Riguardo le questioni del riscaldamento globale e del Climate change, il tema della sostenibilità investe tutti i settori e in special modo quello dell’agroalimentare, intesa come una necessità di soddisfare i bisogni attuali della popolazione mondiale recando il minor impatto possibile sull’ambiente per preservare le generazioni future.
Il concetto di Sviluppo Sostenibile è stato introdotto nel 1972 durante la prima conferenza dell’ONU sull’ambiente per poi definirne con chiarezza gli obiettivi nel 1987.
Il tema viene ormai toccato e discusso ogni anno dalle diverse organizzazioni governative degli Stati nel mondo che, insieme alle aziende private più attente alla questione, elaborano piani per velocizzare la conversione delle industrie ad una produzione più sostenibile dei beni, in particolare modo quelli alimentari.
La pandemia sembra aver messo in risalto un’attenzione maggiore al consumo sostenibile dal momento che, durante il lockdown in Italia e nel mondo, sono stati evidenziati atteggiamenti al consumo che muovono in questa direzione.
Atteggiamenti che si sono protratti nel corso dei mesi successivi per cui quest’anno sembra essere il momento giusto per agire verso l’accelerazione di questo processo, ovvero la conversione delle industrie ad una produzione più sostenibile e attenta per ridurre le emissioni di CO2 nell’ambiente.
Il settore dell’agroalimentare è tra quelli che sono causa maggiore del riscaldamento globale dal momento che una parte consistente delle emissioni proviene proprio dal comparto dell’industria alimentare.
Non è una novità parlare di ridurre le emissioni, ridurre gli sprechi alimentari e il consumo di carni, evitare la coltivazione intensiva di vegetali e ridurre l’utilizzo di fertilizzanti chimici e pesticidi, o ridurre la produzione degli oli derivati dagli alberi che sono tra le cause della deforestazione.
Non è nemmeno una novità però che la popolazione mondiale cresce ogni anno e la richiesta di cibo aumenta mettendo in moto la corsa alla produzione di beni alimentari che stressano incredibilmente il nostro pianeta creando gravi danni anche alla salute delle persone.
E’ chiaro che tutte le aziende coinvolte in questo settore devono comprendere la necessità di agire, e agire adesso.

Martedì pomeriggio si è tenuto un webinar sulla piattaforma zoom della Columbia University in occasione della 75esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dove sono intervenuti per l’Italia Guido Barilla della Fondazione Barilla e Mariangela Zappia, ambasciatrice che guida la missione italiana alle Nazioni Unite.
Dal webinar è emerso un dibattito sulla necessità di una trasformazione concreta dei sistemi agroalimentari e sono state presentate soluzioni operative e raccomandazioni per supportare il settore privato nella transizione verso sistemi sostenibili della produzione sulla base di un piano decennale di obiettivi fissati.
Al webinar sono intervenute anche personalità di assoluto valore nel settore della sostenibilità e dell’industria rinnovabile tra cui Jeffrey Sachs, padre del sostenibile e Direttore del Center for Sustainable Development della Columbia University, che ha mostrato il suo punto di vista anche sul settore dell’energia rinnovabile e si è espresso sulla problematica del disboscamento dell’Amazzonia; ma anche Alzbeta Klein, Direttrice e Responsabile Globale Climate Business all’International Finance Corporation, oppure Alexandra Liftman, Direttore Esecutivo Globale, con un focus sull’ambiente, della Bank of America la quale ha dibattuto riguardo le misure adottate dalla banca per aumentare gli investimenti privati nel settore dell’industria rinnovabile e sostenibile.

Inoltre, ha preso parte al webinar anche Angelo Riccaboni, Presidente del Santa Chiara Lab dell’Università di Siena e Presidente della Fondazione PRIMA, il quale ha elencato i quattro pilastri del programma per lo Sviluppo Sostenibile e si è concentrato sulla dimostrazione del funzionamento di una filiera di produzione sostenibile a partire dai sistemi di agricoltura per passare poi alla produzione, al commercio, alla lavorazione del prodotto ed infine alla distribuzione dei beni al consumatore.

Hanno partecipato anche Frans Timmermans, Vicepresidente Esecutivo della Commissione Europea, Rachel Kyte CMG della Decano Fletcher School della Tufts University e Barbara Buchner, Direttore Esecutivo Globale del Climate Policy Initiative che è stata anche moderatrice del webinar, che insieme ai direttori esecutivi di alcune delle aziende che operano nel settore della produzione e della vendita di prodotti sostenibili hanno dato vita ad un ricco dibattito che ha toccato le principali questioni portate a galla nel tema dello Sviluppo sostenibile delle industrie.
Guido Barilla, nell’apertura del webinar, ha detto: “Uscendo fuori dalla grande crisi del 2008 abbiamo sentito davvero che Barilla, per definizione mondiale una produzione industriale, avrebbe dovuto fare qualcosa di più per far capire alle persone quanto fosse complicato il sistema del food e quante sono le cose ad esso legate. Durante questi anni abbiamo capito che il sistema del food sarebbe dovuto essere sistemato in qualche modo. Siamo entrati in una grande trasformazione che non è stata facile a causa dei problemi culturali e della situazione finanziaria, ed anche perché l’organizzazione stessa era riluttante a prendere grandi decisioni. È stato un viaggio difficile ma abbiamo ottenuto un fantastico risultato che ci ha dato tante soddisfazioni”.
Le grandi crisi che hanno coinvolto gli interi Stati mondiali nel corso degli anni, hanno evidenziato alcune tra le tematiche più importanti di matrice politica, economica e sociale che hanno maggiore impatto sulla vita governativa e sociale di ogni Stato; ma sono anche un punto di svolta che, nonostante tutte le difficoltà, agiscono come uno “schiaffo” sociale ed economico ad un sistema ormai stagnante. Dopo aver toccato il punto più in basso nelle difficoltà di questo sistema, è allora che sembrano emergere nuove possibilità.
La pandemia ha messo in evidenza queste necessità.
Vedere il mondo fermarsi è stato spaventoso e totalmente inaspettato ma questo ritorno ad un mondo quasi primordiale, fuori dalle logiche economiche di un Paese, ci ha permesso di vedere più chiaro… in tutti i sensi.
Infatti, il cielo sembrava prendere nuovi colori e l’aria più pulita. La terra ha avuto un attimo di respiro e le emissioni si sono ridotte sopratutto dopo lo stop alle fabbriche e ai trasporti.
Dall’altro lato, la corsa agli scaffali durante il lockdown ha sottolineato quanto il settore dell’industria alimentare sia fondamentale per permettere alle persone di mantenere gli standard della vita che ci siamo creati in questo millennio ma ha mostrato anche la fragilità di questo e molti altri settori.
“In Barilla da anni abbiamo eliminato gli elementi che erano incerti per l’utilizzo nei prodotti alimentari, ad esempio l’Olio di palma” ha proseguito Guido Barilla. “L’olio di palma è il prodotto più economico a livello mondiale e anche il più utilizzato, ma è anche causa di deforestazione e del riscaldamento globale, così abbiamo deciso strategicamente di eliminare l’uso dell’olio di palma dai nostri prodotti. È stata una trasformazione difficilissima ma abbiamo elaborato ricette migliori e prodotti migliori. Il consumatore è soddisfatto e abbiamo stretto una maggiore connessione con i nostri distributori”. continua Barilla. “I prossimi 5 anni saranno i più importanti, molti colleghi e altri attori nel food business percepiranno questo problema ma non avranno il coraggio di agire e di fare vere rivoluzioni all’interno delle loro compagnie. La maggior parte dicono che vogliono raggiungere la sostenibilità ma molti di loro fanno azioni che non sono in linea con lo sviluppo green anche a causa di un retaggio culturale.”
Infatti, il retaggio culturale delle aziende che sono nate durante gli anni del boom economico, poco più di 50 anni fa quando il modo di lavorare e approcciarsi all’ambiente era diverso da oggi, e sono state meno attente allo sviluppo sostenibile delle loro aziende deve essere modificato.
Le nuove generazioni chiedono di fare di più, chiedono di fare un passo indietro e impegnarsi affinché venga abbracciato un nuovo modo di vivere il mondo e l’ambiente.
Anche per questo motivo è necessario un intervento da parte degli organi governativi per sollecitare le industrie a fare di più, supportandole nella transizione e incentivando un cambio di rotta concreto.

L’ambasciatrice Mariangela Zappia, rappresentante permanente per l’Italia presso le Nazioni Unite, è intervenuta per chiarire l’impegno che il governo italiano sta mettendo nello sviluppo dei piani per una produzione più sostenibile delle imprese.
“La presentazione del report che fissa il business del food è diventato un tema tradizionale delle settimane scorse e l’Italia è fiera di contribuire a questa importante discussione. Il report è il miglior esempio di come le aziende private del settore e la comunità scientifica possono contribuire in un modo sostanziale all’implementazione dell’Agenda del 2030. È diventato ancor più necessario, nella situazione creata dal Covid-19, sistemare il business del food che si dirige verso prospettive migliori. Il report del 2020 mostra come la comunità sta rispondendo alle difficolta create dal virus. Una crisi sanitaria che è diventata presto una crisi economica e sociale che ha impattato su tutti gli aspetti della nostra vita. Il 2021 sarà un anno cruciale e abbiamo bisogno di tutte le risorse necessarie per venire fuori da questa crisi, specialmente in quei settori della sicurezza del cibo e della nutrizione che sono elementi indispensabili per l’implementazione di tutti i set delle SDGs (gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite).
Nell’Agenda 2030, che fissa gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile, sono stati edificati quattro pilastri sui quali sarà elaborato il piano di sviluppo. Alla base di questo progetto c’è la promozione di una dieta sana e delle produzioni sostenibili del cibo come elemento chiave per una vita migliore. C’è l’urgenza di allineare gli investimenti pubblici e privati dedicati a questo settore che prevedono trasparenza nell’utilizzo delle risorse a disposizione, con un focus sui diritti umani e il lavoro delle donne. Inoltre, il sistema del commercio deve rimanere giusto e non discriminatorio.
La pandemia ha accelerato il bisogno di adattare il sistema del commercio alle nuove esigenze quindi bisognerà investire sulle innovazioni digitali e di logistica e garantire una regolamentazione sull’utilizzo delle tecnologie digitali.

Mariangela Zappia aggiunge “L’Agenda 2030 e gli Accordi di Parigi continueranno ad essere le stelle guida delle nostre azioni e contiamo sulle sinergie tra governo e il settore privato, non solo come una stabilità temporanea dalla crisi ma come un pilastro di una società resiliente”.
Gli obiettivi del piano decennale sono chiari ed in linea con i tempi. Bisognerà quindi sostenere l’economia e andare incontro alle richieste del consumatore, ma sarà compito importante delle organizzazioni e delle grandi imprese private anche essere leader di questo momento e decidere in che direzione si dirigeranno la produzione e il consumo dei beni e prodotti alimentari.
Ragionevolmente, la logica guiderà le nostre scelte future. In verità la logica è difficile da comprendere perché non penetra all’interno ma resta in superficie, e così subentra il piano emozionale che arriva dove la logica non riesce.
Per Guido Barilla “se facciamo in modo che le persone possano capire a livello emozionale che c’è grande bisogno di un cambiamento raggiungeremo l’obiettivo, ma deve essere strategia fondata sulle emozioni. Deve essere un viaggio emozionale perché un viaggio intellettuale va via troppo velocemente. Dobbiamo portare le persone a capire a livello sentimentale che c’è una sola via per risolvere il problema, ed è il mondo della sostenibilità”. Barilla conclude: “La pandemia ci ha dato l’opportunità di capire meglio. È chiaro che non possiamo sostenere di nuovo un crollo dell’economia e dobbiamo tenerla a galla per fare in modo che cammini e che produca nuove opportunità ma siamo difronte al fatto che se mandiamo avanti l’economia nel modo in cui stavamo facendo in precedenza non ci sarà nessuna chance per abbassare le emissioni. Il settore del cibo emette tantissimo, ora abbiamo la responsabilità di riorganizzare i nostri prodotti velocemente. Le persone dovrebbero parlare meno di politica e più di azioni. Abbiamo bisogno di creare una call to action che sta nell’iniziare a fare questo lavoro direttamente da casa propria e mostrare al mondo cosa tu stai facendo da casa tua”.