Nickolay Mladenov, martedì 21 luglio ha informato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, del drammatico aumento dei nuovi casi di coronavirus in Cisgiordania, Gerusalemme est e Israele.
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) lunedì ha confermato il numero di 49.481 casi di Covid-19, con 403 morti in Israele. Mentre in Cisgiordania e Gaza, ha riportato 10.052 casi e 65 morti.

Ma oltre che all’escalation della crisi sanitaria, palestinesi e israeliani sono al contempo alle prese con una crisi complessa e potenzialmente destabilizzante su altri due fronti: una crisi economica, in cui le imprese chiudono, la disoccupazione sale e le proteste aumentano e un crescente confronto politico, guidato dalla minaccia dell’annessione israeliana di parti della Cisgiordania occupata, e dai passi intrapresi in risposta dalla leadership palestinese.
“Questi sviluppi devono essere risolti attraverso negoziati” ha affermato Nickolay Mladenov.
Per questo il coordinatore speciale, Nickolay Mladenov, ha ribadito la richiesta del capo delle Nazioni Unite ai membri del Quartetto per il Medio Oriente, ai paesi arabi e alle leadership israeliane e palestinesi di impegnarsi con urgenza per rianimare un dialogo tra tutte le parti interessate in Medio Oriente.
Le misure per contenere la pandemia
“La ferocia del virus COVID-19 e il suo devastante bilancio umano ed economico richiedono misure straordinarie che superano la politica”, ha detto Nickolay Mladenov.
Israele e Autorità palestinesi hanno entrambe imposto le restrizioni ai movimenti, ma la capacità di far fronte a una forte ondata di casi in Cisgiordania – e di migliorare gli sforzi di prevenzione a Gaza – sta per essere “aggravata in modo significativo” dalla fine del coordinamento misure osservate all’inizio della pandemia, ha spiegato.
Il movimento tra Israele, la Cisgiordania e Gaza é fortemente limitato.
Inoltre, il rifiuto dell’Autorità palestinese di accettare qualsiasi gettito fiscale trasferito da Israele, sta bloccando la capacità degli abitanti di Gaza di recarsi fuori dal territorio per le cure, e sta portando nella fornitura di assistenza sanitaria umanitaria in risposta a COVID-19.

Ma “le Nazioni Unite si sono impegnate con tutte le parti per garantire la fornitura continua e senza ostacoli di assistenza umanitaria. Le Nazioni Unite hanno raggiunto accordi con l’AP per fare eccezioni al coordinamento delle consegne umanitarie e con Israele per semplificare le sue procedure amministrative, considerando la crisi COVID-19” ha sottolineato Nickolay Mladenov.
“Occorre dare priorità agli sforzi immediati per contenere il virus e mitigarne l’impatto. I leader israeliani e palestinesi hanno il dovere di proteggere le vite e i mezzi di sussistenza delle loro popolazioni”.
La violenza quotidiana non si è fermata
Nel frattempo bisogna sottolineare i numerosi episodi di violenza in tutta la Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme est. Nickolay Mladenov riporta che un palestinese è stato ucciso dalle forze di sicurezza israeliane (ISF) e 65 palestinesi, tra cui dieci bambini, e due soldati israeliani sono rimasti feriti durante gli scontri.
Ma molti altri casi di violenza si sono verificati nella Cisgiordania centrale.
Nel frattempo, i coloni hanno perpetrato circa 13 attacchi contro i palestinesi, provocando feriti e danni alle proprietà.
A Gaza, i militanti palestinesi hanno lanciato cinque missili verso Israele meridionale.

La crisi economica come conseguenza di Covid-19
“Dobbiamo riavviare la diplomazia”, ha aggiunto il coordinatore speciale delle Nazioni Unite, Nickolay Mladenov.
La pandemia ha fatto salire la disoccupazione israeliana oltre il 20%, e migliaia di israeliani sono scesi nelle strade per chiedere un maggiore sostegno finanziario al governo.
L’appello ad abbandonare i piani di annessione
Nickolay Mladenov ha ribadito la richiesta del Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, al governo israeliano di abbandonare i piani per annettere parti della Cisgiordania occupata.
Dall’annuncio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, a procedere con l’annessione di parte dei territori della Cisgiordania, la maggior parte della comunità internazionale ha espresso il suo fermo disaccordo.

Nickolay Mladenov ha ricordato che il 1 ° luglio, il Primo Ministro del Regno Unito Boris Johnson ha espresso su un importante quotidiano israeliano, la sua opposizione all’annessione e affermava che un tale passo avrebbe violato il diritto internazionale e sarebbe “contrario agli interessi di Israele a lungo termine”. Mentre due dichiarazioni congiunte rilasciate il 7 luglio – una dai ministri degli Esteri di Egitto, Francia, Germania e Giordania e la seconda dai ministri degli affari esteri di nove Stati arabi e dal Segretario Generale della Lega araba – hanno sottolineato la loro opposizione e hanno chiesto il ritorno ai negoziati.
“Il Segretario Generale Antonio Guterres e le Nazioni Unite proseguiranno gli sforzi per rianimare un dialogo tra tutte le parti interessate, senza condizioni preliminari e nell’interesse della pace e di una risoluzione negoziata del conflitto. Affinché questi sforzi abbiano una possibilità di successo, deve esserci volontà politica di tutte le parti”.
“Ciò dovrebbe essere fatto senza pregiudizio della posizione politica di entrambe le parti” continua Nickolay Mladenov; “è necessario farlo per proteggere la vita”, che per le Nazioni Unite rimarrà sempre la priorità.