Spero che nessuno si senta offeso nei suoi sentimenti religiosi, che rispetto, tutti: sono profondamente convinto che faccia parte dei diritti fondamentali quello di credere o non credere; e che si possa professare liberamente la propria credenza, se questo non comporta violenza o danno per il prossimo. Oltre alla libertà di culto, nel catalogo dei diritti di tutti e di ciascuno, c’è anche quello di poter esprimere le proprie opinioni. A questo diritto mi appello.
Non nego l’importanza e il valore del recente viaggio papale in Irak. Il Pontefice ha fortissimamente voluto questa visita; non “solo” un pellegrinaggio nella terra di Abramo; nelle sue intenzioni quel viaggio costituisce un messaggio politico importante: l’apertura di una nuova strada verso il mondo musulmano sciita, che gioca un ruolo rilevantissimo nello scacchiere mediorientale. Quale che sia il giudizio che si dà a questo pontificato, il viaggio in Irak fatalmente è destinato a essere un “qualcosa” di più duraturo e solido di una semplice visita pastorale.
Un “qualcosa” che il presidente statunitense Joe Biden sembra aver colto:
“Una visita storica. Il Papa ha inviato un messaggio importante che la fraternità è più duratura del fratricidio, che la speranza è più potente della morte, che la pace è più potente della guerra… Ammiro il Papa per il suo impegno nel promuovere la tolleranza religiosa, i comuni legami della nostra umanità e la comprensione tra le varie fedi”.
Parole di peso, venute dopo l’incontro con l’ayatollah al-Sistani, guida carismatica della maggioranza religiosa sciita dell’Irak, ma iraniano di nascita. Un passo “verso la fratellanza umana” dice Francesco ai giornalisti, con i quali conversa, come d’abitudine, sul volo di ritorno a Roma. Quegli “incontri”, di solito sono i più importanti dal punto di vista giornalistico. Il Pontefice esce dal protocollo, non legge documenti ufficiali con parole attentamente soppesate; parla a braccio, più libero, meno ingessato (certo, va sempre comunque tenuto conto che alla “semplicità” francescana questo Papa coniuga un’astuzia gesuitica che poco o nulla lascia al caso).
L’incontro con al-Sistani arriva due anni dopo il documento di fratellanza siglato ad Abu Dhabi con la leadership sunnita; da quell’incontro è poi nata l’enciclica “Fratelli tutti”. Francesco scandisce: “L’Ayatollah al Sistani ha una frase che cerco di ricordare bene: gli uomini sono o fratelli per religione o uguali per creazione”.
Il viaggio lascia una traccia profonda per la visita a Mosul e a Qaraqosh, dove la comunità cristiana furono scacciate e massacrate dall’Isis; e non solo simbolica, la preghiera a Ur, ai piedi di quella che si vuole sia la casa di Abramo.
Sempre nel viaggio di ritorno il Pontefice si è come lasciato andare. Quello in Irak è il primo viaggio dopo quindici mesi; Francesco racconta come ha vissuto la “quarantena”: “Dopo questi mesi di prigione, davvero mi sentivo un po’ imprigionato, questo viaggio è stato per me rivivere. Io mi sento diverso quando sono lontano dalla gente nelle udienze”.
Un umanissimo sentire. Il senso di costrizione che la pandemia impone lo si avverte anche se si è Papi. “Vorrei ricominciare le udienze generali al più presto. Speriamo che ci siano le condizioni, in questo io seguo le norme delle autorità. Loro sono i responsabili e loro hanno la grazia di Dio per aiutarci in questo, sono i responsabili nel dare le norme. Ci piacciano o non ci piacciano, i responsabili sono loro e devono fare così”.
“Io seguo le norme delle autorità”, dice Francesco. Tra questo dire, e quello che si è fatto in Irak c’è un Oceano più vasto del Pacifico. Le immagini mostrano folle di persone che si ammassano e si accalcano senza precauzione alcuna.
Perplesso qualche giornalista, durante il volo di ritorno chiede al papa se non sia preoccupato per le persone che sono andate a vederlo, e che potrebbero ammalarsi, perfino morire.
La risposta: “I viaggi si ‘cucinano’ nel tempo nella mia coscienza, e questa è una delle cose che più mi faceva forza. Ho pensato tanto, ho pregato tanto su questo e alla fine ho preso la decisione, liberamente, che veniva da dentro. E ho detto: colui che mi dà di decidere, si occupi della gente “.
Sarà pure Pontefice. Sarà pure Francesco; e si potrà ritenere che il gioco vale la candela. Ma, lo si dice con rispetto e nessuno si senta offeso, una risposta come questa in Toscana la definiscono una bischerata.