Dopo la conquista dell’Afghanistan da parte dei Talebani, le organizzazioni umanitarie delle Nazioni Unite hanno mandato un allarme per via delle difficoltà nel distribuire beni primari d’emergenza alla popolazione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e il Programma Alimentare Mondiale dell’ONU ha richiesto l’apertura di un ponte aereo umanitario, che permetta la consegna di 500 tonnellate di materiale medico e altri beni di prima necessità in Afghanistan. L’aeroporto di Kabul, infatti, sta subendo restrizioni per via dell’alto numero di cittadini afghani e esteri che stanno cercando di evacuare il paese, 300.000 negli ultimi due mesi.

I portavoce delle Nazioni Unite hanno chiesto ai Talebani di permettere la rapida ed efficiente distribuzione di cibo e medicinali, e di consentire a tutte le organizzazioni umanitarie di raggiungere le comunità più vulnerabili.
La direttrice per l’Afghanistan del Programma Alimentare Mondiale Mary-Ellen McGroarty ha, inoltre, fatto domanda un drastico aumento nella quantità di fondi allocati per cibo, materiali medici e rifugi.
“Se ritardiamo di sei o sette settimane inizierà ad essere troppo tardi. Le persone non hanno niente. Dobbiamo fare arrivare del cibo subito e distribuirlo nelle comunità in provincia, prima che le strade siano bloccate dalla neve,” ha detto McGroarty.
Già prima della conquista della capitale di pochi giorni fa, l’Afghanistan necessitava la terza operazione umanitaria per grandezza, con 18 milioni di persone bisognose d’aiuto. Secondo la direttrice dell’UNICEF, Henrietta Fore, la crisi umanitaria peggiorerà drasticamente nei prossimi mesi, specialmente per donne e bambini, unendosi alla scarsità d’acqua e all’emergenza Covid ancora in atto.
Secondo la dichiarazione di Fore, ad oggi 10 milioni di bambini Afgani richiedono assistenza umanitaria, e un milione di essi potrebbe soffrire di malnutrizione durante il prossimo anno. Una percentuale sempre più alta di minori, inoltre, non va a scuola: 2.2 milioni di bambine e 2 milioni di bambini. Questi dati delineano una situazione particolarmente grave in un paese, come l’Afghanistan, in cui il 40% circa degli abitanti ha meno di 15 anni.
“Dopo 65 anni in cui l’UNICEF si è impegnato a migliorare la vita di donne e bambini in Afghanistan, rimarremo nel paese oggi e nei giorni a venire. Siamo profondamente impegnati a proteggere i bambini del paese e c’è ancora molto lavoro da fare per loro conto,” ha detto Fore. “Il nostro obiettivo è che i diritti di ogni bambino afgano siano realizzati e protetti.”
La drammatica condizione delle famiglie afgane si collega al rapporto annuale delle Nazioni Unite uscito a luglio, in cui la Segretaria Generale per i Bambini e il Conflitto Armato Virginia Gamba parla della protezione necessaria per i bambini in aree di guerra. I dati riportati, sostengono che l’Afghanistan fosse già uno dei tre paesi con il più alto tasso di bambini morti in un conflitto armato.
The head of UN Office @childreninwar urges countries to put protection of children caught in conflict at the heart of the global agenda, including #COVID19 response. https://t.co/f1ECI5Hd60
— UN News (@UN_News_Centre) August 23, 2021
Anche per quanto riguarda il coronavirus, Gamba ha riportato che i bambini coinvolti nei conflitti armati sono quelli più a rischi di contagio.
“Il venticinquesimo anniversario del mandato sui bambini e i conflitti armati dell’ONU dev’essere visto come un’opportunità da parte degli Stati Membri per rinnovare il loro impegno nel proteggere bambine e bambini dalle ostilità, traducendo in realtà la loro promessa e aderendo alla campagna ‘Agire per Proteggere’,” ha detto Gamba.