Continua a destare grave preoccupazione nella comunità internazionale la minaccia di Israele di annettere parte della Cisgiordania occupata. Un processo che il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, intende iniziare a partire dal 1 luglio, seguendo il piano accettato dall’amministrazione Trump, che gli consentirebbe di annettere circa il 30% dei territori occupati del West Bank.
Questo conflitto di vecchia data è ad un momento critico. L’annessione potrebbe alterare irrevocabilmente la natura delle relazioni israelo-palestinesi. Rischiando inoltre di danneggiare gli sforzi internazionali di un quarto di secolo, che prevedono la prospettiva di una soluzione a due Stati – basati sui confini pre-1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi.
Israele ha catturato la Cisgiordania nella guerra del 1967, e ad oggi ospita quasi 500.000 israeliani, ma non l’ha mai formalmente rivendicata come suo territorio a causa della rigida opposizione internazionale.
La riunione del Consiglio di Sicurezza è stata mediata dall’ambasciatore francese delle Nazioni Unite, Nicolas de Rivière, che l’ha presieduta interamente in francese.
Il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, si è espresso apertamente contro l’iniziativa israeliana e ha chiesto al governo di Israele di abbandonare i suoi piani di annessione, incoraggiando il dialogo tra i leader israeliani e palestinesi, per una soluzione negoziata e pacifica in linea con il diritto internazionale.

Anche i leader europei continuano a dare voce alla loro opposizione all’annessione. “Se venisse attuata l’annessione dei Territori occupati da parte di Israele costituirebbe una chiara violazione del diritto internazionale, che minerebbe gravemente la ripresa dei negoziati”, hanno scritto gli ambasciatori all’Onu di Francia, Germania, Belgio, Estonia, Gran Bretagna, Norvegia e Irlanda, membri europei presenti e futuri del Consiglio di Sicurezza Onu.
Dichiarazioni potenti sono state emesse nelle ultime settimane dal re di Giordania e anche la Lega Araba si mostra contraria. E la Cina riconosce la sovranità della Palestina.
L’opinione pubblica israeliana è spaccata e migliaia di israeliani hanno protestato contro l’iniziativa, non solo in piazza Rabin a Tel Aviv, ma anche in altri luoghi posizioni in tutto il paese.
Mentre gli Stati Uniti mantengono la loro linea a favore di Israele, sostenendo che l’annessione di parti della Cisgiordania “è una decisione che spetta a Israele” soltanto, come ha costantemente ripetuto il Segretario di Stato Mike Pompeo. Anche l’ambasciatrice americana, Kelly Craft, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ha confermato la posizione degli USA, sostenendo che il Presidente Trump ha dedicato molto tempo ed energie per sviluppare una visione di pace. “Nessuno trae alcun beneficio da questa persistente situazione” ha dichiarato l’ambasciatrice Kelly Craft, “il permanente limbo sta provocando sofferenza, violenze e distruzione” e definisce realistica la soluzione di Trump.
Durante la riunione di livello ministeriale del Consiglio di Sicurezza, il coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente, Nickolay Mladenov, ha sostenuto: “Oggi siamo lontani da questo obiettivo ed emerge lo spettro della rabbia, della radicalizzazione e della violenza… Annettere unilateralmente parti della Cisgiordania invierà il messaggio che i negoziati bilaterali non possono raggiungere una pace giusta. La diplomazia deve avere una possibilità”.

L’autodeterminazione dei popoli, la sicurezza e la garanzia per un futuro più luminoso sono diritti da perseguire ed è per questo che sia il Segretario Generale Antonio Guterres, che Nickolay Mladenov, hanno chiesto agli altri membri del Quartetto per il Medio Oriente – gli Stati Uniti, la Federazione Russa, l’Unione Europea e le Nazioni Unite – di assumere il ruolo obbligatorio di mediatori e trovare una via d’uscita dall’attuale crisi.
In risposta alla minaccia dell’annessione, la leadership palestinese si è dichiarata assolta da tutti gli accordi e le intese con Israele e gli Stati Uniti, bloccando tutti i contatti bilaterali. Decisione che ha avuto e avrà sempre più un impatto drammatico sugli aspetti della vita quotidiana palestinese.

Qualsiasi annessione dei territori palestinesi da parte di Israele sarebbe “un crimine” ha sottolineato il ministro degli Esteri dell’Anp, Riad Al-Malki, avvertendo che ci saranno “ripercussioni immediate” se questo piano andrà avanti.
Durante la conferenza stampa che il ministro degli Esteri palestinese ha avuto alla fine della riunione del Consiglio di Sicurezza, il direttore della Voce di New York, Stefano Vaccara, ha chiesto ad Al-Malki cosa si aspetta che l’Unione Europea faccia se Israele decidesse di procedere con l’annessione. Il ministro palestinese ha risposto: “Essendo l’UE il mercato principale dei prodotti israeliani, si aspetta sanzioni economiche severe contro l’annessione”.
“La finestra si sta chiudendo, ma c’è ancora tempo per evitare il caos” ha continuato Nickolay Mladenov nel suo discorso al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e avverte che se Israele annetterà i territori ci saranno immensi rischi da affrontare nei prossimi mesi.
L’annessione della Cisgiordania altererà drasticamente le dinamiche locali, innescando l’instabilità nel territorio palestinese occupato.
L’obiettivo deve essere quello di riprendere urgentemente un dialogo che fermerà i passi unilaterali ed eviti il caos. Ognuno deve fare la propria parte.

Dura è invece la replica dell’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Danny Danon: “Esiste una connessione forte e innegabile tra il popolo ebraico e la sua storica patria di Giudea e Samaria da oltre tre millenni, e nessuna propaganda palestinese può cambiarlo” e afferma che se Israele decidesse di estendere la sua sovranità, lo farebbe rispettando le aree su cui ha sempre avuto un legittimo reclamo storico e legale. A sostenere la sua tesi, per la parte storica, l’ambasciatore ha citato passi della Bibbia, mentre per la parte legale, ha ricordato la “Balfour Declaration“, che ai tempi del protettorato inglese includeva quei territori in un futuro stato israeliano.
“Ciò che ostacola la pace è il rifiuto palestinese e l’incoraggiamento che ottiene da alcuni membri nella comunità internazionale, e che rifiutano la realtà”.
Danon definisce l’iniziativa di pace del presidente Trump “un’ opportunità regionale”. E come ha affermato il primo ministro Benjamin Netanyahu, Israele perseguirà in questo piano di pace in piena cooperazione con gli Stati Uniti.
L’ambasciatore israeliano Danon alza i toni: “L’OLP non è e non è mai stato uno stato e non è mai stato il sovrano in questo territorio.”
La stabilità regionale del Medio Oriente si preannuncia a grave rischio.