È un ministro Bianchi sorridente ed entusiasta quello che arriva alle Nazioni Unite per prendere parte alla 77ª Assemblea Generale, che come tema principale avrà proprio l’education, l’istruzione.
Nel Rose Garden di fianco al Palazzo di Vetro, il capo della scuola italiana ha anticipato i temi più importanti che si troverà ad affrontare nei prossimi giorni, dando uno sguardo anche al futuro. Sono infatti le ultime ore per il governo Draghi, prima delle elezioni del 25 settembre che segneranno l’inizio di un nuovo esecutivo.
Istruzione, sì, ma non solo. È questo il riassunto del discorso di Bianchi. “La straordinaria vicenda dell’educazione e che quando ne parli saltano fuori tutti gli altri problemi. Come fai a educare quando la pancia è vuota?”.
Siamo infatti di fronte a una fase di crisi internazionale: pandemia, guerra, cambiamento climatico. Problemi che costringono il mondo ad affrontare situazioni estreme. Proprio in questo contesto, le Nazioni Unite stanno ritrovando un ruolo, riuscendo a coinvolgere tutte le nazioni del mondo e a farle discutere tra loro.

“Parliamo di educazione come modo per aprire il coperchio e guardare i veri problemi”, suggerisce Bianchi, per il quale il vero dramma, la polveriera capace di innescare una catena senza precedenti di avvenimenti catastrofici, è l’aumento delle disuguaglianze tra la popolazione.
Il Ministro rivendica comunque i risultati raggiunti in 18 mesi di operato. Tra poco arriveranno i fondi del PNRR, ma l’idea che un nuovo governo possa vanificare il lavoro fatto fino ad oggi non lo preoccupa. “Abbiamo preparato un piano di transizione per non fermare la macchina dei fondi strutturali europei. Il nostro è stato un lavoro al servizio del Paese. Io porto tutto quello che ho fatto e lo metto a disposizione di chi verrà, questa è la democrazia. E questa democrazia viene aiutata dall’Unione europea che non ci ha regalato i soldi, ma ce li ha dati per gli investimenti e quindi avrà un controllo millimetrico delle operazioni”.
“Chi verrà – prosegue – dovrà assumersi la responsabilità di bloccare il Pnrr, questo piano nazionale di rilancio. In ogni caso abbiamo approntato, e il primo ministro Draghi è stato chiaro, una capacità di transizione in modo che coloro che verranno non dovranno impiegare mesi per capire come funziona la macchina”.

Poi, un paragone con gli Stati Uniti. Negli Usa alcuni libri sui temi Lgbt sono stati banditi dalle scuole perché ritenuti inadatti. In Italia è possibile che avvenga lo stesso? “Se qualcun altro lo farà, mi troverà fortemente contrario. Se questo dovesse essere un segnale di un nuovo governo, sarebbe un fatto estremamente negativo. Un gesto pregno di richiami che vanno ricordati: non può essere possibile”.
È un tema che lo smuove. “La sola idea che qualcuno possa fare dei falò dei libri – dice dopo qualche secondo – la trovo non solo un’idea devastante, ma che ci richiama a dei fantasmi a cui non voglio neanche più pensare. I libri sono libri e sono ancora più validi quando contengono affermazioni che, ovviamente, possono mettere in difficoltò anche il senso comune. No, no, no, i libri sono libri”.
La scuola, per il Ministro, deve essere in grado di insegnare anche come utilizzare i libri e le loro informazioni. “Noi siamo noi perché per fortuna di Dio – conclude – abbiamo due, tre, quattromila anni alle spalle. Testimoniati soltanto grazie alla capacità di scrivere”.