L’UNICEF, in collaborazione con il UN Children’s Fund, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Banca Mondiale, ha recentemente pubblicato il “Levels and Trends in Child Mortality: Report 2018”, lo studio sul tasso di mortalità infantile nei ragazzi al di sotto dei 15 anni di età.
Solo nel 2017, sono circa 6.3 milioni gli adolescenti e i preadolescenti morti, tra i quali 2.5 milioni solo nel primo mese di vita. Circa l’85% di queste morti avviene comunque entro il compimento del quinto anno di età.
A livello geografico, i bambini più a rischio provengono dall’Africa subsahariana dove, nel corso dello scorso anno, si è registrato il 76% delle morti ogni 1000 nascite, dunque 1 bambino morto ogni 13 nati. Tutto questo mentre al Palazzo di Vetro sono appena stati approvati gli SDGs 2030 che, al loro terzo punto, prevedono il calo del tasso di mortalità infantile al 12% ogni 1000 nascite. Una stima più che ottimistica considerando i dati appena pubblicati dallo studio UNICEF.
La maggior parte delle morti al di sotto dei cinque anni di età avviene per cause facilmente prevenibili o curabili, come ad esempio complicazioni durante il parto, diarrea, malaria o sepsi neonatale, sopratutto nelle aree rurali, dove il tasso di morte è del 50% più alto rispetto alle aree urbane.
Spostando l’attenzione sulla fascia 5 -14 anni, le cause di mortalità riguardano principalmente lesioni o traumi, come incidenti stradali o annegamento accidentale. Nell’ultimo anno, secondo il Centro di Controllo e Prevenzione della Malattie, si sono registrati 3’536 casi di annegamento accidentale, 1 ogni 5 riguarda ragazzi o bambini sotto i 14 anni.
Secondo Laurence Chandy, research director all’UNICEF, senza azioni immediate, saranno circa 56 milioni i bambini che moriranno da adesso fino al 2030, metà dei quali neonati: “Possiamo cambiare la realtà di molti bambini, con soluzioni molto semplici come medicine, acqua potabile, elettricità e vaccini”.
Tim Evans, Senior Director of Health Nutrition and Population alla Banca Mondale, commenta così i risultati dello studio: “Trovare il modo di porre fine a morti prevedibili e investire nella salute dei bambini è una necessità fondamentale per il mantenimento del capitale umano, il quale guiderà la futura crescita e prosperità delle nazioni”.