A un mese preciso dalla morte di Jamal Khashoggi, opinionista del Washington Post, entrato e ucciso nell’ambasciata dell’Arabia Saudita di Istanbul lo scorso 2 Ottobre, le Nazioni Unite si riuniscono nell’International Day to End Impunity for Crimes Against Journalists. La giornata internazionale per terminare l’impunità dei crimini contro i giornalisti, nel mezzo di un 2018 tempestato da polarizzazioni politiche e campagne contro la stampa, trova spiccata rilevanza socio-politica, chiamando i leader mondiali all’azione.
L’UNESCO, che organizza la giornata l’International Day to End Impunity for Crimes Against Journalists dell’odierno 2 Novembre, comunica che, in poco più di un decennio, più di 1,010 giornalisti sono stati uccisi solamente per aver riportato le proprie notizie. Ciò che allarma ancora di più, secondo l’ONU, sarebbe il fatto che, in nove casi su dieci, i colpevoli rimangono lontani dagli occhi della giustizia. Solo nel 2018, dice il comunicato odierno delle Nazioni Unite, sono stati uccisi più di 88 giornalisti.
Nella giornata dell’anno che esiste per propagare la libertà di stampa nel mondo, l’UNESCO lancia la campagna Truth Never Dies, non solo per ricordare le vittime, ma per rappresentare i diritti di tutti coloro che sono statti attaccati, assaliti o addirittura imprigionati senza giusta causa. Il segretario generale dell’ONU Antonio Guterres, ha dunque aperto la giornata di oggi con un messaggio diretto proprio a “coloro che, tutti i giorni, fanno il lavoro nonostante varie politiche intimidatorie e minacciose”, chiedendo inoltre agli stati membri di “proteggere i propri giornalisti, creando le giuste condizione per svolgere il loro lavoro di stampa”.
“La verità non muore mai, come non dovrebbe fare il nostro impegno nel mantenere il diritto di libera espressione”, avverte ancora Guterres. “Quando si assalgono i giornalisti, ed i messaggi veritieri che propongono, non sono solo loro a pagarne il prezzo, bensì tutta la società”, conclude il segretario generale.
Senz’ombra di dubbio, però, queste parole dovranno essere accompagnate da azioni concrete, sia da parte dell’ONU stesso, che da parte degli stati membri in maniera più individuale. Il consiglio sui diritti umani, ha adottato, a Settembre, una risoluzione, mirata a promuovere strategie socio-politiche che proteggono i giornalisti e portano i colpevoli di violenze contro la stampa verso le giuste conseguenze penali. Nonostante ciò, il cammino davanti è lungo, e difficoltoso, costernato da politiche locali che promuovono la censura ed aiutano a silenziare le voci dei tanti individui che intendono smascherarne i moti interni. La verità non muore mai, è vero, ma dobbiamo fare attenzione, a livello individuale, politico e societario, nell’assicurarci anche che sia promossa in maniera totale, in ogni angolo del pianeta.