“Come fate a chiamare il governo di Kiev nazista quando il loro presidente è di origine ebrea?” Aveva appena iniziato a rispondere alle prime difficile domande sulla guerra in Ucraina l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia durante conferenza stampa di chiusura della presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza quando il suo cellulare ha improvvisamente squillato: “scusate, ma devo prendere la chiamata”. A quel punto, un giornalista nella sala ha commentato: “la scusiamo se ci dice chi la chiama” e l’ambasciatore facendo segno di attendere ha poi rivelato: “mi hanno comunicato che abbiamo appena ricevuto dalle autorità statunitensi l’ordine di espulsione come persona non grata di 12 diplomatici della Missione russa alle Nazioni Unite. Si tratta di un’evidente e plateale violazione degli accordi da parte del Paese ospitante dell’Onu”.
Quando all’ambasciatore russo è stato chiesto chi fossero i diplomatici e perché fossero stati espulsi, Nebenzia ha replicato affermando di non saperlo ancora perché aveva appena ricevuto la notizia, ma che la sua Missione lo avrebbe presto reso noto.
Pochi minuti dopo però sulla mail di tutti i corrispondenti delle Nazioni Unite è arrivato uno scarno comunicato della missione americana all’Onu a firma di Olivia Dalton, portavoce dell’ambasciatrice USA Linda Thomas-Greenfield, in cui si legge:
Gli Stati Uniti hanno informato le Nazioni Unite e la Missione permanente della Russia all’Onu che abbiamo iniziato il processo di espulsione di 12 operativi dell’intelligence della Missione russa che hanno abusato dei privilegi della loro residenza negli Stati Uniti coinvolgendosi in attività di spionaggio che sono avverse alla nostra sicurezza nazionale. Prendiamo questa azione in accordo con le regole stabilite con la sede centrale delle Nazioni Unite. Questa azione si è sviluppata per molti mesi.