“Questo non è il momento per il panico, è il momento di essere preparati, completamente preparati”: con queste parole il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres ha commentato alla stampa l’annuncio dell’WHO (OMS), che venerdì mattina ha alzato a “molto alto” il rischio globale di infezione del Coronavirus COVID-19.
Nonostante nelle ultime 24 ore in Cina si sia registrato il numero più basso di casi in oltre un mese (329), nel resto del mondo i contagi sono in aumento, con 4,351 casi confermati in 49 Paesi e 67 morti. Per questo motivo la decisione di innalzare il livello di allerta, come ha motivato il direttore dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus oggi a Ginevra.
Il direttore dell’agenzia delle Nazioni Unite ha inoltre spiegato che 24 casi di infezione sarebbero arrivati dall’Italia a 14 Paesi. Tanti sono i governi che hanno introdotto divieti o restrizioni ai viaggi in partenza e in scalo in territorio italiano, tra i quali Israele, Territori Palestinesi, Capo Verde, Giamaica, Giordania, Arabia Saudita, Bahrein, El Salvador, Figi, Iraq, Kuwait, Libano, Madagascar, Mauritius, Seychelles e Turkmenistan. In India, Cina, Taiwan, Eritrea, Grenada, Tagikistan, Kazakhistan, Kirghizistan, Vietnam e Santa Lucia si è disposto invece l’obbligo di quarantena precauzionale di 14 giorni.
E mentre il primo caso di contagio è stato individuato e isolato in Nigeria, Guterres ha chiamato alla calma ribadendo la forte presa di posizione di Tedros: “Il peggior nemico adesso non è il virus. È la paura, le dicerie e le stigmatizzazioni”.
“È il momento che tutti i governi si facciano avanti e facciano il possibile per contenere l’epidemia – senza stigmatizzazioni e rispettando i diritti umani”.
“Sappiamo che il contenimento è possibile, ma la finestra di opportunità si sta stringendo”.
“Rivolgo un appello alla solidarietà e al pieno sostegno globale, ma [chiedo] che tutti i Paesi assumano le proprie responsabilità”.
A margine del Consiglio di Sicurezza sulla drammatica situazione in Siria e sull’escalation tra Russia e Turchia, difficile capire se l’epidemia sia l’unica causa di nervosismo per il segretario ONU all’incontro con i cronisti.