Lavrov ha replicato citando la cosiddetta “cancel culture” occidentale e ricordando che “è stato il presidente ucraino Volodimyr Zelensky a sollevare la questione del possesso di armi nucleari molto prima dell’inizio dell’operazione militare speciale”. “A gennaio Zelensky disse che era stato un grave errore per l’Ucraina rinunciare alle armi nucleari quando l’Unione Sovietica si stava sciogliendo”, ha detto il ministro degli Esteri russo ai giornalisti. Lavrov ha anche accusato la Francia di aver parlato per prima di uso di armi nucleari.

Alla domanda specifica se, dopo i referendum, la Russia avrebbe usato armi nucleari per difendere i territori annessi dall’Ucraina, Lavrov ha detto: “La dottrina dell’uso di armi nucleari da parte della Russia è chiara, è scritta e può essere letta da tutti. Basta andare a leggerla. La Russia difenderà sempre tutto il suo territorio”. Quando un giornalista russo ha chiesto cosa replicava alle dichiarazioni del presidente Biden che gli USA avrebbero reagito al referendum, Lavrov ha mostrato prudenza: “Non vorrei che si esagerasse, a me non risulta affatto che il presidente Biden abbia detto che ci sarà una reazione militare”.

Alla domanda quali fossero stati gli obiettivi di Putin per invadere l’Ucraina, Lavrov ha detto che basta leggere il discorso del presidente russo del 24 febbraio. Per Lavrov tutta la responsabilità della crisi ricade nell’Ucraina e negli USA e gli UE, che non hanno fermato Kiev quando diceva, per esempio, che chi “si sente russo doveva lasciare l’Ucraina”, o aboliva l’uso della lingua russa nel Dombass. “Come avreste reagito voi giornalisti se in Belgio di colpo si fosse vietato l’uso del francese nelle scuole, o lo svedese in Finlandia? La stampa occidentale non ha scritto nulla quando per anni accadeva questo in Ucraina…”.

Sergey V. Lavrov, Minister for Foreign Affairs of the Russian Federation, briefs reporters at UN Headquarters during the general debate of the General Assembly’s seventy-seventh session. (UN Phot/Jaclyn Licht)

Lavrov ha ripetuto che la crisi è dovuta all’arroganza della NATO, che ha continuato a spingersi ad est quando invece “la Russia aveva già dissolto il patto di Varsavia”. Per Lavrov le minacce e le interferenze in Ucraina americane iniziano da tempo, “il game è iniziato già nel 2003, e poi sono continuato fino al sanguinario colpo di stato”. Per Lavrov l’inizio della guerra in Ucraina è stato determinato dall’incapacità dell’Occidente di negoziare. Secondo Sergei Lavrov, Mosca era aperta a un accordo in Ucraina e “su richiesta degli Stati Uniti e dell’Ue” ha sostenuto gli accordi tra le autorità e l’opposizione a Kiev nel 2014, ha detto ancora Lavrov. Tuttavia, questi accordi sono stati “calpestati dai leader del sanguinoso colpo di stato, che hanno umiliato i mediatori europei”, mentre “l’Occidente ha solo alzato le spalle e ha guardato in silenzio mentre i golpisti iniziavano a bombardare l’est dell’Ucraina”, ha aggiunto. Poi Lavrov ha fatto anche riferimento alle dichiarazioni del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba sull’entrata dell’Ucraina nella NATO fatte al Consiglio di Sicurezza e poi con i giornalisti. “Kuleba, rispondendo ad una domanda, ha detto che non è l’Ucraina a chiedere l’ammissione, ma è la NATO che vuole l’Ucraina dentro. Non so se dicesse sul serio o fosse una battuta di spirito”.

Lavrov ha negato che la Russia non voglia trattare la pace, e ha detto che il 29 marzo del 2022, aveva consegnato a Istanbul un documento alla parte Ucraina che avrebbe portato alla fine dei combattimenti. “Ma poi c’è stata la messa in scena di Bucha. E quindi gli americani hanno fermato Kiev, dicendo che doveva continuare a combattere e trattare da una posizione di forza”. La Russia “ora, in questa situazione, non farà il primo passo” nei colloqui per mettere fine alla guerra in Ucraina. La Russia però non rifiuta di “negoziare con l’Ucraina” per trovare una soluzione per porre fine alla guerra. Ma “più a lungo Kiev rifiuta di negoziare, più difficile sarà trovare un accordo”, ha aggiunto.

Come replicava alle pressioni della Cina per fermare la guerra di cui avrebbe parlato lo stesso Putin? “Quale pressioni?” è stata la replica, “Putin ha detto che la Cina è preoccupata, non ho sentito la parola pressioni”.

Lavrov ha anche risposto a chi gli chiedeva un commento sulle parole di Ursula Von der Leyen sulle elezioni in Italia: “Non ricordo minacce del genere da altri leader dell’Ue. L’Ue sta diventando un’entità dittatoriale”. Nel racconto delle supposte interferenze della UE, Lavrov oltre a raccontare che era stato vietato a Cipro di incontrare la delegazione russa durante la UNGA77, ha detto di ricordare che qualcuno disse anche “Fuck Ue”…

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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