L’amministrazione Trump mercoledì 2 settembre ha annunciato di imporre sanzioni contro la Procuratrice della Corte penale internazionale, Fatou Bensouda, e Phakiso Mochochoko, uno dei suoi più stretti collaboratori, per aver continuato a indagare su accuse di crimini di guerra commessi in Afghanistan nel 2003, da parte di soldati americani e funzionari della CIA, sospettati di intimidazioni, uccisioni, rapimenti e soprattutto tortura su civili. Ad annunciarlo è il Segretario di Stato Mike Pompeo.
Già lo scorso 11 giugno, il presidente americano Donald Trump aveva firmato l’Executive Order e dopo mesi di minacce, ha concretizzato la mossa. Le misure prevedono sanzioni economiche, il diniego dei visti per entrare negli USA anche ai loro familiari e il congelamento delle proprietà negli Stati Uniti.

Per Trump ogni tentativo di indagare, arrestare, detenere o processare personale dello Stato, senza il suo consenso, significa minaccia alla sicurezza nazionale e politica estera degli Stati Uniti. Si è avvalso dei poteri concessi dalla legge International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), che fornisce al Presidente l’autorità di imporre restrizioni a proprietà che si trovino sotto la giurisdizione statunitense, includendo sanzioni economiche e commerciali a soggetti principalmente fuori dagli Stati Uniti, che rappresentano una minaccia alla sicurezza nazionale. Normalmente questa legge viene applicata, per esempio, in specifici casi di minaccia terroristica, ma Trump “gira la frittata” facendo passare per criminali coloro che invece difendono la giustizia.
La Corte penale internazionale (CPI) svolge un ruolo fondamentale nella lotta contro le impunità e aiuta a prevenire il ripetersi di atrocità come genocidio, tortura, deportazione, imprigionamento, stupro… Inoltre è importante per la promozione dello stato di diritto, poiché chiarisce gli standard fondamentali del giusto processo e sviluppa meccanismi che consentono alle vittime di far sentire la propria voce.

Queste azioni denotano una certa ipocrisia, in quanto in passato gli Stati Uniti, pur non facendo parte del Tribunale, ne hanno sostenuto la giustizia penale internazionale, come per i crimini commessi nell’ex Jugoslavia e in Ruanda. L’azione di Trump lascia intendere che questa giustizia varrebbe solo quando si tratta di cittadini stranieri. Inoltre è un cattivo esempio per i leader di tutto il mondo, poiché potrebbero isolare le proprie azioni dalla responsabilità per questi gravi crimini.
Ma l’amministrazione americana ritiene la CPI un organismo politico “distrutto e corrotto”, le cui inchieste sono viste come una minaccia alla sovranità americana. Mike Pompeo ha infatti dichiarato che sono passati ai fatti, poiché la Corte penale di giustizia “continua a prendere di mira gli americani” e ha poi ricordato che gli Stati Uniti non hanno mai ratificato lo Statuto di Roma che ha creato la corte, aggiungendo “non tollereremo i suoi tentativi illegittimi di sottoporre gli americani alla sua giurisdizione”.
Le sanzioni sono state immediatamente denunciate dal tribunale, dalle Nazioni Unite e dai difensori dei diritti umani, che si sono scatenati, definendo l’azione di Trump come un tradimento alla tradizionale politica estera statunitense, poiché gli Stati Uniti dovrebbero promuovere la giustizia e non ostacolarla.

La New York City Bar Association, l’ordine degli avvocati di New York, aveva già ribadito “il suo forte sostegno alla CPI”, esprimendo “la sua preoccupazione per i commenti del Segretario di Stato americano Michael R. Pompeo che denigrano e minacciano per nome i membri del personale e le loro famiglie” ed esortando il presidente americano Donald Trump a cessare immediatamente queste azioni.
Anche ambasciatori ed ex funzionari statunitensi hanno contestato le minacce che “sviliscono l’impegno dell’America per lo stato di diritto” e possono “solo minare la fiducia di coloro che in tutto il mondo guardano agli Stati Uniti in cerca di leadership e ispirazione per proteggere le vittime dalle peggiori atrocità”.
La decisione presa “ha lo scopo di fare ciò che questa amministrazione sa fare meglio: intimidire”, ha affermato Daniel Balson di Amnesty International USA. “Penalizza non solo la Corte penale internazionale, ma anche gli attori della società civile che lavorano per la giustizia insieme al tribunale di tutto il mondo”.

Le nuove misure “sono un altro tentativo di interferire con l’indipendenza giudiziaria della Corte”, ha affermato la Corte penale internazionale in una dichiarazione rilasciata lo scorso mercoledì 2 settembre. Questi atti coercitivi “non hanno precedenti e costituiscono gravi attacchi contro il sistema di giustizia penale internazionale dello Statuto di Roma e lo Stato di diritto più in generale”. Comunque la CPI ha affermato che continuerà a “sostenere con fermezza il suo personale e la sua missione di combattere l’impunità per i crimini più gravi del mondo ai sensi del diritto internazionale”, in modo indipendente e imparziale, in conformità con il suo mandato.
A nome del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il portavoce Stephane Dujarric ha detto di guardare la dichiarazione di Pompeo “da vicino e con preoccupazione”. Ha sottolineato che le Nazioni Unite si aspettano che gli Stati Uniti si attengano all’ accordo di relazione, approvato dall’Assemblea Generale il 13 settembre 2004 con le Nazioni Unite.