Il weekend che viene, sebbene per molti sarà sinonimo di svago e relax, vedrà i leader mondiali partecipare al G20 di Buenos Aires. All’occasione saranno presenti tutti i membri del G20 (Italia, ovviamente inclusa), con l’inclusione di alcuni stati ospiti, come Cile, Jamaica, Paesi Bassi, Papua Nuova Guinea, Rwanda, Singapore e Spagna. Alle Nazioni Unite, dunque, ci si prepara al massiccio summit Argentino, cercando di stabilire con relativa precisione quali siano le questioni globali più centrali, da risolvere con l’azione coordinata dei membri del G20. Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, ha annunciato oggi alla stampa i suoi timori e le sue speranze alla vigilia della partenza per Buenos Aires.
“Questi meeting”, dice, “arrivano in un momento cruciale, dove il mondo si trova di fronte ad una crisi di fiducia. Coloro lasciati indietro dalla globalizzazione si sentono traditi dai propri governi e dalle proprie istituzioni”. È questo, dunque, il momento per riunirsi, per approcciare gli obbiettivi di sviluppo sostenibile imposti dalla 2030 Agenda for Sustainable Development Goals, che gettano le basi concettuali per una globalizzazione, sì mirata all’innovazione, ma che sia tutta via “fair to all”, giusta per tutti.
Guterres spera, dunque, che i leader presenti al G20 possano incorporare questi valori, e spingere per il loro sostenimento, adesso e nel futuro. Tra tutti, il segretario generale si sofferma, come ci si poteva aspettare, per la maggior parte sul riscaldamento globale, e la poca azione intrapresa fino ad ora dai membri stessi. Nonostante i terrificanti rapporti e le tante relazione che la scienza ci continua a fornire, siamo ancora lontanissimi dall’attuare le politiche corrette per il giusto risanamento. “Siamo in una corsa per il nostro stesso futuro, ed è una corsa che possiamo, e semplicemente dobbiamo, vincere”, dice appunto Guterres.
Con questi stessi spiriti, Guterres si rivolge anche più direttamente ai tanti capi di stato presenti al meeting di Buenos Aires, componendo una lettera indirizzata ad ognuno dei rappresentanti. Lodando l’abilità del mondo nel risanarsi dopo la crisi del 2008, definendola un “testamento al successo della vostra cooperazione e della coordinazione delle vostre azioni”. Allacciandosi alla positività di quest’azione di cooperazione internazionale, Guterres chiede di ritrovarla in un momento storico nel quale siamo capaci di balzi tecnologici incredibili, ma nel quale troviamo troppo facile emarginare certi gruppi, o addirittura certi stati.
Economic growth is entirely compatible with limiting carbon emissions. But we need greater ambition. We are in a race for our future. It’s a race we can and simply must win. #ClimateAction #G20 #COP24 pic.twitter.com/xRkMv283Yd
— António Guterres (@antonioguterres) November 28, 2018
“Dieci anni dopo (la crisi del 2008), nonostante il lodabile progresso, l’obiettivo di approcciare uno sviluppo sostenibile ed inclusivo con la nostra azione coordinata è ancora lontano”, si legge nella lettera al G20, “le minacce alla prosperità umana si fanno sempre più acute. Disastri ambientali legati al clima stanno rigirando decenni di sviluppo. Un numero in aumento di persone – 821 milioni nel mondo – soffrono la fame. La disuguaglianza del reddito o cresce o rimane alta abbastanza da limitare le scelte dell’individuo, e mentre l’innovazione e la tecnologia trasformano le economie e le società, lascia spesso alle spalle gruppi e nazioni intere.” Dobbiamo dunque salvaguardare coloro che non possono, in maniera unita e non disconnessa. “Più che mai,” scrive, “serve la cooperazione. Dobbiamo preservare e rinnovare il multilateralismo e ridirigere la globalizzazione verso uno sviluppo che sia sostenibile per tutti.”
All’antivigilia di questo prossimo G20, dunque, dobbiamo anche noi, come individui, cercare di capire ed interpretare gli obbiettivi posti dall’ONU in quanto allo sviluppo sostenibile. Dall’azione contro il riscaldamento globale, a quella intenta nel scovare un metodo sostenibile per la produzione e il consumo del cibo, a quella posta per rafforzare l’eguaglianza dei sessi, a quella per preservare i diritti dei migranti, non possiamo, come umani e come nazioni, rimanere a guardarne gli sviluppi da fuori. Per il Segretario Generale dell’ONU non c’è più tempo, bisogna sporcarsi le mani, dunque, e farlo insieme.