Mark Lowcock, sottosegretario delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, il 29 luglio, durante la riunione mensile del Consiglio di Sicurezza sugli aspetti umanitari del conflitto in Siria, ha rivolto l’attenzione a 4 temi in particolare: le agenzie umanitarie e i finanziamenti per gli aiuti, la grave situazione economica e la protezione dei civili.
Dal marzo 2011, la Siria vive una lunga e logorante guerra civile, iniziata quando parte della popolazione siriana ha iniziato a chiedere le dimissioni del presidente Bashar al-Assad. Nel corso degli anni, gli scontri si sono intensificati: tra i gruppi ribelli anti-governativi, alcuni gruppi di fondamentalisti islamici sunniti si sono radicalizzati e hanno iniziato lotte per il controllo su alcune aree del Paese.
Quest’anno la Siria è entrata nel decimo anno di guerra, portandosi dietro un bilancio devastante: centinaia di migliaia di morti, milioni di rifugiati e sfollati, con gravi violazioni umanitarie che continuano ogni giorno.

Ad oggi, il governo di Assad controlla il 70% del territorio siriano, mentre la regione di Idlib è controllata dal gruppo estremista di Hayat Tahrir al-Sham, con a capo membri dell’ex ramificazione di al-Qaeda in Siria, che negli anni ha preso la guida delle rivolte anti-governative.
L’insicurezza alimentare è in aumento e la crisi economica derivante dalla corruzione e dalla gestione disastrosa da parte del regime aumentano i bisogni umanitari.
Un’ulteriore minaccia è rappresentata dalla pandemia di Covid-19, definita “una crisi all’interno di una crisi”, che ha messo in luce la frammentazione del settore sanitario in Siria.
Mark Lowcock, sottosegretario delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, riporta che il vero numero di casi non è confermato, a causa della capacità limitata di test, ma anche a causa delle autorità locali che mascherano la reale portata dell’epidemia. Inoltre riporta che anche il personale delle Nazioni Unite, che sta aiutando in Siria, è colpito da Covid-19.
Le agenzie umanitarie e le discordanze tra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza
“4,6 milioni di persone ricevono assistenza alimentare mensile; sono state condotte oltre 8,9 milioni di procedure mediche; e oltre 1,6 milioni di bambini hanno ricevuto aiuto per la loro istruzione” ha affermato al Consiglio di Sicurezza Mark Lowcock.
Nel precedente rapporto al Consiglio di Sicurezza, il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres, aveva fatto presente che erano necessarie più consegne di cibo, medicine e altri aiuti salvavita per far fronte alla pandemia di Covid-19. Un mancato rinnovo avrebbe costato la vita di milioni di persone.

La risoluzione aggiornata 2533 approvata dal Consiglio di Sicurezza l’11 luglio, estende l’autorizzazione alla consegna di aiuti transfrontalieri delle Nazioni Unite dalla Turchia alla Siria nord-occidentale; ma questo avverrà attraverso un solo valico di frontiera: Bab al-Hawa.
12 membri del Consiglio di Sicurezza volevano mantenere due punti di accesso: Bab al-Hawa e Bab al-Salam, mentre 3, Russia, Cina e Repubblica Dominicana, si sono astenuti dalla votazione.
Dunque a causa del veto dei membri permanenti Cina e Russia, l’ONU ha ceduto, e la risoluzione è passata secondo il volere di queste due superpotenze.
Negli incontri successivi del Consiglio di Sicurezza, Russia, Stati Uniti ed Unione Europea si sono scontrati. Mosca ha sollevato la questione delle sanzioni imposte sulla Siria dal punto di vista umanitario, ma USA e UE hanno respinto tali affermazioni, precisando che le sanzioni prevedono esenzioni per casi umanitari.
In quell’occasione, l’ambasciatrice americana all’ONU, Kelly Craft, ha accusato la Russia e la Cina di utilizzare il loro peso politico per sostenere il regime del presidente siriano, Bashar Al-Assad, incuranti delle circa 3 milioni di persone che hanno bisogno d’aiuto. Per l’ambasciatrice statunitense Kelly Craft, era impensabile chiudere il valico di Bab al-Salaam, per il quale transita ben il 30% degli aiuti dell’UNICEF diretti in Siria.

La stessa questione è stata risollevata alla riunione di mercoledì 29 luglio al Consiglio di Sicurezza.
La posizione degli Stati Uniti
L’ambasciatrice degli Stati Uniti, Kelly Craft ha ribadito: “La risoluzione 2533 rallenta le consegne transfrontaliere di aiuti umanitari e lo rende più costoso per le Nazioni Unite e i principali donatori, come gli Stati Uniti… Dato che gli Stati Uniti continuano a essere il più grande donatore unico umanitario, con oltre 11,3 miliardi di dollari dall’inizio del conflitto, è nostra responsabilità garantire che ogni dollaro donato alle Nazioni Unite sia effettivamente utilizzato per aiutare il maggior numero possibile di civili siriani. Questo è il motivo per cui l’amministrazione Trump si è opposta alla rimozione di Bab al-Salaam da parte della Russia e della Cina”.
Poi ha accusato nuovamente Mosca e Pechino: “Hanno fatto una scelta puramente politica e amorale per aiutare il regime di Assad a riaffermare un maggiore controllo sulla vita dei siriani che non ha mostrato interesse a proteggere”.
E a continuato ribadendo: “Gli Stati Uniti non accetteranno la politica del regime di Assad di negare gli aiuti umanitari a persone che vivono al di fuori del suo controllo militare. La negazione di routine dell’aiuto umanitario da parte di Damasco è, purtroppo, solo uno in una lunga lista di atrocità del regime di Assad – insieme alla tortura, alle sparizioni forzate di oltre centomila persone, al lancio di bombe a botte, ai molteplici casi confermati di attacchi con armi chimiche, lo spostamento di milioni di siriani e altri atti spregevoli. In tutto ciò, la Russia e l’Iran hanno agito come uno scudo per il regime piuttosto che come un protettore del popolo siriano”.

La posizione del Regno Unito
Anche l’ambasciatore del Regno Unito Jonathan Guy Allen è della stessa opinione: “se alla Russia e alla Cina importa della sofferenza delle persone siriane, allora perché quando 13 membri del Consiglio hanno votato per 2 valichi transfrontalieri, loro hanno vitato contro?”,“Qual è il contributo in dollari agli aiuti umanitari della Russia e della Cina in Siria? Ma più importante: come hanno utilizzato la loro influenza sul regime di Assad?”.
Infine l’ambasciatore inglese Jonathan Guy Allen ha precisato che nel 2020, il Regno Unito ha contribuito con 392 milioni di dollari in aiuti umanitari per la crisi siriana, e ha assicurato che “il Regno Unito continuerà a sostenere completamente gli sforzi delle Nazioni Unite”.
La posizione della Cina
L’ambasciatore della Cina, Zhang Jun, ha rafforzato la scorsa dichiarazione della Russia, affermando che dovrebbero essere invece gli Stati Uniti a riflettere sulle loro azioni, smettendo di politicizzare la questione umanitaria siriana e revocare immediatamente sanzioni unilaterali contro la Siria. Secondo l’ambasciatore queste sanzioni comprometterebbero ulteriormente le capacità economiche della Siria, e aggraverebbero la crisi umanitaria.
“Se gli Stati Uniti si preoccupassero davvero della situazione umanitaria in Siria, dovrebbero smettere di politicizzare la questione umanitaria, e smettere di organizzare uno spettacolo politico ipocrita. Se gli Stati Uniti si preoccupassero davvero della situazione umanitaria in Siria, dovrebbero immediatamente revocare sanzioni unilaterali contro il popolo siriano, invece di trovare scuse infondate. Se gli Stati Uniti si preoccupassero davvero della situazione umanitaria in Siria, dovrebbero fermare la politica di egemonia, il cambio di regime e le pratiche di bullismo in Medio Oriente e in altre parti del mondo, che hanno portato a caos e instabilità senza fine”.

La posizione della Francia
L’ambasciatore francese Nicolas De Rivière ha detto: “L’Unione Europea e i suoi Stati membri, la cui mobilitazione finanziaria rappresenta il 70% degli impegni assunti alla IV Conferenza di Bruxelles, continueranno a insistere sull’applicazione dei principi umanitari di neutralità, imparzialità e indipendenza”.
Poi riferendosi alle accuse della Russia e della Cina ha precisato: “Vorrei ricordare che fino a quando un processo politico credibile ai sensi della risoluzione 2254 non sarà saldamente avviato, la Francia e l’Unione Europea non finanzieranno la ricostruzione. Anche le nostre posizioni sulla revoca delle sanzioni e sulla normalizzazione rimangono invariate. Non lasciamoci ingannare dalla favola del regime: la crisi economica in Siria è il risultato della distruzione del regime del proprio paese. Le sanzioni europee sono mirate: prendono di mira individui ed entità che partecipano alla repressione e traggono profitto dalle conseguenze del conflitto”
Dunque secondo l’ambasciatore francese la strumentalizzazione politica delle sanzioni, di cui l’Occidente è accusato “è del tutto inaccettabile”.
La posizione della Federazione Russa
La Federazione Russa, esprimendosi tramite l’ambasciatore Vassily A. Nebenzia ha ribadito: “La responsabilità della situazione umanitaria in Siria spetta a quei paesi che, deliberatamente e discriminando, introducono misure coercitive unilaterali e sanzioni contro la Siria e fingono che ciò non abbia alcun effetto sulla vita dei comuni siriani. Approfondire il deficit di cibo e medicine nei mercati locali e aumentare l’inflazione che mina le capacità di acquisto dei normali siriani e tale richiesta di risorse nazionali ha ulteriormente ridotto le capacità del governo legittimo di superare la crisi socio-economica. Riteniamo questo approccio disumano e ipocrita.
Poi se la prende con l’Unione Europea, riferendosi alla dichiarazione dell’ambasciatore francese Nicolas De Rivière: “Ci rammarichiamo inoltre che i nostri colleghi occidentali abbiano scelto di ignorare l’ovvio: l’aumento della cross-line e la necessità di accelerare gli sforzi per rendere la cross-line più efficace nel raggiungere tutte le parti della Siria”.

La situazione economica e le sue conseguenze umanitarie
“L’economia siriana, devastata da quasi un decennio di conflitto, è entrata in un periodo di estrema fragilità”, ha aggiunto Mark Lowcock, “caratterizzato da volatilità del tasso di cambio, elevata inflazione, rimesse in diminuzione dai siriani che lavorano all’estero e misure di blocco per contenere Covid-19” .
Quest’anno, si prevede che l’economia si contrarrà di oltre il 7%. La disoccupazione è aumentata dal 42% dell’anno scorso a quasi il 50% e i prezzi dei prodotti alimentari sono superiori del 240% rispetto a giugno 2019.
“Ciò significa che le famiglie in tutto il paese non possono più permettersi le basi”, ha detto, sottolineando che 9,3 milioni di persone in Siria vivono con insicurezza alimentare, e ben oltre 2 milioni di persone, rischiano di aggiungersi.
Per non parlare della malnutrizione cronica dei bambini sotto i 5 anni, che “è ora al 29%, rispetto al 19% in questo periodo dell’anno scorso”.

La protezione dei civili: la carenza d’acqua e l’istruzione
Sulla necessità di rispettare e proteggere i civili, Mark Lowcock ha affermato che il cessate il fuoco nel nord-ovest della Siria, raggiunto a marzo tra la Federazione russa e la Turchia, “è in gran parte in atto, ma nelle ultime settimane sono stati segnalati alcuni attacchi aerei e terrestri”, che hanno ucciso e ferito dozzine di persone, compresi i bambini.
Mark Lowcock ha aggiunto che con la sua squadra sta monitorando “l’aumento del livello di violenza e attacchi a Dara’a” la città meridionale.
Mentre a Rukban, “la mancanza di assistenza umanitaria regolare o di accesso ai servizi di base ha creato una situazione critica per le 12.000 persone che si ritiene siano ancora Rukban”; per questo ha ribadito l’urgenza di fornire assistenza ai civili rimanenti e di sostenere continue partenze volontarie.
L’acqua è un’altra fonte di preoccupazione. “Nel nord-est, l’approvvigionamento idrico dalla stazione idrica di Alouk è stato nuovamente interrotto questo mese, colpendo 460.000 civili nel governatorato di Al-Hasakeh; mentre bassi livelli di acqua nell’Eufrate si stanno aggiungendo alla carenza di acqua, che stanno interrompendo la fornitura di elettricità”.

Poi ha lanciato un appello per investire nell’istruzione dei bambini siriani: “Un terzo dei bambini, 2,5 milioni, non frequenta la scuola. Altri 1,6 milioni sono a rischio di abbandono scolastico. Il numero di bambini fuori dalla scuola è aumentato del 16% dallo scorso anno. Con la chiusura delle scuole dovuta a COVID-19, è probabile che quel numero aumenti ulteriormente” ha spiegato Mark Lowcock, capo delle Nazioni Unite per gli affari umanitari.
I finanziamenti per le operazione umanitarie
Mark Lowcock ha riferito che la IV conferenza di Bruxelles del 30 giugno ha generato 7,7 miliardi di dollari, di cui $ 5,5 miliardi impegnati per il 2020, finanzieranno attività umanitarie, di resilienza e di sviluppo in Siria e nella regione.
“Gli impegni più elevati sono arrivati dalla Commissione europea, dalla Germania, dagli Stati Uniti, dal Regno Unito, dal Canada, dal Giappone, dalla Norvegia, dai Paesi Bassi, dalla Francia e dalla Danimarca” ha sottolineato.
Ma non sono sufficienti: “$ 384 milioni sono ancora necessari per la Siria nell’ambito del piano globale di risposta umanitaria COVID-19”. Di questi solo il 28% è stato ricevuto, ha precisato Mark Lowcock, capo delle Nazioni Unite per gli affari umanitari.