Alle Nazioni Unite, oggi, è in corso una seduta speciale dell’Assemblea Generale. Per una volta gli occhi di tutti sono puntati lì. Lo “stakeout” dei giornalisti, normalmente poco affollato, è gremito di reporter che si aggrovigliano l’uno sull’altro.
A parlare sono in molti, 76 sulla lista. Inizia l’Ucraina, poi settima la Russia e noni gli Stati Uniti. I più attesi vanno davanti al microfono entro la prima ora e mezza di riunione.
Prima ancora, l’introduzione è del Segretario Generale Antonio Guterres, che dopo essere stato definito dal Ministro degli Esteri russo Lavrov come un uomo “soggetto alle pressioni dell’Occidente, che ha rilasciato diverse dichiarazioni in contrasto con il suo status e i suoi poteri secondo la Carta ONU”, ha messo l’accento sulla necessità di rispettare la sovranità degli Stati.

“L’integrità territoriale e l’indipendenza politica degli Stati sono inviolabili. Anche altre risoluzioni dell’Assemblea Generale sono pienamente alla base della sovranità, l’indipendenza politica e l’integrità territoriale dell’Ucraina, entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti. In questo contesto, non c’è posto per azioni e dichiarazioni che possano portare la situazione negli abissi”.

Gli Stati Uniti, tenendo fede all’atteggiamento delle ultime settimane, sono stati molto diretti. L’ambasciatrice Linda Thomas-Greenfield ha descritto le azioni della Russia come capaci di “capovolgere il nostro sistema internazionale, prendendo in giro la Carta delle Nazioni Unite e mettendo in discussione i nostri principi fondamentali di sovranità, diplomazia e integrità territoriale”. Su una cosa ha insistito: la Russia è isolata dal mondo.
Uscendo dall’Assemblea, l’Ambasciatrice non si è fermata a rispondere alle domande dei giornalisti. Ma noi ci abbiamo provato comunque, e ad alta voce le abbiamo chiesto: “la Russia è abbastanza isolata?”. Mentre camminava, si è girata a guardarci. Un attimo di esitazione e poi il pollice alzato. Un gesto che non lascia spazio a interpretazioni.
Qualche minuto più tardi, davanti a una stampa in trepida attesa, è apparso l’ambasciatore russo Vasily Nebenzia. Poco prima, in aula, aveva detto che verso coloro che violano la pace nelle aree orientali dell’Ucraina non si devono usare i guanti di velluto. “La partenza di decine di migliaia di persone da Luhansk e Donetsk verso la Russia, mostra il trattamento denigratorio dell’Ucraina nei confronti delle persone lì, che vengono chiamate terroristi”.
Quando è stato il momento di rispondere, però, si è defilato velocemente. Proprio lui che, tra tutti, ha sempre dimostrato di essere disponibile a parlare con i giornalisti. Da un paio di giorni, invece, non si ferma più.

Il suo vice Dmitry Polyanskiy, incontrato tra i corridoi delle Nazioni Unite, ci ha fatto sapere che il sottrarsi alle domande dei cronisti non sia per nascondere qualcosa, ma soltanto per mancanza di tempi. “Abbiamo tante cose da fare”, così si è giustificato. Polyanskiy è stato però molto disponibile. “Ma siete davvero isolati?”, gli abbiamo chiesto. “No, non lo siamo – la risposta – isolare la Russia è impossibile”.
Il Ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, in un lungo stakeout, ha accusato la Russia di voler ricreare la Società delle Nazioni e di star violando i principi sia della Carta delle Nazioni Unite che degli accordi di Minsk. “Il Presidente Putin non si fermerà da solo – ha detto durante il suo discorso davanti all’Assemblea Generale – e se un membro permanente del Consiglio di Sicurezza continua a rompere tutte le regole, altri membri potranno prendere ispirazione da lui e fare altrettanto. Sta cercando di dimostrare che le Nazioni Unite siano deboli e incapaci di difendere i loro principi basilari”.
Abbiamo dato a Polyanskiy la possibilità di replicare, ma lui non ha voluto forzare la mano. “Non siamo responsabili di ciò che dice, capiamo la sua frustrazione e i suoi sentimenti in questo momento”. Cita il 2014, quando la Russia inviò proprie truppe senza insegne a prendere il controllo della Crimea. “Anche quella volta ci descrissero come aggressivi. Non è vero, non è corretto. Bisogna andare più a fondo nel vedere le cose”.
C’era attesa anche per l’intervento della Cina: l’unica, a carte coperte, che avrebbe potuto dare appoggio alla Russia. La sua posizione invece è rimasta neutrale. Un colpo al cerchio e uno alla botte, così da non rendere scontento nessuno,
Ha ribadito il suo sostegno alla salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti gli Stati, così come alla coerenza con i principi della Carta delle Nazioni Unite, ma allo stesso tempo ha fatto presente che la situazione in Ucraina si vada a inserire in una complessa rete di fattori storici e attuali. Un modo per dire che sì, la Carta è sacra, ma che anche la Russia totalmente nel torto non è.

L’Italia, infine, è intervenuta attraverso l’Ambasciatore Stefano Stefanile, che ha condannato fermamente la decisione della Federazione Russa di riconoscere l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, definendole violazioni inaccettabili della sovranità democratica e dell’integrità territoriale.
“L’Italia – ha detto Stefanile – continuerà a essere attivamente impegnata, in stretto coordinamento con i suoi partner e alleati europei, per promuovere una soluzione pacifica di questa crisi e scongiurare un conflitto nel cuore dell’Europa, che avrebbe conseguenze umanitarie ed economiche disastrose”.