L’Assemblea Generale si è riunita oggi per eleggere 18 nuovi paesi al Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU (UNHRC).
I Paesi eletti quest’anno si aggiungeranno ai 29 già presenti il 1° gennaio, per un mandato della durata di tre anni. Le nazioni vengono scelte tra quelle proposte da cinque regioni geografiche: America Latina, Asia, Africa, Europa Orientale ed Europa Occidentale. Quest’ultima categoria, che include i paesi del Nord-America, ha proposto il ritorno degli Stati Uniti, che sembrano tornati ad interessarsi ai Diritti Umani con il Presidente Biden.
The @UN🇺🇳 General Assembly elected 18 members of the #HumanRights Council https://t.co/Eun8lCLGDL
Argentina🇦🇷
Benin🇧🇯
Cameroon🇨🇲
Eritrea🇪🇷
Finland🇫🇮
Gambia🇬🇲
Honduras🇭🇳
India🇮🇳
Kazakhstan🇰🇿
Lithuania🇱🇹
Luxembourg🇱🇺
Malaysia🇲🇾
Montenegro🇲🇪
Paraguay🇵🇾
Qatar🇶🇦
Somalia🇸🇴
UAE🇦🇪
USA🇺🇸 pic.twitter.com/jVV1X38xka— UN Human Rights Council (@UN_HRC) October 14, 2021
Era infatti stato Donald Trump ad estrarre il paese dal Consiglio nel 2018, poiché secondo la sua amministrazione questo si sarebbe comportato in maniera ipocrita, predicando contro Israele.
Nonostante l’intento espresso ad inizio mandato da Biden di voler tornare a mettere i diritti umani al centro nella politica estera, i detrattori del Presidente faticano a vedere prove di questo impegno nelle scelte fatte finora. Durante la votazione, gli Stati Uniti hanno ricevuto uno dei voti più bassi, secondo solo a quello dell’Eritrea.
“Nel nostro nuovo ruolo come membri, potremo partecipare completamente al lavoro del Consiglio volto a proteggere e promuovere i diritti umani,” ha dichiarato l’Ambasciatrice USA all’ONU Linda Thomas-Greenfield. “Useremo tutti i mezzi a nostra disposizione. I nostri obiettivi sono chiari: saremo al fianco dei difensori di diritti umani e denunceremo le violazioni e gli abusi dei diritti umani.”
L’Italia, che era invece stata eletta nel 2018, ha rinunciato al proprio posto nel Consiglio dopo un solo mandato, invece di tentare di essere riconfermata per altri tre anni. Sono infatti due i mandati consecutivi ottenibili per ogni nazione. Verrebbe da pensare che, in parte, questo sia dovuto a giochi politici volti a restituire il posto agli Stati Uniti.
Alcune organizzazioni non governative considerano il processo di voto una sorta di farsa, in quanto spesso i gruppi regionali presentano all’Assemblea Generale un numero di paesi candidati pari ai posti vacanti. In questi casi, l’Assemblea non viene messa di fronte ad una vera scelta, ma all’accettazione di stati che potrebbero considerare indegni.
Quest’anno, in particolare, la polemica è salita a galla per via dell’elezione di Eritrea, Emirati Arabi Uniti e Cameroon che, a detta del direttore di Ginevra dell’Human Rights Watch John Fisher, non soddisfano gli standard minimi per quanto riguarda il rispetto dei Diritti Umani.