Dopo più di diciotto mesi di negoziazioni, si è chiuso venerdì, 13 luglio, il dibattito intergovernativo sul “Global Compact for Safe, Orderly and Regular Migration”, l’accordo non vincolante sul fenomeno migratorio internazionale, che ha visto la partecipazione di tutti gli stati membri delle Nazioni Unite, e che verrà adottato, ad eccezione degli Stati Uniti, nella conferenza intergovernativa di Marrakesh, in Marocco, che si terrà il 10 e 11 dicembre 2018.
L’accordo rappresenta il punto culminante di un percorso intrapreso dagli stati membri e dagli sforzi da loro intrapresi nel rapportarsi con attori secondari, quali rappresentanti della società civile, forze dell’ordine locali e i migranti stessi; viene enfatizzata ‘’l’importanza storica’’ del processo, che ha guidato i governi e la comunità internazionale verso una maggior comprensione della realtà e della portata del fenomeno in esame e delle problematiche ad esso connesse.
Il presidente della 72esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Miroslav Lajcak, ha ribadito il potenziale smisurato dell’accordo odierno. “Il Global Compact ci trasporta da un atteggiamento reattivo a uno proattivo. Ci può aiutare a sottolineare i benefici del fenomeno migratorio, riducendo le implicazioni negative. Può contribuire alla formazione di una nuova piattaforma per la cooperazione, essendo inoltre una risorsa per trovare il giusto equilibrio tra i diritti delle persone e la sovranità degli stati. In dicembre, diventerà effettivamente il primo documento ufficiale completo sul fenomeno migratorio che il mondo abbia mai visto’’.
Durante l’assemblea è intervenuta inoltre il vice segretario generale, Amina J. Mohammed , che ha aggiunto: “Il fenomeno migratorio solleva problematiche profonde: sulla sovranità degli stati e i diritti umani; su cosa rappresenta il movimento volontario; sulla relazione tra sviluppo e mobilità e su come supportare la coesione sociale”. Inoltre “l’accordo dimostra il potenziale del multilateralismo: la nostra abilità di collaborare su problematiche che richiedono la cooperazione internazionale, per quanto complicate possano rivelarsi”.

L’intervento di Louise Arbour, la rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU sulla migrazione internazionale, ha sottolineato: “La mobilità umana sarà sempre presente, come lo è sempre stata. Non possiamo permettere che le sue caratteristiche di caos e sfruttamento diventino la nuova normalità. L’accordo porterà sicurezza, ordine e progresso economico per tutte le parti coinvolte’’.
Il Rappresentante permanente del Messico alla Nazioni Unite, l’ambasciatore Juan Josè Ignacio Gomez Camacho, ha affermato che “il fenomeno migratorio era l’unico argomento rilevante che rimaneva fuori dall’agenda delle Nazioni Unite. Il Global Compact non solo sancisce una differenza pratica nelle vite di milioni di migranti a livello globale, ma riconosce inoltre l’impossibilità delle nazioni di agire separatamente. La ragione del successo delle negoziazione è da ricercarsi nel nostro tentativo di basarci su prove e fatti, non su percezioni e pregiudizi’’.
L’ambasciatore svizzero Jurg Lauber, ha aggiunto: “L’accordo permette di inserire la questione migranti nell’agenda internazionale. Sarà un punto di riferimento per gli anni che verranno e introduce cambiamenti reali. Vedo questa conclusione come un impegno forte verso il multilateralismo e la cooperazione internazionale’’.
L’accordo segna sicuramente un punto a favore, all’interno del panorama internazionale, per lo sviluppo della cooperazione circa il fenomeno delle ondate migratorie. Ma l’euforia con cui è stato presentato ai giornalista, a noi della Voce è sembrato fuori luogo, soprattutto per il carattere non vincolante dello stesso. Infatti quanto può influenzare effettivamente lo scenario europeo, dove le nazioni non solo faticano a trovare una linea d’azione comune sulla gestione della situazione, ma tendono a muoversi verso direzioni opposte all’accordo?
Il valore di “non-legge” dell’accordo era stato esplicitato anche durante la conferenza stampa del 12 luglio di Antonio Guterres, quando il segretario generale dell’ONU ha dovuto ammettere che “l’accordo rappresenta una sorta di legge soft, una raccolta di principi guida , che gli stati possono seguire senza adottare effettivamente ogni singolo aspetto’’.
“L’accordo non vuole risolvere tutte le questioni relative al fenomeno”. Ha risposto così il presidente dell’Assemblea Generale Miroslav Lajcak, durante la conferenza stampa conclusiva, alla nostra domanda in cui facevamo notare come un accordo del genere – non vincolante per i paese firmatari – non potesse avere effetti immediati sulle sofferenze dei migranti. “Tralasciamo il fatto che questa situazione possa essere risolta comunitariamente. Il documento non afferma che il flusso migratorio sia buono o cattivo, ma sottolinea che è reale. Il nostro scopo è rendere il fenomeno sicuro, ordinato e regolato. Questo aiuterà i governi nazionali. Ci indica inoltre un set di principi su cosa sia e non sia la migrazione. Tre anni fa questa stessa assemblea ha adottatogli obiettivi di sviluppo sostenibile. Concorda sul fatto – rivolgendosi a noi ha continuato – che questo accordo ha cambiato il modo in cui noi stessi abbiamo percepito le politiche di sviluppo? Tre anni fa c’erano persone che affermavano che l’accordo sugli SDGs non potesse effettivamente cambiare la situazione. Invece non è così. Credo fortemente che anche questo documento sul Global Compact sulla Migrazione abbia la stessa portata e lo stesso valore delle dichiarazioni espresse tre anni fa e che saranno altrettanto valide’’.
Anche la speciale inviata del Segretario Generale, Louise Arbour, ha voluto replicare alla nostra domanda: “Concordo sul fatto che tra vent’anni il fenomeno sarà meglio gestito. Ora lei sottolinea il fatto che l’accordo potrebbe essere più giusto o più fondato, ma lo sforzo compiuto servirà a superare l’aspetto negativo che solitamente viene associato al fenomeno migratorio, quando si nota soltanto la posizione irregolare delle persone coinvolte. L’accordo non poteva essere più specifico di quanto già fatto, considerando il numero degli stati coinvolti. L’importante è che l’opinione pubblica comprenda i vari aspetti del fenomeno, molti dei quali possono essere collegati a un ambiente sicuro e regolamentato. Salvare vite è il nostro scopo”.
Non si poteva ottenere di più. Per rispetto delle sofferenze patite dai migranti nel Mediterraneo e non solo, forse sarebbe stato più opportuno annunciare l’accordo al Palazzo di Vetro dell’ONU con toni meno trionfanti.