Gli italiani andranno al voto il 25 settembre, ma poche ore prima della chiamata alle urne, Mario Draghi atterrerà a New York con destinazione Onu.
Il Presidente del Consiglio, che sarà ormai agli sgoccioli del suo mandato, è infatti atteso al Palazzo di Vetro il 20 e 21 settembre per prendere parte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un appuntamento importante al quale, contro le prime indiscrezioni, ha deciso di partecipare in presenza, per poter svolgere dal vivo alcuni incontri delicati con investitori e leader di altri Paesi.
Si parla addirittura di un meeting con Joe Biden, come anticipato da Repubblica. I rapporti tra i due, soprattutto dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina, si sono consolidati giorno dopo giorno. Lo dimostra il faccia a faccia avuto i primi di maggio, quando Draghi è stato ospite alla Casa Bianca dichiarando “I legami tra i nostri due Paesi sono sempre stati molto forti e, semmai, questa guerra in Ucraina li ha resi ancora più forti. Se Putin ha mai pensato di poterci dividere, ha fallito. Su questo non c’è dubbio”.
La visita all’Onu sarà dunque l’ultimo appuntamento internazionale per Draghi alla guida del governo italiano. È probabile, perciò, che quelli a Manhattan saranno per lui momenti chiave per tentate di dare l’ultima impronta alla politica fortemente atlantista perseguita durante il suo mandato.

Fin quando potrà, l’ex banchiere farà di tutto perché l’Italia non arretri di un centimetro nella sua tenace alleanza con gli Stati Uniti e se l’incontro con Biden dovesse essere confermato, la sua missione americana potrebbe rivelarsi più densa di significati di quanto già non sia.
E perchè no, la presenza a New York potrebbe tornargli utile anche in chiave personale. Non è una novità che, tra le stanze del potere italiano, si vociferi come Draghi desideri la poltrona più alta di una delle grandi organizzazioni internazionali. La prima a liberarsi in ordine di tempo sarà quella del Segretario Generale della NATO, con Jens Stoltenberg che a fine anno ultimerà anche il suo secondo mandato. Essere di persona a uno dei summit più importanti della stagione potrebbe tornargli utile per consolidare relazioni necessarie a chi ambisce a cariche del genere.
Draghi è stato infatti, fino ad oggi, il più grande sostenitore del Patto Atlantico tra le potenze europee che ne fanno parte. Con Macron e Scholz, leader di Francia e Germania, i rapporti sono sempre stati ottimi, e il viaggio in Ucraina compiuto insieme a loro a metà giugno ne è stata l’ennesima dimostrazione.
In Europa, gli amici del Premier temono che un esecutivo guidato dalla destra possa far cambiare posizione all’Italia, sopratutto nel caso in cui ad andare a Palazzo Chigi fosse Giorgia Meloni, che nell’UE è ormai da due anni alla guida del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei.

Meno preoccupati di un’ipotetica salita al potere di Fratelli d’Italia devono essere invece a Washington. La Meloni, ben consapevole dell’importanza che l’alleanza con gli Stati Uniti rappresenta per l’Italia, dall’inizio della guerra ha sposato con veemenza le posizioni atlantiste del governo Draghi, più dei compagni di coalizione Salvini e Berlusconi. Nei giorni scorsi ha poi ribadito la volontà di mantenere la politica estera italiana ancorata al sostegno di Kiev, strizzando l’occhio alla visione di Biden.
Il viaggio del Premier sarà anche di grande interesse per i leader di PD e Azione, Enrico Letta e Carlo Calenda, che hanno iniziato la campagna elettorale spingendo su un ritorno di Draghi a Palazzo Chigi dopo il 25 settembre e sulla totale adesione e fedeltà a quella che viene definita “l’Agenda Draghi”.
Le giornate del Presidente tra i grattacieli di Manhattan saranno dunque cariche di pressioni e significati. Se è vero che New York è la città che non dorme mai, anche per Draghi le notti americane potrebbero essere insonni.