Nel mio ultimo articolo, parlando della nomina di Banfi, avevo promesso che avrei proposto persone che potrebbero degnamente rappresentare le varie anime della cultura italiana nella commissione Italiana UNESCO. Potrebbe sembrare presunzione visto che non sono ministro di niente e non tocca a me fare queste nomine, ma avendo più di vent’anni di esperienza nella promozione della cultura italiana in una città come New York, credo di poter dire senza falsa modestia di essermi fatto un’idea piuttosto precisa di chi potrebbe dare il contributo più utile e autorevole.
Dalla mia lista escludo in partenza “plurilaureati” e “professoroni”, per usare i termini di Banfi. Sia chiaro che l’Italia, tra gli ultimi paesi in Europa per percentuale di laureati, dovrebbe attuare politiche per incentivare gli studi universitari e per rilanciare l’occupazione intellettuale, visto che siamo invece tra i primi posti nelle classifiche dell’emigrazione giovanile. Ma mentre credo che un titolo accademico dovrebbe essere uno dei traguardi raggiungibili dalla quasi totalità dei ragazzi italiani, non credo che per occuparsi di cultura in maniera seria sia necessario avere pergamene di laurea o cattedre universitarie. La cultura non è solo quella che viene insegnata dall’accademia e che viene tramandata dai libri. La cultura ha, da sempre, confini ben più vasti di quelli delle biblioteche, degli archivi e degli atenei.
Le prime nomine vanno a Gianfranco (Micio) Azzali e a Giuseppe Morandi della “Lega di Cultura di Piadena” che da più di cinquant’anni svolgono un lavoro prezioso, non solo di documentazione sociale ed antropologica sulla storia della civiltà contadina e, in particolare, delle classi subalterne su cui si fondava, ma anche di coscienza critica del nostro mondo post-moderno e delle sue aberrazioni. La casa degli Azzali a Drizzona, prima con l’Eugenia e poi con suo figlio Micio è il cuore pulsante della Lega e ha prodotto, soprattutto grazie al genius loci Giuseppe Morandi, dozzine di mostre fotografiche, libri, film e conferenze. Per non parlare delle migliaia di volantini che spaziano da questioni locali ai grandi temi della politica internazionale, fornendo una sorta di controstoria della contemporaneità. Il Micio e Morandi portano in giro per il mondo le storie della nostra pianura e le raccontano con le immagini e con le parole del dialetto cremonese. La loro non è propaganda politica, è un progetto culturale rivoluzionario.
Non lontano da Piadena, trovo il mio prossimo candidato: Daniele Cortesi, burattinaio bergamasco che da decenni porta avanti questa forma di teatro popolare che con le “teste di legno” continua idealmente la tradizione della Commedia dell’Arte. Cortesi crea personalmente i suoi burattini scolpendo e dipingendo il legno, confeziona gli elaborati costumi, scrive i canovacci delle storie, sceglie le musiche, monta e smonta la “baracca”, calibra le luci, presta la sua voce (in italiano e in dialetto) a più personaggi e, ovviamente, fa vivere sulla scena Gioppino e i suoi colleghi. E se i personaggi rimangono più o meno invariati, Cortesi continua a sperimentare nuove forme di spettacolo che mettono insieme i suoi burattini con cantanti d’opera o famosi attori teatrali.
E per finire col botto, candido Mauro Durante del Canzoniere Grecanico Salentino, gruppo musicale fondato nel 1975 che ha fatto conoscere nel mondo la pizzica tarantata, una forma di musica popolare tipica del Salento (Puglia) che col suo ritmo frenetico, secondo la tradizione, curava il morso della tarantola. CGS è stato determinante per il successo planetario della “Notte della Taranta”, un festival musicale che ogni anno porta in Puglia più di 100.000 persone. Sotto la guida di Durante, il gruppo ha continuato la sua ricerca musicale contaminando i ritmi e le melodie tradizionali con sonorità contemporanee e internazionali.
Forse Azzali, Morandi, Cortesi e Durante non arriveranno mai alla Commissione Italia dell’UNESCO, e si dovranno accontentare della mia nomination e della stima di tante persone che seguono il loro lavoro, ma è grazie a persone come loro che la cultura italiana è viva e forte.