Dopo un decennio di conflitto civile, la Libia intravede la luce infondo al tunnel. Pare esserci allineamento tra gli attori interessati e i libici, e per questo dalla seconda Conferenza di Berlino si preme per proseguire l’iter tracciato dal Forum di dialogo dell’Onu che ha incarico il Governo di unità nazionale di traghettare il paese verso le elezioni fissate per il prossimo 24 dicembre.
La situazione in Libia è “migliorata in maniera considerevole” dalla prima conferenza di Berlino, tenutasi nel gennaio 2020, ma il percorso verso una Libia pacifica e unificata continua a richiedere sfide.

Le priorità emerse dall’incontro internazionale a cui hanno partecipato anche Najla el-Mangoush, ministro degli Esteri della Libia e il Segretario di Stato Usa, Antony Blinken, sono ritirare immediatamente le unità militari straniere presenti nel paese, che secondo l’Onu sono circa 20mila, e riformare e unificare l’esercito diviso in due dalla guerra civile.
Questi obiettivi implicano una serie di delicati equilibri tra le diverse fazioni all’interno del Paese – molte presenti nel Governo di Unità Nazionale – e anche tra le diverse potenze internazionali coinvolte nel conflitto, in particolare Russia e Turchia. Non è un caso che, nel documento finale, viene precisato che la Turchia, uno dei Paesi con una presenza militare in Libia, ha espresso una “riserva” sulla richiesta del ritiro immediato delle forze straniere e dei mercenari.
Maas ha sottolineato che “i mercenari stranieri in Libia devono ritirarsi tutti contemporaneamente”, perché “non serve a nulla che se ne vadano solo alcuni e che altri restino, (il ritiro) deve essere fatto in modo equilibrato, passo dopo passo”. “Vi sono già stati dei primi sviluppi per questo ritiro – ha proseguito il capo della diplomazia tedesca – e credo che sia la parte russa che quella turca siano consapevoli che il ritiro debba essere fatto passo dopo passo”.

“Sottolineiamo la necessità che truppe e mercenari stranieri lascino la Libia perché nuociono alla Libia e alla regione”, ha detto Rosemary Dicarlo, vicesegretario generale Onu, ma ha riconosciuto che il processo di pace “richiederà un certo tempo”.
In un videomessaggio alla seconda Conferenza di Berlino, il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres ha elogiato i rappresentanti militari delle parti rivali della Libia per il loro lavoro volto ad attuare la tregua dell’ottobre 2020 raggiunta sotto gli auspici della missione delle Nazioni Unite nel paese, UNSMIL.
“Incoraggio le autorità e le istituzioni libiche ad assumersi le proprie responsabilità e ad andare avanti… Il futuro della Libia è nelle loro mani”.
Pur accogliendo con favore i progressi sul percorso politico, Guterres ha affermato che sarà fondamentale migliorare la sicurezza per i cittadini comuni e rafforzare la fiducia. “Le elezioni nazionali dovrebbero essere un momento di unità… Tutti i libici, comprese le donne, i giovani e gli sfollati interni, dovrebbero poter partecipare liberamente alle elezioni del 24 dicembre, come candidati ed elettori”.
Un’altra preoccupazione delle Nazioni Unite resta “la grave e deteriorata situazione umanitaria” del Paese. Si stima che circa 1,3 milioni di persone necessitino di aiuti umanitari: 400.000 in più rispetto al 2020. Guterres, dunque, ha esortato i paesi a sostenere un piano di risposta umanitaria da 189 milioni di dollari e che attualmente è finanziato per poco più del 20%.