A distanza di mesi ormai dall’emergenza Coronavirus, in Italia ma anche negli Stati Uniti, ci siamo chiesti cosa ne sarà nei prossimi tempi delle vendite di vino italiano in America, realtà che rappresenta il primo mercato estero per la vendita dei prodotti dell’enogastronomia nostrana. I dubbi sono ancora molti.
Il peggio è già arrivato oppure deve ancora venire?
Quali sono le grandi novità che sono state introdotte e come sta reagendo l’Italia?
Queste e molte altre sono le domande che ci siamo posti nei mesi scorsi e che in questo clima di incertezza continuiamo ancora a porci.
Sappiamo cosa è accaduto ma non sappiamo cosa accadrà nel futuro immediato che si sta rivelando molto difficile da prevedere.

“Per fortuna, il consumo di vino anche durante la fase più intesa della pandemia e nei mesi successivi è rimasto buono ma il modo di consumo è certamente cambiato, sopratutto nel comparto legato alla ristorazione che è uno dei settori per cui la ripresa si prospetta più lenta e complessa.” Ha dichiarato Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco.
Tara Empson, amministratore delegato di Empson&Co., ha detto “E’ stato un anno difficile, il Paese era in subbuglio e c’è stato tanto da imparare e da adeguare diversamente dal passato. Nella ristorazione alcuni non riescono ancora a riaprire nell’immediato, forse a settembre. E’ difficile da prevedere ma la ripresa si prospetta ancora lenta.” Il futuro ancora spaventa.
È indubbio però lo slancio in avanti che sta caratterizzando questo momento.
Infatti, sono nati nuovi canali online e nuove strategie di vendita che altrimenti avrebbero previsto tempi più lunghi per vedersi realizzare.
Ma le importazioni in America sono ancora ferme? E come è cambiato il modo di vendita negli States?
Nunzio Castaldo, presidente della Panebianco Wines Import, ha detto “Stiamo affrontando una sfida importante come importatori e distributori, senza un aiuto diventa difficile la diffusione delle piccole eccellenze della nuova enologia italiana. C’è necessità di compattezza anche con i Consorzi che sono fondamentali. Stiamo lavorando ancora con leggi americane antichissime che almeno, grazie a questa situazione, stanno cambiando e per questo sono ottimista.”
Aggiunge Fabrizio Bindocci del Consorzio del vino Brunello di Montalcino “Il 2020 è stato un anno che era nato all’insegna di un grande ottimismo, in Toscana c’erano già nuovi ordini e poi siamo stati travolti da questa disgrazia. La questione dei dazi, inaspettatamente, è stata una fortuna perché si sono incrementate le vendite a fine anno per paura di vedere i prezzi alzarsi nei mesi successivi. Adesso più che mai bisogna fare squadra.”

A New York molte attività sono ancora chiuse mentre a Los Angeles stanno chiudendo di nuovo e c’è preoccupazione, ma grazie all’E-commerce il mercato americano rimane ancora il nostro mercato di riferimento. Per fortuna, la west a la east coast americana stanno reagendo bene.
Gino Colangelo, presidente di Colangelo&Partners ha detto “Le due coste non stanno reagendo in maniera molto differente. Credo che l’importante per gli italiani sia continuare ad educare il consumatore anche in questo momento perchè in America continuano a comprare vino italiano ma comprano ciò che conoscono già, in questo periodo non c’è possibilità di sperimentare nuovi vini.”
Per questo motivo ora le piccole denominazioni per sopravvivere devono abbracciare le denominazioni più grandi e tentare di penetrare negli States insieme a loro altrimenti potrebbero rischiare di rimanere fuori da un mercato così importante.
È questo il momento di tenere duro e di sfruttare i fondi che sono stati messi a disposizione dall’OCM a sostegno del settore vitivinicolo. Un appello però si rivolge alla burocrazia.
“Bisogna sfoltire le pratiche e consentire un facile accesso ai fondi in velocità e senza impedimenti.” Ha detto Silvana Ballotta che si occupa di business strategies.

Tra le nuove realtà del brand Italia che si sono affacciate al mercato americano e si sono scontrate con queste circostanze ci sono i vini della DOC Etna che si stanno affermando negli Stati Uniti e portano alto l’onore dei vini del sud Italia.
Antonio Benanti, presidente del Consorzio di Tutela dei vini Etna Doc, ha detto che anche in Sicilia per il momento le vendite si confermano in positivo e le loro cantine continuano a sostenere la domanda.
Un ottimo risultato per la Regione che entra in questa fetta di mercato ma che più di prima dovrà continuare ad investire sul territorio e sulla promozione dei vini siciliani.
Anche le vendite online stanno cambiando tantissimo, ormai la strada del web è diventata un passaggio obbligato.
C’è stato un boom di aziende che sono piombate con i loro negozi su internet, alcune di queste colte impreparate, ed è nato un nuovo pubblico di millennials che comprano e si informano molto di più online rispetto che all’interno di enoteche fisiche.
Ed è proprio grazie a questi giovani appassionati che è stata messa in risalto anche la grande competizione che c’è nel settore vitivinicolo mondiale.
Quando i vini californiani, ma anche australiani, neozelandesi o cileni si stanno affermando nel mercato statunitense, l’Italia, che a differenza di queste nuove realtà ha una storia centenaria nella produzione di vino, resta ancora regina assoluta del trend messa alla prova solo dai cugini francesi.
La nostra Italia è affascinante e ce ne rendiamo conto ancor di più quando usciamo fuori dai nostri confini, dove questo territorio viene considerato come un posto unico al mondo. Terra del buon cibo, vino e di bellezze senza tempo con panorami mozzafiato, capace di entrare nel cuore del turista che rimarrà sempre legato alla gentilezza della nostra terra.
Per questo motivo anche il turismo gioca la sua parte nella vendita dei vini italiani all’estero, sopratutto in America, dal momento che circa 5 milioni di visitatori che arrivano ogni anno in Italia provengono dagli Stati Uniti.
La chiave quindi è imparare a trasformare le difficoltà in opportunità e quello che è certo è che bisogna continuare a fare squadra. C’è bisogno di maggiore stabilità, in Italia ma anche negli Stati Uniti e quello che ci auguriamo, oltre ad una veloce ripresa, è che il prossimo governo americano voglia impegnarsi a sostenere il legame dei nostri mercati, come e più di prima.
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