Mentre il mondo combatte contro il Coronavirus, le Nazioni Unite cerca nuovi metodi per aiutare le persone bisognose in zone di conflitto che continuano a soffrire. I rifugiati ed i profughi sono i gruppi più vulnerabili durante la pandemia, dato che non hanno accesso ad un sistema sanitario adeguato e le risorse umanitarie continuano a diminuire. Siria, Bosnia Erzegovina e Grecia sono alcuni paesi che stanno cercando di aiutare i rifugiati nel miglior modo possibile. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha lanciato un allarme giovedì sulle condizioni in centri di accoglienza affollati in Grecia, dove 23 migranti sono risultati positivi per COVID-19. Il direttore dell’OIM Gianluca Rocco spiega: “è fondamentale che a tutti, compresi i migranti ed i rifugiati sulla terraferma e sulle isole, sia garantito pari accesso ai servizi sanitari, compresa la prevenzione, i test e le cure, soprattutto in periodi come questi”. Il direttore inoltre aggiunge: “l’inclusione immediata di tutti i migranti nella risposta nazionale a COVID-19 non è solo una misura umanitaria, ma essenziale per la politica di sanità pubblica in Grecia”.
La situazione è ancora più preoccupante in Siria, dilaniata dalla guerra che si sta intensificando dove sei milioni di sfollati vivono in condizioni che li rendono particolarmente vulnerabili al virus mortale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato dieci casi di COVID-19 con due vittime in Siria. “La situazione attuale è nuova e diversa da quella che abbiamo affrontato in Siria negli ultimi nove anni. Tutti i siriani – e tutti coloro che forniscono assistenza umanitaria – sono a rischio” ha detto Najat Rochdi (inviata speciale delle Nazioni Unite per la Siria) alla Task Force umanitaria del Gruppo di Supporto Internazionale per la Siria, con sede a Ginevra, che si è riunita tramite video-conferenza. Rochdi ha informato che in Siria si stanno intensificando gli sforzi per preparare laboratori e reparti di isolamento e per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle misure di mitigazione e prevenzione di COVID-19. Strutture sanitarie e unità di terapia intensiva selezionate sono in fase di preparazione e le comunità maggiormente a rischio sono state identificate. Allo stesso tempo, la necessità di un cessate il fuoco è alta. Geir Pedersen, inviato speciale del Segretario Generale per la Siria, ha ribadito il suo appello per un cessate il fuoco completo ed immediato in tutta la Siria – uno che consentirebbe uno sforzo totale contro il nuovo Coronavirus e risparmierebbe maggiore sofferenza a tutti i siriani. I paesi donatori – compresi quelli che hanno imposto sanzioni – devono garantire che le esenzioni per le cure mediche siano pienamente e immediatamente utilizzate e tutti gli ostacoli messi da parte, man mano che la crisi si sviluppa, informa Pedersen.
I centri ospitanti per rifugiati e migranti in Bosnia ed Erzegovina stanno imparando a far fronte alle perturbazioni causate dalla pandemia di COVID-19. Mentre il numero di casi COVID-19 nel paese è ancora considerato gestibile – meno di 500 – il tasso di infezione sta aumentando rapidamente e si prevede che raggiungerà il picco nelle prossime settimane. Le agenzie delle Nazioni Unite hanno lavorate 24 ore su 24 con le autorità per garantire che anche alcune delle persone più vulnerabili nel paese – circa 5,500 migranti e rifugiati ospitati nei centri di accoglienza del paese – fossero protette. Anche l’istruzione dei bambini è affettata dalla pandemia: “La maggior parte dei bambini rifugiati e migranti ha già perso diversi anni di scuola. La pandemia COVID-19 rende la loro esperienza ancora più difficile, ora che tutte le scuole sono state chiuse”. Nella regione Una-Sana del paese, insegnanti di scuole frequentate da rifugiati e bambini migranti hanno svolto il duro lavoro di preparazione di materiali per le lezioni online, incluso lo streaming live o la preparazione di video con le istruzioni per i compiti a scuola.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha inoltre redatto una risoluzione dal titolo “Solidarietà globale per combattere il Coronavirus 2019 (COVID-19)” firmata dalla maggior parte dei paesi membro delle Nazioni Unite. La risoluzione ha lo scopo di rinnovare il proprio impegno nei confronti delle persone affette dal Coronavirus, dei rifugiati e profughi che continuano a vivere in condizioni terribili per colpa delle guerre. Inoltre, questo invita il sistema delle Nazioni Unite per lavorare con tutti gli attori rilevanti al fine di mobilitare una risposta globale coordinata alla pandemia e al suo impatto sociale, economico e finanziario negativo su tutte le società.