Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, martedì 15 settembre, ha adottato all’unanimità la risoluzione 2543 che accoglie favorevolmente l’inizio storico dei negoziati, avviati lo scorso 12 settembre, tra il governo afghano e i talebani, incoraggiando le parti in guerra a impegnarsi a un cessate il fuoco permanente e una soluzione politica al loro conflitto che dura da 19 anni. La risoluzione ha anche esteso la missione UNAMA delle Nazioni Unite nel paese fino al 17 settembre 2021. Le parti sono inoltre incoraggiate “a continuare a perseguire misure di rafforzamento della fiducia, comprese ulteriori riduzioni della violenza”. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU si impegna anche ad affrontare le sfide del paese, come conseguenza della pandemia di Covid-19″, che ha messo a dura prova il sistema sanitario in Afghanistan.

L’ambasciatore tedesco alle Nazioni Unite, Christoph Heusgen, che ha redatto la risoluzione con l’Indonesia, ha definito l’inizio dei negoziati nel fine settimana in Qatar “un risultato importante che tutti aspettavamo da molti anni”. Ora “è nelle mani degli afghani definire il percorso futuro del loro paese, proprio come dovrebbe essere”, ha detto. La missione UNAMA sosterrà infatti i negoziati a Doha, in Qatar, se richiesto, proponendo misure di rafforzamento della fiducia e sostenendo “l’organizzazione di future elezioni afgane tempestive, credibili, trasparenti e inclusive”.
Il rappresentante dell’Indonesia ha detto che l’adozione unanime della risoluzione manda un forte segnale di solidarietà e sostegno al popolo afghano. Il ruolo dell’UNAMA “sarà più importante che mai”.
Il paese ha visto quattro decenni di conflitto, con migliaia di morti, ma fino ad ora non ci sono mai stati colloqui faccia a faccia tra il gruppo militante che controllava il paese, e il governo afghano democraticamente eletto. I talebani furono rimossi dal potere in Afghanistan nel 2001 da una coalizione guidata dagli Stati Uniti, poiché il paese ospitava Osama bin Laden, responsabile degli attacchi terroristici dell’11 settembre contro l’America, e di cui solo qualche giorno fa si è commemorato il 19° anniversario.

12 Settembre – Storico avvio dei colloqui intra-afghani
Lo scorso sabato 12 settembre, a Doha in Qatar, sono iniziate le cerimonie per l’avvio dei colloqui intra-afghani. “Presentano una grande opportunità per le aspirazioni di lunga data” del popolo, per un futuro pacifico, aveva detto il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ringraziando anche il Qatar. L’obiettivo degli incontri di Doha sarà la definizione di un nuovo governo condiviso dalle fazioni interne alla Nazione. Se i negoziati si concludessero con successo, si tratterebbe della prima volta in molti decenni in cui la formazione di un governo per il Paese avviene in maniera pacifica.
Alla cerimonia d’apertura dei negoziati, il leader della delegazione del governo di Kabul, Abdullah Abdullah, ha affermato che, se le parti lavoreranno insieme per la pace, la miseria che sta affliggendo il Paese troverà una fine e ha annunciato che la propria fazione proporrà un cessate il fuoco umanitario, da rispettare per tutta la durata dei negoziati. Abdullah ha affermato che se la crisi in cui versa il Paese sarà risolta secondo il volere del popolo, non vi saranno sconfitti.
Il leader della delegazione talebana, Mullah Baradar Akhund, ha affermato che l’Afghanistan dovrebbe reggersi su un sistema islamico in cui tutte le tribù ed etnie possano riconoscersi senza discriminazioni, in un clima di fratellanza. Nonostante durante i dialoghi potranno emergere difficoltà sarà importante proseguire con pazienza. Tuttavia, non è ancora chiaro quale sia la visione talebana per il futuro politico dell’Afghanistan al di là di istituire un governo islamico.

(UNAMA / Mujeeb Rahman)
29 Febbraio – Storico accordo di pace con gli USA
Il primo incontro di sabato 12 settembre arriva sulla scia di un accordo di pace che Washington ha mediato con i talebani e firmato il 29 febbraio scorso a Doha, volto a porre fine a guerre implacabili a seguito dell’invasione afghana del 1979 da parte dell’ex Unione Sovietica. In base a tale intesa, Washington si è impegnata a ridurre le proprie truppe in Afghanistan da 13.000 a 8.600 entro i primi 135 giorni successivi alla firma dell’accordo e a concludere il loro ritiro totale entro 14 mesi dalla stessa data. Oltre a questo, nella stessa occasione, gli USA avevano negoziato con i talebani anche il rilascio di 5.000 prigionieri loro affiliati dalle carceri afgane, come condizione preliminare per la partecipazione del gruppo ai colloqui di pace con il governo di Kabul. Se questi ultimi si rivelassero efficaci, rappresenterebbero una determinante conquista diplomatica dell’amministrazione Trump, in vista delle elezioni presidenziali statunitensi del prossimo 3 novembre.
14 settembre – Primi rinvii dei colloqui
La continua violenza, quasi record, tra cui gli scambi di prigionieri, avevano messo a repentaglio i colloqui nelle ultime settimane.
La prima riunione ufficiale dei colloqui intra-afgani, prevista nella mattina del 14 settembre a Doha, è stata rinviata perché le questioni chiave da trattare non erano ancora state concordate.
I rappresentanti dei talebani e del governo di Kabul hanno tenuto il loro primo incontro la sera del 13 settembre, dopo la cerimonia di apertura, e il secondo era previsto per la mattina successiva. Tuttavia, i negoziatori della Repubblica Islamica dell’Afghanistan hanno riferito che l’evento non ha avuto luogo e hanno aggiunto che non sono state prese decisioni sull’agenda da trattare durante il primo incontro ufficiale.
Dunque nonostante l’avvio dei colloqui, i negoziati si prevedono lunghi e difficili, poiché le due parti lottano per porre fine ai combattimenti e discutere le modalità di protezione dei diritti delle donne e delle minoranze.

Le discriminazioni a donne e minoranze
Sotto i talebani, alle donne non era permesso andare a scuola, lavorare fuori casa o uscire di casa senza una scorta maschile. E sebbene debbano ancora affrontare molte sfide nella società dominata dagli uomini, le donne afghane stanno assumendo sempre più posizioni importanti in numerosi campi; molti temono che i negoziati in corso possano negoziare i loro guadagni. I talebani hanno promesso alle donne di frequentare la scuola, lavorare e partecipare alla politica, ma hanno sottolineato che tutto sarebbe stato consentito in conformità con i principi islamici, ma senza dire cosa ciò potrebbe significare.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha chiesto che le donne e i giovani siano inclusi nei negoziati di pace e ha sottolineato “che i guadagni economici, sociali, politici e di sviluppo realizzati negli ultimi 19 anni, anche nel campo dei diritti umani, in particolare i diritti delle donne, bambini e minoranze, devono essere protette”.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha poi espresso “profonda preoccupazione” per l’attuale alto livello di violenza in Afghanistan, considerato il numero di vittime civili. Ha condannato tutte le attività e gli attacchi dei militanti e ha ribadito l’importanza di garantire che il territorio afghano non venga utilizzato da “organizzazioni terroristiche” come l’ISIS e Al Qaeda “per minacciare o attaccare qualsiasi altro paese”. È stato sottolineato “che né i talebani né alcun altro gruppo o individuo afghano dovrebbero sostenere i terroristi che operano sul territorio di qualsiasi altro Paese”.
A questo proposito anche il rappresentante della Francia alle Nazioni Unite, Nicolas De Riviere, ha accolto con favore l’adozione, rinnovando gli appelli ai talebani di onorare i loro impegni rompendo tutti i legami i gruppi terroristici internazionali, poiché lo sviluppo sostenibile in Afghanistan sarà possibile solo se si affrontano il traffico di droga e gli atti di terrorismo.

Rodney Hunter, coordinatore politico degli Stati Uniti per la missione USA alle Nazioni Unite, ha anche espresso il forte sostegno americano al popolo afghano. Tuttavia, il suo sostegno alla risoluzione odierna non deve essere interpretato come un sostegno alle indagini illegittime della Corte penale internazionale sul personale degli Stati Uniti, che il suo paese ha costantemente respinto. Ha sottolineato che le prerogative degli Stati che non fanno parte dello Statuto di Roma, compresi gli Stati Uniti, devono essere pienamente rispettate. Infatti, lo scorso mercoledì 2 settembre, Mike Pompeo aveva annunciato la decisione del presidente americano Donald Trump di imporre sanzioni su due membri della CPI, che aveva avviato indagini per crimini di guerra commessi in Afghanistan nel 2003, da parte di soldati americani e funzionari della CIA, sospettati di intimidazioni, uccisioni, rapimenti e soprattutto tortura su civili. Per Trump queste inchieste sono una minaccia alla sovranità americana.
Il rappresentante della Cina all’ONU, Zhang Jun, ha espresso sostegno all’UNAMA e passando agli accordi futuri, ha affermato che sarà necessaria una transizione graduale per evitare un vuoto di sicurezza. L’integrazione regionale e la connettività saranno necessarie per costruire l’economia dell’Afghanistan, e si è impegnato ad aiutare il paese a stringere legami commerciali ed economici più stretti con i suoi vicini.

Il rappresentante dell’Afghanistan ha ringraziato il Consiglio di Sicurezza ONU per l’adozione unanime di un’importante risoluzione “in uno dei momenti più critici” della sua storia. Esprimendo la speranza che i colloqui attualmente in corso tra il suo governo e i talebani condurranno a un nuovo periodo di pace e prosperità. Ha sottolineato l’importanza della titolarità nazionale e ha accolto i riferimenti della risoluzione alle donne, ai giovani e ai diritti umani. Ha inoltre precisato i difficili compromessi raggiunti per la pace, citando la difficile decisione per il suo governo di rilasciare 5.000 prigionieri talebani per consentire ai colloqui di pace di andare avanti.
In una dichiarazione rilasciata venerdì, il capo della missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA), Deborah Lyons, ha detto che la gente ha sofferto “per troppo tempo”. I negoziatori ora hanno “un’opportunità unica per salvare la vita di molti dei loro compatrioti e per sollevare il paese dalla povertà e dalla miseria”.