La Cina ha approvato la controversa legge che le darà maggior controllo su Hong Kong, creando ampi poteri per eliminare i disordini.
Qualsiasi atto considerato come minaccia alla sicurezza nazionale verrà represso. Il provvedimento ha ottenuto il via libera definitivo con un voto unanime e prevede l’istituzione di una commissione per la gestione della sicurezza nazionale che risponda direttamente al governo di Pechino. I contenuti dettagliati del testo non sono ancora noti, ma avranno lo scopo di bloccare le attività terroristiche a Hong Kong, di vietare gli atti di “sedizione, sovversione e secessione” e “interferenze straniere negli affari locali”.
“La velocità e la segretezza con cui la Cina ha approvato questa legislazione intensifica la paura che Pechino abbia calcolato un’arma di repressione da usare contro i critici del governo, comprese le persone che stanno semplicemente esprimendo le loro opinioni o protestando pacificamente… Il fatto che le autorità cinesi abbiano approvato questa legge senza che il popolo di Hong Kong sia in grado di conoscerne il contenuto, dice molto sulle loro intenzioni” ha dichiarato Joshua Rosenzweig, capo di Amnesty International. “Il loro obiettivo, da questo momento in poi, è governare Hong Kong attraverso la paura”.
In effetti, e ancor prima di entrare in vigore, la nuova legge ha già avuto conseguenze sui movimenti di opposizione a favore della democrazia. La sua entrata in vigore è prevista per settembre, e da quel momento si temono repressioni più dure.
Nella regione amministrativa speciale, da circa un anno, si susseguono grandi proteste per chiedere maggiore democrazia.”Siamo una società molto libera, quindi per ora le persone hanno la libertà di dire quello che vogliono dire”, ha detto l’amministratore delegato di Hong Kong, Carrie Lam.
Il provvedimento è stato preso alla vigilia del 23esimo anniversario del ritorno di Hong Kong alla Cina (1997), e i manifestanti stanno nuovamente scendendo in piazza, per protestare contro Pechino.
Gli attivisti potrebbero essere duramente colpiti, poiché i tribunali potrebbero stabilire dure pene detentive, e come ha scritto il New York Times “le temute agenzie di sicurezza cinesi potrebbero operare apertamente in città”. La nuova legge darebbe all’intelligence cinese la possibilità lavorare liberamente e di agire direttamente sui protestanti. La legge toglierebbe valore sia nei confronti degli individui, sia nei confronti delle organizzazioni. In questo modo la difesa dei diritti umani è a rischio.
Per questo anche la comunità internazionale si è mossa e ha accusato la Cina di violare le libertà civili dei cittadini.
A Ginevra, il 26 giugno scorso, moltissimi esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno espresso congiuntamente le loro preoccupazioni circa la repressione delle libertà fondamentali in Cina.

Senza nemmeno consultare il popolo di Hong Kong, la Cina ha elaborato una legge sulla sicurezza nazionale che minerebbe il quadro di governance “un paese, due sistemi” introdotto alla fine del dominio britannico con la Dichiarazione congiunta sino-britannica nel 1984, che garantiva l’autonomia e i diritti fondamentali della regione. La Cina starebbe violando quindi gli obblighi legali internazionali. La preoccupazione riguarda anche giornalisti, operatori sanitari e tutti coloro che esercitano il loro diritto alla libertà di parola online.
Come riportato dal sito United Nations Human Rights – Office of the High Commissioner, il diritto ad un giusto processo è a rischio, e pacifici difensori dei diritti umani saranno perseguiti per volere delle autorità cinesi. Gli esperti “hanno denunciato anche la repressione della protesta e la difesa della democrazia nella Regione amministrativa speciale di Hong Kong, l’impunità per l’uso eccessivo della forza da parte della polizia, il presunto uso di agenti chimici contro i manifestanti, le presunte molestie sessuali e l’aggressione di donne manifestanti nelle stazioni di polizia e presunte molestie nei confronti degli operatori sanitari… Hanno denunciato anche le interferenze arbitrarie con il diritto alla privacy, alle leggi sulla cibersicurezza che autorizzano la censura e le leggi antiterrorismo e di sedimentazione applicabili a Hong Kong”.
L’ambasciatrice americana presso le Nazioni Unite, Kelly Craft, ha esposto gli abusi dei diritti umani in Cina, sottolineando che da decenni il mondo conosce le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani del Partito Comunista Cinese, “ma troppo spesso ha chiuso un occhio”. Definisce il modo di agire della Repubblica Popolare Cinese in materia di diritti umani “deplorevole” e afferma che queste azioni “devono essere contrastate con maggiore trasparenza. L’amministrazione Trump continuerà a guidare gli sforzi”.
Giorni fa, l’amministrazione Trump aveva infatti dichiarato che, in caso di approvazione della nuova legge, gli Stati Uniti avrebbero imposto delle restrizioni ai visti dei funzionari cinesi. Dunque è stato appena confermato il blocco delle esportazioni di attrezzature per la difesa di origine statunitense a Hong Kong, e verranno imposte nuove restrizioni alle spedizioni di tecnologie.
Il portavoce del ministero degli Esteri da Pechino, Zhao Lijian, ha a sua volta risposto con restrizioni alla concessione di visti ai cittadini statunitensi ritenuti responsabili di una cattiva condotta sulla questione di Hong Kong, precisando che la legge sulla sicurezza nazionale è una questione interna, pertanto nessun paese straniero ha il diritto di interferire.
La legge sulla sicurezza nazionale era stata votata alla fine di maggio dall’Assemblea Nazionale del popolo della Cina che aveva poi passato il testo al Comitato permanente del Partito comunista. La rapidità con cui si è arrivati all’approvazione, commenta il New York Times, “dimostra l’urgenza che il presidente cinese Xi Jinping ha dato all’espansione del controllo su Hong Kong. Xi Jinping ha infatti portato avanti il progetto nonostante le difficoltà che il suo governo sta affrontando a causa della pandemia, della recessione economica e delle preoccupazioni che la legge sulla sicurezza ha creato anche a livello internazionale”.

Il primo ministro cinese, Li Keqiang, ha invece dato una nota ottimista sulla legge sulla sicurezza nazionale, sostenendo che il Congresso Nazionale del Popolo, proteggerà “la prosperità e la stabilità a lungo termine di Hong Kong”.
Australia, Gran Bretagna, Canada e Stati Uniti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta giovedì criticando fortemente la legge pianificata, affermando che “eroderebbe drammaticamente l’autonomia di Hong Kong e il sistema che l’ha resa così prospera”. La mossa, hanno detto, “aumenta la prospettiva di perseguire i crimini politici a Hong Kong e mina gli impegni esistenti per proteggere i diritti dei cittadini di Hong Kong”. I paesi hanno accusato la Cina di aver infranto le promesse legali fatte alla Gran Bretagna per reclamare Hong Kong.
In risposta all’attuale approvazione di una legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong da parte del Comitato permanente del Congresso nazionale cinese, il capo del team cinese di Amnesty International, Joshua Rosenzweig, ha dichiarato: “l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale rappresenta la più grande minaccia ai diritti umani nella storia recente della città. D’ora in poi, la Cina avrà il potere di imporre le proprie leggi su qualsiasi sospetto criminale che sceglie… La minaccia è che la legge sulla sicurezza possa essere usata contro i candidati democratici”.
Hong Kong e funzionari cinesi hanno affermato che c’è urgente bisogno di leggi sulla sicurezza per contrastare la minaccia del “terrorismo” e della violenza in città. Tuttavia, i manifestanti che sono scesi in piazza nell’ultimo anno sono stati straordinariamente pacifici.
Anche i leader europei condannano la Cina per la “deplorevole” legge sulla sicurezza di Hong Kong. Come riportato dal The Guardian, “i leader europei hanno condannato la decisione della Cina di proseguire con le sue nuove leggi sulla sicurezza a Hong Kong, avvertendo che accelererà la rivalutazione della Cina come partner economico affidabile”.