La situazione del clima continua ad essere allarmante, e preoccupa l’Organizzazione Mondiale Meteorologa (WMO) sempre di più. Durante la conferenza stampa di martedì al Palazzo di Vetro, il segretario generale Antonio Guterres ed il segretario generale del WMO Petteri Taalas, hanno discusso il report del WMO sullo stato climatico del 2019. Insolitamente, questa conferenza stampa era decisamente più vuota rispetto ad altre conferenze in cui c’è la partecipazione del Segretario Generale: più colpa della paura per il Coronavirus di queste ultime settimane, o per il conseguente poco interesse sui cambiamenti climatici?
Il report presentato dal segretario generale dell’ONU Antonio Guterres spiega che il mondo “è attualmente fuori strada rispetto agli obiettivi di 1,5o C o 2o C richiesti dall’accordo di Parigi”, riferendosi all’impegno assunto dalla comunità internazionale nel 2015 per mantenere le temperature medie globali ben al di sotto di 2o C al di sopra dei livelli preindustriali. Il report conferma che il 2019 è stato il secondo anno più caldo mai registrato e il 2010-2019 è stato il decennio più caldo mai registrato.
Dagli anni ’80, ogni decennio successivo è stato più caldo di qualsiasi decennio precedente. Il riscaldamento continuo in Antartide ha visto lo scioglimento del ghiaccio su larga scala e la frattura di un ghiacciaio, con ripercussioni sull’innalzamento del livello del mare e le emissioni di anidride carbonica sono aumentate a seguito dei devastanti incendi boschivi australiani, che hanno diffuso fumo e sostanza inquinanti in tutto il mondo. L’oceano ha visto un aumento dell’acidificazione e della deossigenazione, con impatti negativi sulla vita marina e sul benessere delle persone che dipendono dagli ecosistemi oceanici. Il cambiamento climatico sta esercitando un tributo sulla salute della popolazione globale: i rapporti mostrano che nel 2019, le alte temperature record hanno portato a oltre 100 morti in Giappone e 1,462 morti in Francia. Dopo anni di costante declino, la fame è di nuovo in aumento, trainata da un clima che cambia e da eventi meteorologici estremi: oltre 820 milioni di persone sono state colpite dalla fame nel 2018.
I paesi del Corno d’Africa sono stati particolarmente colpiti nel 2019, dove la popolazione ha sofferto di estremi climatici, sfollamenti, conflitti e violenze. La regione ha sofferto di siccità, e di piogge insolitamente intense verso la fine dell’anno, il che è stato un fattore nel peggior focolaio di locuste degli ultimi 25 anni.
Il professor Taalas ha descritto quattro priorità per la Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (COP26) che potrebbero aiutare la situazione attuale. La prima priorità è un piano climatico nazionale: “i contributi determinati a livello nazionale (NDC) devono mostrare più ambizione. I NDC rivisti devono fissare obiettivi chiari per il 2025 o il 2030 che ci aiuteranno a rispettare il limite di 1,5 gradi”. In secondo luogo, le nazioni sono spinte a adottare strategie per raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050. Finora, 70 paesi hanno annunciato di essere impegnati nella neutralità del carbonio entro il 2050.
Taalas ha spiegato la terza priorità consiste di solidi programmi, progetti ed iniziative che “aiuteranno le comunità e le nazioni a adattarsi alle perturbazioni climatiche e a costruire la resilienza. Sostenere gli investimenti nell’adattamento nei paesi in via di sviluppo è un imperativo politico e morale”. L’ultimo punto di priorità per il WMO sono gli aumenti di investimenti, sviluppi per le energie rinnovabili, e tecnologie verdi. Taalas chiede di stabilire un prezzo per il carbonio e vedere l’impegno a porre fine alla costruzione di nuove centrali a carbone. “E’ tempo di porre fine alla nostra dipendenza dal carbone”.
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