L’arte di Fornasetti incontra il lusso di Bisazza. Nel bel mezzo della frenesia per la settimana della moda appena chiusa e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in svolgimento, due eccellenze del design italiano si sono date appuntamento a New York. Bisazza – marchio illustre nella produzione di mosaici – ha presentato al pubblico americano la Collezione Fornasetti, in collaborazione con la celebre azienda di design artistico. Un progetto che ha riprodotto in arte musiva alcune delle immagini più iconiche di Fornasetti: Ortensia, Bocca, Serratura e Soli a Capri.
Per la prima volta, dunque, tradotto nel linguaggio del mosaico e in grande formato, il viso della cantante lirica Lina Cavalieri, musa di Piero Fornasetti, incisore, decoratore e artista polivalente del secolo scorso. Oggi il marchio resta fedele al segno distintivo di design e arredamento di lusso sotto la direzione artistica del figlio Barnaba.
Circondati da pareti di sontuosi mosaici nell’atelier di Chelsea – zona delle gallerie d’arte di Manhattan – ci siamo seduti con Rossella Bisazza, direttrice della comunicazione del marchio di famiglia.
Come è nata la Collezione Fornasetti? “Ha preso vita da un pensiero spontaneo. Quando ho incontrato Barnaba mi sono detta: due marchi sviluppatisi entrambi negli anni Cinquanta, con stile e know-how quali elementi identitari, insieme darebbero vita a qualcosa di unico”.

L’approccio della Collezione è un concetto nuovo in fatto di decorazioni. Piero Fornasetti affidava le sue illustrazioni al tessuto, al legno e alla ceramica, non ricorreva mai al mosaico. Barnaba ha colto l’occasione. “Abbiamo studiato molto. Dopo varie applicazioni, con l’uso del digitale siamo riusciti a perfezionare le immagini. È stato come vincere una scommessa eccitante”. I disegni, scomposti, passano alle tessere. Da qui i quattro soggetti della serie.
In primis Serratura, con lo sguardo ipnotico visto attraverso il foro della stessa. “Questa opera è costitutita esclusivamente da tre tonalità di colore, per questo motivo sono state necessarie 10mila tessere di vetro e tanta pazienza”.
La Bocca rossa, invece, è una delle creazioni più recenti firmate da Barnaba Fornasetti; Bisazza lo ha sviluppato su una superficie di 18 metri quadri.

Il terzo si chiama Ortensia: una esuberante cornice di petali rosa e blu adorna il volto enigmatico di Lina Cavalieri, che a tratti dà l’impressione di volersi ritrarre. “Un progetto di cui andiamo fieri – continua Rossella Bisazza – sono le seicentomila tessere del motivo Ortensia che rivestono la piscina de L’Albereta Relais & Chateaux, un hotel immerso nelle colline della Franciacorta. L’opera è la quintessenza della ricercatezza”.
Il volto di Soli a Capri, rappresenta, invece, un ironico autoritratto di Piero Fornasetti. Con uno sfondo nei toni del blu o del grigio, i soli splendono grazie al gioco sottile del vetro unito alla foglia d’oro a 24 carati. “La Collezione Fornasetti è un mix eccellente di arte e materie preziose. L’accento altamente decorativo unito ai materiali dei nostri mosaici ha prodotto opere senza tempo”.
La direttrice della comunicazione ci spiega che pur essendo già pronti per il debutto nel 2020, è stato necessario aspettare due anni per la presentazione negli Stati Uniti, a causa della pandemia. “Siamo risollevati e felici di aver portato la Collezione Fornasetti a New York, una vetrina affacciata sul mondo, da cui intuire il ciclo dei tempi. Ho trovato una città differente, però. D’altronde questo luogo nasconde nel DNA la forza del cambiamento. La cosa difficile è osservare senza farsi sfuggire qualcosa”. La sede di Manhattan è una delle quattro flagship Bisazza fuori dall’Italia e serve gli Stati Uniti principalmente nel settore residenziale. Dapprima – all’inizio anni 2000 – si trovava nel cuore del quartiere Soho su Green Street, detta anche Mini Milan per i negozi di design italiano lungo tutta la strada. “Nel 2015 ci siamo trasferiti a Chelsea. Lo spazio espositivo è più grande e il nostro design ben si sposa con le gallerie d’arte circostanti. Un rooftop all’aperto, da cui si scorge l’Empire State Building, confina con l’Highline, il parco sopraelevato. Questo atelier ha un’armonia stimolante”.
L’azienda di mosaici nasce a Vicenza nel 1956, lanciata nel giro di un solo anno. “Mio padre Renato è stato un imprenditore illuminato. Aveva intuito che poteva trasformare il mosaico da rivestimento unicamente per le facciate a elemento decorativo per gli ambienti interni”. Il marchio ha avuto una vocazione internazionale fin da subito, toccando i confini dell’Asia e dell’Africa. Ad Hong Kong la prima sede stabile all’estero. “Lì mio padre si aggiudicò un numero esorbitante di commesse grazie alle fughe delle tessere. Mise a punto un materiale altamente resistente all’umidità del posto”.
Dal 2000 la guida dell’azienda è stata assunta dal fratello Piero, quando Rossella seguiva le pubbliche relazioni del Teatro alla Scala di Milano. “Ho seguito la mia passione, il balletto. La prima volta alla Scala, avevo sei anni, ho sentito che sarei diventata una ballerina”. E per dodici anni Rossella Bisazza ha fatto parte della compagnia di Carla Fracci. Un infortunio l’ha costretta fuori dal palco ma è rimasta nell’ambiente, occupandosi della comunicazione. “Poi, mio fratello mi chiese di affiancarlo, di fare per l’azienda quello che svolgevo per La Scala. È stato come virare a 360 gradi. Oggi affermo di essere fortunata, ho conosciuto due mondi per cui provo un’enorme passione”. L’arte, d’altronde, è un alternarsi di sentimenti e inclinazioni.
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