Andrij Shevchenko, campione di calcio e bandiera dell’Ucraina, ha parlato oggi all’Ambasciata Italiana presso le Nazioni Unite, definendo l’Italia la sua “seconda patria”, e descrivendo lo stivale come “la seconda casa di tutti gli ucraini”. “Ringrazio tutti gli italiani per quelli che stanno facendo per il nostro Paese. Dobbiamo fare di tutto per riuscire a trovare la pace”.
Ieri, l’ex stella del Milan era stato ospite al “Change the World New York”, il grande forum per studenti liceali e universitari organizzato dall’associazione Diplomatici all’Onu di New York per parlare degli equilibri geopolitici del mondo.
“Ci sono tanti modi per aiutare l’Ucraina – ha detto ai ragazzi – ma l’importante è non essere indifferenti, giocate la vostra parte, non importa se grande o piccola. L’Ucraina in questo momento ha bisogno di tutto. E anche i social media sono uno strumento molto potente, soprattutto per le giovani generazioni, dobbiamo fermare questa guerra adesso”.
Oggi Andriy Shevchenko @jksheva7 alla Missione🇮🇹all’ONU🇺🇳New York: “L’Italia, sempre stata una seconda patria per me, oggi lo e’ per tutti gli ucraini. Ringrazio gli italiani per tutto quello che stanno facendo per l’#Ucraina 🇺🇦”. @MauMassari @diplomatici @ClaudioCorbino @UKRinUN pic.twitter.com/UbfvqRrsXd
— Italy UN New York (@ItalyUN_NY) March 25, 2022
“Pensate a quando siete cresciuti pensate ai vostri giochi, agli amici, al pallone da calcio, al posto dove andavate a giocare. I bambini ucraini, in questo momento, non hanno tutto questo, esattamente da un mese, quando è iniziata la guerra nel mio paese”.
L’ex rossonero ha ribadito che “quella della Russia in Ucraina non è un’operazione militare, è uccidere i civili: il mio cuore è distrutto, ma sono cosi’ orgoglioso per gli ucraini, per come il mio paese difende la democrazia, il nostro presidente ha unito tutti perchè dobbiamo fermare la guerra tutti insieme e dobbiamo farlo ora”. “Lo sport – ha concluso – ha cercato sempre di essere fuori dalla politica ma oggi non e’ politica, e’ una guerra vera, dove la gente muore, i bambini muoiono. Credo sia giusto tenere gli atleti russi fuori dalle competizioni”.