“La più grande crisi di rifugiati in Europa dalla seconda guerra mondiale non fa che aumentare i milioni in Africa, Medio Oriente e Asia che sono stati costretti a fuggire dal loro paese di origine a causa di conflitti e guerre in cerca di un futuro migliore per se stessi e le loro famiglie”.
Sono queste le parole con cui il segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha introdotto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite il tema dei migranti. “Molti altri sono spinti a lasciare le proprie case a causa della fame, della povertà e degli effetti del cambiamento climatico. La migrazione mista è un fenomeno globale, che deve essere affrontato di conseguenza. A questo proposito, l’attuazione della visione e degli obiettivi sia del Global Compact per una migrazione sicura, regolare e ordinata, sia del Global Compact sui rifugiati, rimangono tra i modi migliori per incoraggiare la cooperazione internazionale e la condivisione degli oneri”.
Da qui il monito: “Senza uno sforzo sincero per aggiornare l’attuale sistema di protezione internazionale, il sistema di asilo e i vari strumenti giuridici che regolano la ricerca e il salvataggio in questo senso, l’attuale caos che continua a sfociare in innumerevoli atti di violenza, abusi e crescenti perdite di vite umane sarà solo peggiorare”.

Parolin, che nella serata di mercoledì sarà ospite d’onore al Gala di “A Chance in Life” da Cipriani al numero 25 di Broadway, ha poi parlato del ruolo che il Vaticano svolge a tutela minoranze, poche ore dopo aver incontrato il ministro degli esteri russo Lavrov. Nella settimana del Segretario di Stato, altro momento saliente è stato l’evento per commemorare il 30° anniversario della Dichiarazione sui diritti delle persone appartenenti a minoranze nazionali, etniche, religiose e linguistiche.
I cristiani, come ricorda Parolin, sono infatti il gruppo più perseguitato al mondo e non solo nei Paesi in cui costituiscono una minoranza. “Si stima che circa 360 milioni di cristiani in 76 Paesi subiscano discriminazioni violenze e persecuzioni a causa della loro fede – ha dichiarato – Si tratta di una chiara violazione del diritto fondamentale alla libertà di pensiero, coscienza e religione”.
Il cardinale ha anche sottolineato come Papa Francesco abbia parlato chiaramente dell’importanza di avviare senza paura un processo di trasformazione, guardando al futuro con speranza e invitando tutti (giovani, insegnanti, responsabili politici e società civile) a essere protagonisti di questa alleanza.

“Affermare la propria identità e vivere in pace con gli altri sono le aspirazioni che, in tutto il mondo, condividono le minoranze etniche religiose e linguistiche. La loro difesa non può non rispettare principi quali la tutela dell’esistenza, la non esclusione, la non discriminazione e la non assimilazione”.
Lo scoppio della pandemia di Covid-19 e la guerra in Ucraina rendono sempre più urgente la necessità di un patto educativo globale. Per questo Parolin ha parlato della necessità di creare un “villaggio educativo”, in cui tutte le persone, secondo i rispettivi ruoli, condividano il compito di formare una rete di relazioni aperte e umane.
Infine, un’attenzione particolare alle armi nucleari. “Per evitare un disastro, è fondamentale impegnarsi seriamente per trovare un esito pacifico del conflitto. In questo contesto, la deplorevole mancanza di un documento finale alla 10ª conferenza di revisione del trattato di non proliferazione nucleare non sorprende”.
La guerra in Ucraina, per Parolin, non solo mina il regime di non proliferazione nucleare, ma presenta anche il pericolo di una devastazione per escalation o incidente. “In primo luogo, lo spettacolo di uno Stato dotato di armi nucleari in guerra con uno Stato che ha rinunciato al suo arsenale in cambio di garanzie di sicurezza che sono state palesemente disattese scoraggerà altri Stati che possiedono armi nucleari dal seguirne l’esempio”.
“Qualsiasi minaccia di uso di armi nucleari è ripugnante e merita una condanna inequivocabile”.